Ananda, di Stefano Deffenu: viaggio spirituale nelle profondità dell’India
Ananda è un documentario di Stefano Deffenu, un viaggio fisico e spirituale nelle profondità dell'India alla ricerca di una tribù di bambini sospesa tra leggenda e realtà
Ananda è un documentario di Stefano Deffenu, attore legato professionalmente a Bonifacio Angius, qui al suo esordio come regista. Prodotto dalla Il Monello Film – dello stesso Angius -, è stato presentato a IsReal, il festival del cinema del reale di Nuoro, ed è un resoconto del viaggio che nel 2011 lo portò nel cuore dell’India.
Nelle profondità dell’India
Terra ammaliante e dalla prospettiva ancestrale e spirituale, l’India in particolare dal Novecento ha rappresentato e rappresenta un luogo di forte attrazione agli occhi degli occidentali. Sono molti i registi e i letterati che l’hanno visitata e che non hanno saputo trattenersi dal raccontarla e dal mostrarla, irretiti dai loro viaggi. Louis Malle con Calcutta e India fantasma, Roberto Rossellini con India: Matri Bhumi, in modo diverso anche Renoir e Lang. Pier Paolo Pasolini, in viaggio nel subcontinente indiano con Alberto Moravia ed Elsa Morante, pubblicò L’odore dell’India, racconto della loro permanenza. Pochi luoghi riescono a stimolare sensorialmente e spiritualmente come l’India, in modo quasi inspiegabile e misterioso. Laddove una profonda umanità si lega trascendentalmente alla natura.
L’India è proprio il luogo in cui ci conduce Ananda, video-diario composto dai filmati girati da Deffenu nel corso del viaggio. Nel 2011 lui e il suo amico Pierre andarono alla ricerca degli Ananda, una tribù di bambini nascosta nelle profondità del paese e legata alla leggenda, ai confini della realtà. Il documentario ripercorre il loro cammino che ha inizio a Bangalore e che si snoda verso l’India più profonda, passando per Gokarna e giungendo fino al remoto villaggio di Manala. Un movimento circolare che alterna la città e la natura più intima e celata. O meglio, una spirale, come è intitolato uno dei capitoli, che conduce sempre più in una profondità fisica, sociale ma anche spirituale.
L’occhio sui volti
Le immagini appaiono come frammenti del quotidiano. Gli interni degli ostelli in cui hanno dormito, il caos della metropoli, elefanti sulla spiaggia al tramonto, aquile volteggianti, alberi, muri dipinti, sentieri. Ma soprattutto sono i volti delle molte persone che incontrano a comporre il mosaico, una pluralità di mondi nel paesaggio umano che viene rappresentato. Nella ricerca di quegli sguardi e di quei volti c’è la connessione con il volto che invece è assente, quello di Stefano Deffenu. Lui è l’operatore, le immagini sono girate direttamente da lui e prendono dunque la forma del suo sguardo. Un’opera in totale soggettiva con l’occhio come filtro e riflesso, che produce immagini che sembrano tanto esteriori quanto interiori.
Ben presto ci accorgiamo infatti che non è un semplice viaggio turistico e che c’è un elemento trainante che da una prima forma dissimulata prende sempre più consistenza, ammantando il film e l’intero viaggio sino a divenirne l’origine. È la forza del ricordo del fratello gemello di Stefano, che viene introdotto dalla sua voce fuori campo dapprima quasi timidamente, come delle piccole e isolate deviazioni dal racconto. Ma, di nuovo con un moto circolare, il contesto mano a mano si capovolge e si rivela la sua anima più profonda. Deffenu ha intrapreso quel viaggio in India anche per fuggire dal dolore, dal senso di colpa e soprattutto per ritrovare sè stesso tramite il ricordo e l’amore per suo fratello. È in questo modo che tenta di colmare il vuoto che dice di sentire e di restituire un ordine al proprio cammino.
Gli Ananda
Gli Ananda diventano così simbolo di una serenità e di una compiutezza da raggiungere ma anche una raffigurazione del fratello. Simili ai bambini guerrieri le cui storie amava sentire da piccolo e dal medesimo spirito libertario, ribelle, gioioso. Sono la meta forse irraggiungibile, forse irreale, forse parte dell’itinerario interiore di Deffenu come la ricerca del colonnello Kurtz lo è per Benjamin Willard in Apocalypse Now. Una Odissea ossimoricamente sovvertita con un ritorno/allontanamento verso una casa figurata e lontana. In questo modo il viaggio fisico e spirituale si fondono, ricordando i recenti documentari di Werner Herzog e il concetto di cammino salvifico e vitale. Proprio quelle immagini-frammento, come le aquile in volo e i volti, si caricano di doppia valenza, viste tramite l’occhio di Stefano che diventa sia finestra che specchio.
La voce fuori campo di Deffenu accompagna l’intero documentario conducendolo nella sfera intima e coniugando perfettamente questo aspetto con l’esplorazione e osservazione dei luoghi. Ananda si rivela riverberante di emozioni e si espande sino a toccare il cinema stesso, dal senso della messa in scena ai primi piani come catalizzatori narrativi e riflessivi. Fa trasparire, inoltre, un’intensa anima politica, nella pura accezione, con un vivido sguardo sulla vita mediante il racconto di quella tribù tra leggenda e realtà.
Ananda
Durata: 60'
Genere: Documentario
Nazionalita: Italia
Regia: Stefano Deffenu
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