Mental è una produzione Rai Fiction e Stand by me, prodotta da Simona Ercolani, e diretta da Michele Vannucci. La serie, la prima in Italia sul disturbo mentale tra adolescenti, è integralmente visibile su Rai Play.
Il progetto nasce con una finalità sociale, che ha l’obiettivo di sensibilizzare al tema del disturbo mentale tra gli adolescenti. È sempre arduo realizzare un prodotto artisticamente valido con un chiaro messaggio di utilità per la comunità. Si rischia di essere retorici. Non è il caso di Mental. Davvero difficile trovare un solo difetto a questa serie. La regia, il montaggio, la sceneggiatura e soprattutto la recitazione dei giovani protagonisti sono perfette. Ogni elemento s’incastra senza sbavature. Mental è stata realizzata per coinvolgere, maggiormente, il pubblico dei giovani, ma ha il merito di raccontare anche il mondo degli adulti con le loro debolezze.
La trama
Nico (Greta Esposito) è una ragazza che non riesce ad integrarsi. Ha di continuo attacchi d’ansia e il suo unico pensiero è la partenza per Londra per frequentare una scuola di musica. Durante lo spettacolo di classe ha un’allucinazione e viene portata in una clinica psichiatria. Qui conosce Michele (Romano Reggiani), ragazzo insopportabile, ma che la aiuta quasi sempre. Poi c’è Daniel (Cosimo Longo), bipolare che dice sempre quello che pensa; ed Emma (Federica Pagliaroli) anoressica e autolesionista. Tra i quattro giovani ragazzi nasce una forte amicizia e iniziano a vivere una vera avventura tra allucinazione e realtà.
I giovani italiani tra depressione e anoressia
Mental, scritta da Pietro Seghetti e Laura Grimaldi con la consulenza scientifica della Dott.ssa Paola De Rose, è basata sul format finlandese Sekasin (2016), che racconta storie vere di pazienti con problemi mentali.
La serie Tv nasce con lo scopo di normalizzare i problemi mentali e spronare i giovani a non vergognarsi e chiedere aiuto agli esperti. Queste patologie tra gli adolescenti sono, erroneamente, spesso considerati marginali.
Ma purtroppo non è così. Secondo i dati della società italiana di pediatri, otto ragazzi su 10 hanno sperimentato forme più o meno gravi di disagio emotivo. E Il 15% dei casi è sfociato in gesti di autolesionismo.
Inoltre, gli studi del Professor Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria infantile dell’ospedale Bambino Gesù, riferiscono che il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani. I dati continuano a tracciare una situazione davvero drammatica.
La depressione colpisce 1 ragazzo su 10 e l’anoressia, che è la malattia psichiatria con il più alto tasso di mortalità, colpisce 1% delle ragazze.
I giovani raccontanti dal cinema e dalla televisione
Mental ci racconta di questo mondo, che possiamo definire sommerso, dove i protagonisti sono i giovani.
Dal secondo dopoguerra in poi, gli adolescenti sono stati spesso protagonisti nel cinema hollywoodiano, basti pensare a Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray. In Europa i giovani, con i loro problemi mentali, sono raccontati da molte pellicole della Nouvelle Vague.
E in Italia il tema viene affrontato innumerevole volte, basti ricordare I pugni in tasca (1965) di Marco Bellocchio. Dagli anni ‘80 e ‘90, anche la televisione italiana inizia a raccontare il mondo giovanile. È il 1991, quando su Rai 2 viene trasmessa il primo episodio della fortunatissima serie I ragazzi del muretto.
La regia di Michele Vannucci
Ma Mentalva oltre. La serie, diretta magistralmente da Michele Vannucci ( Il più grande sogno, Cenerentola è de Napule); non imbocca nessuna scorciatoia.
Il regista evita ogni luogo comune e i personaggi non sono mai stereotipati. I giovani protagonisti, con i loro problemi mentali, sono raccontati in modo diretto, quasi spudorato. Lo spettatore viene trasportato nel mondo allucinato di Nico, Michele, Daniel ed Emma.
