Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy: su Netflix tre generazioni di donne a confronto
Disponibile su Netflix dal 15 gennaio, Tribhanga - Tedhi Medhi Crazy è un'opera generazionale in lingua Hindi, che affronta temi complessi quali il rimorso, il senso di colpa, l'eredità lasciata ai figli.
Disponibile su Netflix dal 15 gennaio, Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy di Renuka Shahane è la storia di tre donne messe a confronto. Nayan (Tanvi Azmi), Anu (Kajol) e Masha (Mithila Palkar) hanno un legame di sangue. La prima è la madre della seconda, che a sua volta ha dato alla luce la terza. Il giorno in cui Nayan finisce in compa a causa di un ictus, Anu e Masha dovranno fare i conti con cose che riguardano il loro passato, presente e futuro.
Vari flashback mostrano l’infanzia di Anu e del fratello Robindro (Vaibhav Tatwawaadi). Dopo un matrimonio all’apparenza felice, la giovane Nayan scopre che la sua passione, la scrittura, non si concilia con l’idea che del matrimonio hanno il marito e la sua famiglia.
Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy | La ciclicità è piena di recriminazioni
La necessità di fuggire, portando con se’ i propri figli, si fa sempre più urgente e inevitabile. Da questa decisione dipendono molte delle recriminazioni che Anu farà alla genitrice da adulta. Presa di mira a scuola, umiliata e derisa, la donna è cresciuta bramando l’amore di Nayan.
Lontana dalla figura paterna e senza un reale punto di riferimento materno, il percorso l’ha condotta a sviluppare un atteggiamento per così dire libertino. Per cui allontana il padre di Masha, frequenta uomini diversi, mantiene a lungo la sua indipendenza dal punto di vista sentimentale. Esattamente come accaduto a lei da piccola, Masha soffrirà di simili scelte. Il momento del confronto tra le due avviene dinanzi al letto d’ospedale di Nayan, a chiudere un ideale cerchio.
La storia e le vicende delle tre protagoniste appaiono infatti indissolubilmente intrecciate. Non solo per il legame di sangue che le unisce, ma perchè nelle loro rispettive esistenze si ripetono situazioni e conseguenze molto simili. E proprio qui sta la chiave di Tribhanga – Tedhi Medhi Crazy. La ciclicità è cruciale, e il concetto viene enfatizzato sui titoli di coda, quasi pischedelici.
La scelta presume una possibilità di redenzione
Altro tema imprescindibile è quello della scelta. Dalle intenzioni e dai gesti delle donne dipende ogni cosa, bella o brutta che sia. Sebbene non sia in alcun modo possibile tornare indietro, che lo si desideri ardentemente oppure no, l’unica opzione per poter rimediare è chiedere scusa. Magari addossandosi la colpa di tutto. Il perdono è la strada per ritrovare una sorta di equilibrio e serenità, con se stesse in primis, quindi con chi le circonda.
Lo sguardo esterno incarnato da Milan (Kunaal Roy Kapur), biografo di Nayan, si rivela necessario ai fini narrativi, poiché fornisce alle protagoniste uno spazio per raccontarsi, schiettamente e intimamente, davanti alla cinepresa. Il film alterna così momenti vicini allo stile documentaristico ad altri propri della finzione.
Inoltre, il fatto che Milan abbia sviluppato negli anni un rapporto di venerazione e confidenza con l’anziana donna, dà modo alle altre due di tirar fuori qualcosa che è rimasto celato troppo a lungo. Il risentimento, il dolore, il bisogno fisiologico di un confronto. La verità richiede un punto di vista altro perché sia completa.
Fondamentale all’interno dell’opera la cultura nella quale essa nasce. Molto indicativo, a tal proposito, anche il titolo: il Tribhanga fa parte della danza Odissi, riconoscibile per i suoi movimenti disarmonici ma ammalianti.
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