“Glass Boy” di Samuele Rossi ha letteralmente conquistato la giuria della 24° edizione del “Pöff – Tallinn Black Nights Film Festival”. Ogni anno, la più importante kermesse culturale del nord-est Europa presenta oltre 600 titoli e ospita più di 1000 professionisti da tutto il mondo. Il teen movie di Rossi (“La memoria degli ultimi”; “La strada verso casa”; “Biografia di un amore”) si è aggiudicato il premio Ecfa- miglior film per ragazzi. “Di tutti i viaggi meravigliosi che abbiamo intrapreso, uno si è distinto per la sua storia – eccezionalmente interpretata – sul superamento dell’isolamento e la capacità di trasformare il senso di ‘diversità’ di un individuo per diventare parte di un gruppo di amici”. Con queste motivazioni entra di diritto nella short-list in lizza per la categoria alla Berlinale 2021. Nel cast il giovanissimo Andrea Arru nei panni del protagonista, Pino. Un’inedita Loretta Goggi l’apprensiva e dispotica Nonna e poi, Giorgia Wurth, Massimo De Lorenzo, Giorgio Colangeli, David Paryla, Pascal Ulli, Mia Polemari, Rosa Barbolini, Gabriel Mannozzi de Cristofaro e Stefano Trapuzzano. Pino ha undici anni, una fervida immaginazione e tanta voglia di spiccare il volo. Ma la sua salute cagionevole non gli permette di uscire di casa e di stare con i suoi coetanei. Così riempie le pagine del suo diario di fumetti e storie avventurose. Protagonista la banda che scorrazza sotto la sua finestra gli Snerd, il gruppo di 4 stravaganti ragazzini uniti per la pelle che osserva fin da piccolo. Anche Pino si è convinto che vivere sia rischioso, che sia preferibile chiudersi nella sua meravigliosa cameretta che simula la vita senza pericoli imminenti. Ma il colorato luna park della sua camera non basta più e Pino sfida la sua malattia. Affronta i timori dei genitori e la mania di controllo di nonna Helena, per salvare gli Snerd da una pericolosa trappola della gang nemica.
Una coproduzione internazionale tra Solaria Film, Peacock Film e WildArt Film, in collaborazione con Rai Cinema, con il contributo di MiBAC – Direzione Generale Cinema, Eurimages e Creative Europe, sostenuto dal programma Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema, Regione Lazio – Lazio Cinema International, Regione Calabria – Calabria Film Commission, Por/Fesr 2014-2020 Regione Liguria, Dipartimento Federale dell’Interno DFI, RSI – Radiotelevisione Svizzera, Austrian Film Institute, con la partecipazione di Echivisivi, Dnart, Partner Media Investment, Lago Film, Fabio Canepa. Il film di Samuele Rossi sarà presentato il 26 dicembre a #Giffoni50. Unica opera italiana in concorso alla Winter Edition del festival che ha esordito il 12 dicembre scorso.
Per Truffaut esistevano ben pochi film dedicati a un giovane pubblico. Costruiti per lo più commercialmente sulle star, i bambini non potevano che avere una funzione marginale. La sua distinzione tra film “avec” e “sur” les enfants credo sia ancora valida. In Italia è un genere molto raro
La vivo come una vera e propria battaglia personale. È un genere dimenticato e troppo spesso escluso. Sono poche le storie che raccontano l’infanzia o l’adolescenza. Film come il nostro “ad altezza bambino” hanno poco spazio nel mercato italiano. Da regista riesco ad esplorare nuovi linguaggi e stimola la mia ambizione creativa. È importante portare idee nuove in un ambiente asfittico e troppo ripetitivo come quello del cinema italiano degli ultimi anni.
Invece è un filone molto indagato nel nord Europa. Lo sguardo della macchina da presa si identifica con il punto di vista infantile, catturando l’attenzione del piccolo spettatore. Sembra che tu abbia ben presente il cinema a quelle latitudini. In Glass Boy utilizzi il linguaggio cinematografico con intenti dichiaratamente didattici
In questo mi ha aiutato molto il mio background di educatore. Da tempo lavoro con i bambini ed è naturale per me utilizzare questo linguaggio anche nel cinema. Purtroppo, la nostra critica troppo spesso sottovaluta il valore di questi film considerandoli privi di un reale contenuto. C’è tutta una filmografia dalla Disney in poi, che dimostra esattamente il contrario. Si possono trattare temi seri e impegnativi, come la malattia e la solitudine, con un linguaggio semplice e lieve così da connettersi al grande pubblico. Questo, il mio tentativo in Glass Boy.
Il tuo film, dal punto di vista produttivo, è molto complesso perché ha messo insieme numerose risorse nazionali, europee e territori diversi.