Michele Vannuccisottolinea varie volte l’alterazione mentale vissuta dai suoi personaggi. E lo fa sfruttando al meglio ogni aspetto tecnico. Il montaggio è veloce, incalzante e spesso martellante. Inoltre vengono inserite immagini di repertorio, del tutto in sintonia con il loop raccontato.
Ma non solo. Il regista, come accade sempre più spesso negli ultimi anni, non utilizza solo la convenzionale macchina da presa. Utilizza, infatti, anche le nuove tecnologie, con le videocamere dei smartphone e non solo.
Mentalha una messa in scena, ma anche una sceneggiatura molto più vicina al cinema che alla televisione. Viene utilizzato un lessico di grande imbatto visivo e narrativo. Uno dei suoi maggiori vanti è senza dubbio la sceneggiatura, per l’appunto.
I personaggi sono scritti in modo chiaro e originale. Hanno caratteristiche reali e vivono esperienze simbolo per il mondo giovanile di oggi. Ad emergere, ma senza schiacciare gli altri personaggi è Nico.
Nico
A scuola la chiamano pesce, perché non parla mai, ma sono gli altri ad ignorala. Soffre di crisi di panico e in ogni modo prova a nascondere ai coetanei il suo malessere. E il suo abbigliamento cupo è una difesa per passare inosservata. È convinta di non piacere, ma in realtà nessuno la conosce realmente.
Bravissima è Greta Esposito, che interpreta questo personaggio. Capace di esprimere il malessere, la sofferenza del suo personaggio come un’attrice navigata. La giovane attrice, inoltre, possiede una bellezza misteriosa del tutto in sintonia con il suo personaggio.
La sua mimica facciale, i suoi occhi azzurri, che spalanca quando è in preda all’ansia, catturano lo spettatore, trascinandolo in un mondo allucinatorio, ma puro.
Michele
Michele sembra forte e menefreghista. Ma la sua è solo una difesa che crolla subito. In lui ogni cosa è amplificata, ogni reazione eccessiva. È un bordeline che reagisce d’istinto, anche con la violenza. La sua vita è segnata da dure sofferenze.
La madre e il padre, che lo dovevano accudire e proteggerlo, sono state le fonti del suo malessere. Sebastiano, suo padre, interpretato da Marco Cocci, lo ha fatto entrare nel mondo delle droghe, quando era ancora bambino.
Anche in questo caso il ruolo è interpretato da un bravissimo Romano Reggiani. Capace di esprimere le contraddizione di Michele. Arrogante e violento ma anche dolce e protettivo verso i suo amici.
Emma e Daniel
Poi ci sono Emma e Daniel. La ragazza diventa la migliore amica di Nico, sebbene sia molto diversa. Ossessionata dalla forma fisica si rifiuta di mangiare e non desidera altro che attirare l’attenzione degli altri, come quando manda ad uno sconosciuto un suo video dove si mostra nuda.
Daniel è senza dubbio il più simpatico dei quattro. È sincero, puro, smaliziato, ma paranoico e prolisso. E ancora una volta un plauso ai giovani attori, Federica Pagliaroli e Cosimo Longo.
Gli adulti in Mental
Ma Mental, attraverso il mondo giovanile, racconta anche il mondo degli adulti. Michele Vannucci e gli autori, però, sono molto più crudeli, o forse sinceri?
Molte problematiche dei giovani protagonisti sembrano causate proprio dai genitori.
Non solo per quanto riguarda Michele, che cerca a tutti i costi la presenza del padre, che poi lo rifiuta o meglio lo sostituisce. Ma è anche il caso della bellissima Emma, abbandonata in clinica dalla madre (Milena Mancini).
Poi c’è la Psicologa Giulia (Anna Bellato), che ha perso il marito e il Primario Simonini (Gianluca Gobbi) con una figlia “un po matta” che mette nei guai Daniel.
L’unico adulto sano e soprattutto sincero con i giovani sembra essere l’infermiere Mirko, interpretato con dolcezza da Simone Liberati.
Mental di Michele Vannucci è disponibile su Rai Play
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