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Frozen

“Onesto prodotto per fan di genere, tendenzialmente under 30”.

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Adam Green gira con Frozen la sua opera terza, un thriller/horror su due ragazzi (Kevin Zegers e Shawn Ashmore) ed una ragazza (Emma Bell) che rimangono bloccati su  una seggiovia di un piccolo impianto da sci. Nulla di grave, non fosse che è domenica notte e l’attività non riapre prima di cinque giorni. Non riveliamo di più sulla trama, ma andranno incontro a più di una catastrofica disavventura.

Qualche merito Green ce l’ha, primo fra tutti non la tira per le lunghe e racchiude la storia in appena un’ora e mezza girata con buon ritmo. Abile soprattutto nel costruire gli intrecci fra i protagonisti, forse migliori delle scene d’azione: scegliendo il classico triangolo da teen-movie dei due amiconi con neo-fidanzata di mezzo, punta l’obiettivo su un’età matura (e quindi consapevole) ma allo stesso tempo ancora ingenua (e quindi fragile). Non che gli sviluppi psicologici dei personaggi stupiscano per introspezione, anche perché abbiamo un eroe fedele al suo ruolo, nonostante la paura, un pavido che scoprirà il coraggio strada facendo, e una ragazza da proteggere; nonostante ciò, però, questi mutamenti interiori sono restituiti con sufficiente perizia, tale da farci tifare per i protagonisti.

I limiti dell’opera sono fin troppo evidenti, non tanto nella prevedibilità dell’esibizione dell’orrore, quanto nella scarsa aderenza alla realtà delle dinamiche uomo-natura: passi anche il fatto che la veridicità non è una caratteristica necessaria all’arte, e di questo abbiamo già detto, ma in questo caso l’eccesso degenera nello humor involontario. Onesto prodotto per fan di genere, tendenzialmente under 30.

Angelo Mozzetta

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