#AsiaticaFilmFestival Judy Free di Che Tagyamon è il corto sulle conseguenze di un’assenza
In concorso all'Asiatica Film Festival, "Judy Free" è un cortometraggio filippino che, attraverso lo sguardo di una bambina, cerca di raccontare cosa si prova a ritrovare qualcosa dopo tanto tempo.
Tra i vari titoli nella sezione cortometraggi dell’Asiatica Film Festival c’è Judy Free di Che Tagyamon. Il cortometraggio filippino sull’assenza e sul cambiamento è dal punto di vista della piccola Judy, ma ruota intorno ad una figura misteriosa. Il padre di quest’ultima appare, infatti, come un’entità sconosciuta, non solo concettualmente, ma anche visivamente. Molto particolare l’escamotage adottato.
Judy Free. La trama.
Judy è una bambina filippina che vive con la madre, il fratello e la nonna. Da quello che si evince probabilmente non ha mai conosciuto il padre, che ha vissuto fuori casa, per anni, per lavoro. Quando, un giorno, questi torna a casa la piccola non riesce a riconoscerlo in quanto figura paterna. O meglio non riesce a concepire il suo ruolo in quella che è diventata la sua quotidianità dettata proprio dalla sua assenza.
Un’assenza totale.
Quella che Judy vive è una vita priva di qualcosa. Ma non si tratta di un’assenza dettata dalla non esistenza o dalla fuga. Lei sa che il padre esiste e che un giorno sarebbe potuto tornare, ma vive come se lui non esistesse. La cancellazione della figura paterna è probabilmente il modo migliore che la bambina ha per elaborare la sua assenza fisica in casa ogni giorno. Fingendo che lui non esiste non deve preoccuparsi di provare alcun tipo di emozione o sentimento, né in un senso né in un altro. E questa cancellazione viene resa molto bene anche visivamente perché nemmeno il pubblico riesce a vedere e conoscere il padre di Judy. Anche per noi resta un’entità misteriosa ed estranea, rappresentata da una figura quasi informe e monocolore.
Accettare in qualche modo la realtà.
Nonostante i pochi minuti a disposizione, in Judy Free la piccola protagonista è da subito messa di fronte a un cambiamento importante nella propria vita. Rivedere il padre segna per lei un momento fondamentale e, in qualche modo, anche un passaggio. All’inizio, al momento dell’arrivo, la bambina riesce a sentire ciò che gli altri dicono, ma con una sorta di filtro. Anche noi, con lei, comprendiamo le parole, ma come ovattate e attutite dal vetro della finestra o da altri “ostacoli”. Con l’andare avanti della narrazione, invece, e con l’accettazione, almeno in parte, della nuova figura lei è in grado di sentire il tutto più distintamente, tanto da riuscire a filtrare il litigio con la madre.
Chi è davvero lo sconosciuto?
Emblematica, in Judy Free, sia a livello narrativo che tecnico, è ogni scena in cui appare la figura del padre. Mostrandolo, o meglio celandolo, dietro l’escamotage animato, anche per noi, come per la piccola Judy, egli rimane un estraneo. Ma è importante la scena dell’altalena dove si pensa si possa cominciare a delineare la figura misteriosa. In realtà ciò che vediamo è solo una parte, così come nella foto di gruppo e nei momenti di apparente felicità della famiglia riunita. Alla fine, però, estendendo questo mistero a tutti coloro che sono in partenza e che si separano da qualcosa di certo al quale sono stati legati fino a quel momento Che Tagyamon pone un interrogativo allo spettatore. Chi è davvero lo sconosciuto? E forse l’unica risposta plausibile è che ognuno è sconosciuto per qualcun altro.
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