The Meyerowitz storiesdi Noah Baumbach è un film del 2017 ditribuito da Netflix e prodotto dalla Gilded Halfwing . Fu uno dei due film del Concorso di Cannes 2017 ad essere distribuito da Netflix (l’altro è Okjadi Bong Joon-ho). Nel cast principale Adam Sandler, Ben Stiller, Emma Thompson , Dustin Hoffman e Elisabeth Marvel.
Noah Baumback ( Storia di un matrimonio 2019), racconta in un comedy-drama le vicende di una famiglia ebrea in una New York “alleniana”, artistica e intellettuale.
The Meyerowitz storiesTrama
Harold Meyerowitz ( Dustin Hoffman) è uno scultore non completamente affermato, che si divide tra i suoi tre figli avuti da matrimoni diversi. C’è David ( Adam Sandler), di fallita indole musicista, separato dalla moglie, profondamente insicuro e professionalmente non affermato. Jean, ( Elisabeth Marvel), la sorella, single e frustrata nonchè psicologicamente traumatizzata da un’infanzia difficile, ombra silente dei due fratelli. Infine c’è Matt ( Ben Stiller), “Cocco di papà”, finanziaramente agiato e apparentemente più forte degli altri fratelli. Altri due elementi del nucleo Meyerewitz sono Maureen, l’ultima moglie di Harold ( interpretata da una surreale Emma Thompson) e Eliza, la figlia di David, aspirante regista sperimentale, dallo spirito libero da questo Caos di ambizioni mancanti e svincolata dagli stereotipati e pretestuosi canoni “artistici” della famiglia.
L’improvvisa malattia del padre giunge a riaprire una porta lasciata socchiusa cambiando gli equilibri precari stabiliti da anni.
The Meyerowitz stories Confronto e scontro
I dialoghi intelligenti e brillanti sono sicuramente il punto forte della pellicola di Baumback, un film che trova la sua anima proprio nella sceneggiatura.
Il regista riesce ad ottenere un forte effetto empatico di confronto e scontro continuo in intensi scambi dialogici tra i membri del nucleo familiare. Harold e le sue mancanze come padre sono sicuramente la miccia che accende le maggiori discussioni che ruotano in seno alla sua maniera superficiale di vivere e trattare i legami familiari. Sporadicità, approssimazione e apparente noncuranza caratterizzano questo personaggio straordinariamente interpretato da un grande Dustin Hoffman.
Le situazioni sono “analizzate” spesso nelle parole stesse utilizzate dai personaggi che rappresentano ognuno comunque un mondo a sè, distante dagli altri anni luce. C’è Harold e il suo mondo, in attesa di un grande eterno debutto, c’è David e poi Jean e Matthew, ma mai (almeno fino ad un certo punto ) si ha l’idea che rappresentino un Insieme.
Ognuno di loro ha una sua profonda lacerazione interna da sanare, lacerazione creata da un membro della famiglia e che solo un altro membro può sanare.
THE MEYEROWITZ STORIES (NEW AND SELECTED)
Sono le minuscole cose di ogni giorno
Lo dice uno dei protagonisti pensando al rapporto col padre.
E il film è un pò racchiuso tutto in questa frase che è poi simbolo dell’intera poetica di Noah Baumbach. I rapporti familiari, le piccole cose quotidiane della vita, le difficoltà nelle relazioni affettive. La filmografia di Baumbach è specchio di tutto questo.
Ispirandosi molto ai film di Woody Allen (nella predilezione dell’ambiente borghese intellettuale) e legato al Cinema della Nouvelle Vague di Rhomer, Baumbach si caratterizza però anche per un altro lato di sè più legato al mondo di Spielberg e che lo allontana dal rigido schema indie colto e puramente citazionista.
Il calamaro e la balena del 2005 ( nominato agli Oscar per la sceneggiatura) raccontava in modo autobiografico del divorzio e delle conseguenze prodotte sui figli. Già qui Baumbach aderiva completamente ai suoi personaggi, li inseguiva finanche con la telecamera, ne cercava un contatto diretto, mostrandone pasti e avanzi di vita, pause e riflessioni apparentementi non funzionali alla storia ma parte di un quotidiano di fatto di “normalità”. Una tecnica di regia e di Montaggio che userà poi anche in The Meyerowitz o Storia di un matrimonio.
Le storie raccontate sono minime in realtà, non accadono cose straordinarie, ne ci sono grandi eventi . Nei Meyerowitz non ci si scontra quasi mai su gravi questioni con litigi frequenti e quasi mai esplicativi, zuffe temporanee ed infantili in cui le questioni davvero importanti vengono sempre volutamente ignorate. I racconti drammatici ( si pensi alla confessione di Jean) vengono trattati come intermezzi che hanno un seguito plateale, ma in fondo non risolutivo. Le frasi si accavallano tra individui che in realtà non comunicano tra loro.
MANCANZA DI COMUNICAZIONE
Harold è costante in una sua autocelebrazione che parte sempre dal suo punto di vista e non ascolta mai quello che dicono gli altri. Nel film le parole non sembrano avere peso o importanza tranne in rare occasioni che sono poi i momenti topici del film.
La “ribellione” allo schema Meyerowitz giunge poi improvvisa nel No finale di David al padre, un no che apre a nuove possibilità. Nonostante l’impietosità dello sguardo sui rapporti umani, il film lascia infatti intravedere infine un filo sottile di speranza su questo Universo di identità umane irrisolte e annegate in una mediocrità di fondo e Baumbach è bravo a rappresentare queste anime che “osservano” la vita più che parteciparvi.
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