Abbiamo girato tra Italia e Austria. Abbiamo deciso di girare la nostra favola coinvolgendo più territori e girando in ogni regione con le maestranze del luogo. Scoprendo, attraverso un lungo periodo di scouting, giovanissimi interpreti alla loro prima esperienza un po’ da tutta Italia. Abbiamo coinvolto Lazio, Liguria, Toscana e Calabria. In particolare, questa terra, ci ha ispirato per il Parco della Sila e i suoi boschi che ricordano anche le grandi foreste americane. Una sorta di “terra di mezzo” perfetta per la nostra storia. Qui, poi abbiamo girato gran parte delle scene con gli effetti speciali. Ho scoperto professionisti del territorio preparati e, grazie alle loro capacità, siamo riusciti a realizzare le scene più “magiche” del film. Un’esperienza che ci ha dato grandi soddisfazioni. Quale migliore occasione, ci siamo detti, per creare sinergie e reti nazionali e internazionali un film per ragazzi?
Le avventure degli Snerd inevitabilmente riportano alla mente il cult anni ‘80 di Steven Spielberg “I Goonies”. Quattro ragazzini che inforcano la bicicletta e attraversano mezza Europa per salvare il loro amico Pino. Alcune scene del tuo film sono veri e propri omaggi a questo cinema. Spielberg ha rivoluzionato il modo di sognare di intere generazioni
Sono cresciuto con la filmografia di Steven Spielberg e Robert Zemeckis. In Glass Boy sono numerosi i riferimenti a titoli che ho tanto amato: da “ET”, a “I Goonies” a “Ritorno al futuro”. Amo il loro modo di unire la realtà con l’immaginazione, di credere fermamente nel potere della fantasia. Il cosiddetto cinema per ragazzi che ha coinvolto invece, il pubblico adulto lanciando messaggi universali. Vorrei riuscire a farlo nei miei film.
Ti sei ispirato a un best seller della letteratura per l’infanzia. Quanto del racconto di Silei ritroviamo in Glass Boy?
Ho ripreso l’essenza, lo spirito della storia de “Il Bambino di vetro”. È stato il punto di partenza per poter riflettere su temi come l’amicizia, i contrasti sociali, la diversità. Pino è animato da uno sfrenato desiderio di libertà e da un coraggio senza limiti, inizia la sua avventura nel mondo, intenzionato a dimostrare a tutti che anche lui è capace di vivere come gli altri ragazzi. Ma nelle pagine di Silei si avvertono dei chiaroscuri che ho preferito non affrontare, il mio è un racconto di formazione che si chiude con un happy end, con uno sguardo gioioso verso il futuro.
La reclusione che vive Pino dovuta alla sua malattia è una condizione che in questo momento vivono tutti i ragazzi a causa della pandemia.
È un film che parla all’oggi che interpreta il disagio che i nostri bambini stanno vivendo, il dramma della separazione e dell’isolamento. Mai avremmo immaginato di vivere questi tempi di costrizione. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i bambini a cui, in questi mesi, è stato negato il gioco, la scuola e la socialità. Credo che Glass Boy ricordi che in fondo tutti i ragazzini si sentono un po’ Pino, cioè fragili, forse non accettati. E lo stesso vale anche per i genitori, obbligati a vivere le stesse ansie, speranze e aspettative della famiglia di Pino.
Film di animazione, fantasy, avventura, racconto di formazione e c’è un’altra contaminazione: il fumetto
É il filtro della fiaba. L’escamotage che permette allo spettatore di entrare in un mondo di finzione. Da quel momento il pubblico vedrà la realtà con gli occhi di Pino. Attraverso i suoi disegni scopriamo i personaggi e scorriamo il suo diario segreto. Grazie alla sua passione per il fumetto, i sogni e i desideri che popolano la sua fantasia si animano e danno vita alla nostra storia. Il disegno è un utile strumento pedagogico. Un approccio intuitivo vincente per riuscire a instaurare una comunicazione con il bambino. La storia ha inizio entrando nel fumetto e si chiude uscendo dalle pagine dei suoi disegni. La linea di demarcazione tra l’infanzia e la nuova avventura che lo aspetta: l’età adulta.
Hai girato con un gruppo di ragazzini alla loro prima esperienza cinematografica. Ci sono registi che si sono specializzati nel dirigere giovanissimi interpreti. Continuerai questa indagine?
Sì, questo mi offre la possibilità di studiare il racconto di formazione, come si diventa adulti. Lo sguardo puro dei bambini, la freschezza con cui affrontano la scoperta del mondo è una modalità di espressione che mi affascina molto. Il mio prossimo progetto si focalizzerà su ragazzi un po’ più grandi. Questa volta mi soffermerò sul complesso mondo degli adolescenti.
Un film che sta riscuotendo successi internazionali nei festival di settore. Ora, sarà presentato al Giffoni
Siamo felicissimi per i premi che stiamo ricevendo e per l’uscita ufficiale al Giffoni Film Festival. Spero che il mio film abbia l’occasione di arrivare sul grande schermo e che attraverso il circuito cinema per le scuole i ragazzi possano avere l’occasione di vedere Glass Boy finalmente nel buio di una sala.