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#AsiaticaFilmFestival: Everyday is a lullaby di Putrama Tuta

Presentato alla ventunesima edizione dell'Asiatica Film Festival, Everyday is a lullaby di Putrama Tuta si muove in bilico tra immaginazione e realtà. Un'opera dalla forte identità per un pubblico "preparato".

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Dopo essere passato per il Busan International Film Festival, Everyday is a lullaby di Putrama Tuta alla sua quarta prova dietro la macchina da presa, co-sceneggiata insieme alla moglie Ilya Sigma – sbarca anche alla ventunesima edizione dell’Asiatica Film Festival.

Protagonista della vicenda uno sceneggiatore sulla cresta dell’onda (interpretato dalla star indonesiana Anjasmara Prasetya, a lungo lontano dalle scene), alle prese con il suo prossimo lavoro e con un male incurabile che lo colpisce nel fisico e nella mente. L’incontro con la bella Shakuntala (Raihaanun Soeriaatmadja) gli porterà dei nuovi spunti di riflessione e nuova linfa creativa.

Se pensate che questa sia solo un’altra stupida storia d’amore, andatevene.

Everyday is a lullaby | Dall’Indonesia una ninna nanna particolare

Partiamo subito col dire che un certo tipo di poetica e di estetica, appartenenti all’orizzonte asiatico, devono essere conosciuti, compresi e, in qualche modo, condivisi, affinché riescano a trasmettere qualcosa allo spettatore. Ecco perché la pellicola in questione non può probabilmente essere apprezzata da un pubblico “impreparato”.

Proprio come suggerisce il titolo – tradotto letteralmente in italiano “ogni giorno è una ninna nanna” – Everyday is a lullaby ha un andamento lento, cantilenante, melodioso. La storia del protagonista sembra non carburare mai, ma perché non ne ha bisogno. Il suo è tutto un percorso intimo, personale, in gran parte sviluppato nella sua psicologia. Tant’è che a tratti si potrebbe leggere la stessa Shakuntala quale frutto dell’immaginazione dell’uomo, una semplice ma fondamentale apparizione.

Quando lo stile rispecchia la poetica

Lo sceneggiatore comincia infatti a perdere colpi: le cure che segue indeboliscono il suo corpo, lo fiaccano, e nel frattempo il suo spirito ne risente, così osserva e descrive con un’ottica negativa anche la compagna Marisa (Fahrani Pawaka Empel). Quest’ultima, dal canto suo, gli è rimasta accanto, nelle gioie e nel dolore, diventando il bersaglio della sua frustrazione, della rabbia – espressa soprattutto coi pensieri o col sesso.

Stilisticamente il film di Tuta esibisce una sua identità molto particolare. Alcune sequenze si sviluppano in una sorta di limbo per cui non è mai realmente chiaro se si tratti di un sogno o della realtà. L’architettura su cui è costruita la narrazione è enigmatica, suggestiva, non banale. Grazie anche alla commistione tra i riferimenti pittorici, cinematografici, letterari, che lo portano a colpire determinate sfere della personalità.

La musica e l’amore

La musica ha un ruolo di primo piano, considerando che i dialoghi sono ridotti all’osso. La melodia di apertura e chiusura è affidata alla voce di un piccolo suonatore di ukulele, e rappresenta forse l’unico momento di leggerezza. Il clima di Everyday is a lullaby è infatti opprimente, ineludibile. A renderla in simile modo contribuisce anche l’ambientazione per lo più notturna e ambigua.

Tutti vogliono credere nell’amore.

L’amore appare al centro del racconto, ma alla fin fine è solamente perché in ogni esistenza che si rispetti esso ne rappresenta un tassello importante. Questo vale anche per il nostro protagonista, che ha vissuto per anni a spese del sentimento, godendone i frutti in ogni modo possibile. E sarà forse ancora l’amore a mostrargli la via da percorrere, quando tutto il resto è avvolto dalla nebbia e dal mistero.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.