Non capita tutti i giorni che un attrice nota parli e soprattutto scriva delle sue colleghe. A farlo per noi in esclusiva e’ Paola Lavini poliedrica interprete di opere come Corpo Celeste, Anime Nere e Volevo Nascondermi. Ad aprire la serie di contributi Paola ci presenta la Matilde De Angelis de L’incredibile storia dell’isola delle rose.
Matilda De Angelis nel film L’incredibile storia dell’isola delle rose ancora una volta mi colpisce per la sua semplicità, per la sua sincerità, per la sua verità.
E’ bella perché è verosimile in tutte le cose che fa. Non mette in risalto la sua bellezza. Lo è in modo naturale: un tocco di trucco, abiti e pettinatura vintage sorridente quanto basta per poterle crederle. In ordine sparso e così come mi tornano in mente sono qualità che bastano a permetterle di stare accanto a un attore artisticamente maturo come Elio Germano.
Certo, qui è a casa, nella sua Bologna, con l’accento di sempre a farle compagnia: dopo averla vista in altri contesti (abbiamo lavorato insieme anche nel film Divine del tedesco Jan Schomburg), io la trovo brava anche nel ruolo di Gabriella, laureata rigorosa e disciplinata, donna che già negli anni sessanta sa quello che vuole, morosa dell’ingegnere Giorgio Rosa (Germano, ndr) da cui in principio prenderà le distanze per il bisogno di concretezza che l’uomo non le può dare e dal quale finirà per ritornare, conquistata fuori tempo massimo dal fascino un po’ folle dello strampalato idealista.
Matilda c’è soprattutto quando si tratta di mettere in campo carisma e personalità apparendo di volta in volta sbarazzina, battagliera, fiera, determinata; innamorata come una ragazza, decisa come un’adulta. Le movenze sono quelle di una farfalla appena uscita dal bozzolo.
Ne colgo i colori e le sfumature; la seguo, sempre, senza perderne il battito d’ali.
Sequenza clou.
La scena è quella di Gabriella e Giorgioa bordo dell’auto da lui inventata.
Matilda qui mi ricorda una di quelle attrici americane anni ’60: un bellissimo volto a tratti quasi impenetrabile, da come riesce a tenere lo sguardo dritto davanti a sé, senza muovere un sopracciglio o un muscolo facciale, facendo comunque intuire le sue emozioni di un innamoramento ancora presente verso questo uomo che ha inventato questa macchina surreale, di cui lei è orgogliosa, pur non ammettendolo o quasi, dato che si sono lasciati. Matilda fa pochi movimenti, equilibrati e misurati, anche quando successivamente vengono fermati dalla polizia, per via della macchina, e nella sua rabbia appunto calibrata ci fa capire che è ancora innamorata di lui. ‘Less is more’ come ci insegnano gli americani e lei lo fa benissimo!
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