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MANK di David Fincher L’ultimo atto di una filmografia in continua mutazione
La recensione di MANK il terzo biopic per David Fincher dopo Zodiac (2007) e The Social Network (2010).
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4 anni agoon
Mank il film di David Fincher è l’ultimo atto di una filmografia in continua mutazione ma anche l’occasione per sviluppare sotto altre forme i temi e la poetica da sempre cara al regista di Seven. Da questo punto di vista la analisi di Mank si confronta con il presente e il passato del suo autore.
Mank
La sceneggiatura di Mank è stata scritta dal padre di David Fincher, Jack Fincher, morto nel 2003.
MANK il terzo biopic per David Fincher dopo Zodiac (2007) e The Social Network (2010).
DOVE VEDERE MANK E QUANDO ESCE IL FILM
MANK Uscita: Il film è disponibile in streaming online su Netflix dal 4 dicembre 2020.
LA CRITICA
Mank ovverosia la Nouvelle Vague di David Fincher
Se diamo per buono il concetto e proviamo ad applicarlo al nuovo film di David Fincher ci si trova in un solo colpo di fronte a un’opera predestinata al successo fin da quando Netflix ha deciso di metterne in cantiere la produzione.
Delle caratteristiche appena menzionate Mank fa infatti sfoggio sia quando si tratta di raccontare la tormentata stesura del copione di Quarto Potere dal punto di vista di chi – Herman Mankiewicz – fu incaricato di scriverne il copione, sia quando si tratta di metterlo in scena facendo delle immagini della tormentata gestazione la diretta conseguenza delle parole che di mano in mano vengono battute sullo schermo dai tasti della macchina da scrivere compulsi dalla febbrile ossessione del protagonista.
Discorso sui massimi sistemi
Giullare di corte
E non solo: perché con uno scarto che non lascia indifferenti relega il vero protagonista della vicenda – Orson Welles – nella parte del comprimario. Sorte anche peggiore tocca a chi di solito è abituato a stare in prima fila sul palcoscenico dello spettacolo.
A meno che non sia indispensabile (Marion Davis, amante del magnate dell’editoria William Randolph Hearst alias Charles Foster Kane), a essere cancellati sono proprio i divi del grande schermo, quelli che di solito in operazioni del genere diventano aneddoti messi a corollario della storia.
Nella rivincita della parola sull’immagine Mank inverte per una volta l’ordine dei fattori lasciando spazio alle figure di contorno come sceneggiatori, impiegati, macchinisti, operatori di macchina, segretarie e cioè a tutte quelle persone abituate a lavorare nell’ombra e qui invece chiamate a completare la compagnia degli invitati al ballo.
La forma
Se la forma di Mank rimanda in parte al film in corso d’opera, in parte a quelli dell’epoca in cui si svolge la vicenda (soprattutto nel bianco e nero della fotografia, piatta e pastosa come lo era quello dei film degli anni 40), Fincher non esplora lo spazio ma lo disegna, lo mette in posa come si capisce confrontando la diversità di scelte operate dal regista di Denver rispetto per esempio a quelle di Martin Scorsese in The Aviator nella sequenza all’interno del locale notturno in cui la mdp si chiude sui personaggi anziché investigare la superficie circostante con dolly, carrellate e aperture di campo come fa invece Scorsese.
Stasi più che azione
Simile per origini e sviluppi di carriera a Ridley Scott – al quale lo avvicinano non solo gli inizi legati all’arte della pittura da entrambi frequentata, e quindi una particolare predisposizione nella composizione delle scene ma anche una predilezione per la rilettura dei generi, il nostro ha saputo passare dalla sintesi stilistica degli inizi, praticata per il tramite dei videoclip (peccato originale che anche a Fincher è stato fatto scontare) a un passo narrativo che di volta in volta è diventato sempre più meditativo e compassato soprattutto laddove – e nel caso parliamo di una vera e propria progressione in opere quali Seven, Zodiac, The Social Network e Gone Girl (in cui sono presenti addirittura inquadrature vuote)- c’era da aspettarsi un concentrato di azione e movimento.
Mank lo conferma dapprima trattando la storia di un uomo abituato a far prevalere le parole, enfatizzandone la tendenza mostrandolo sdraiato su un letto incapace di deambulare a causa di un incidente; in generale facendo della ragione l’arma principale con cui Mankiewicz si batte contro il sistema surrogando di fatto l’azione, vero e proprio epigono di una serie di personaggi – quelli creati da Fincher – destinati a fare i conti nel bene e nel male – con le capacità della propria mente anche dove – e per esempio in Fight Club – il corpo sembrerebbe prevalere.
D’altronde è per primo il regista a chiedersi la ragione ultima che muove il comportamento dei suoi protagonisti, come attesta la doppia sequenza che vede il personaggio di Ben Affleck nel già citato Gone Girl domandarsi, con chiara apprensione quale sia l’autentica matrice dei pensieri che abita la mente della sua sfuggente consorte interpretata da Rosamund Pike.
Ambiguità
Da una parte infatti il protagonista dissacra le storture e i sotterfugi del sistema impegnato a conservarsi; dall’altra ricostruendone la mitologia con l’accuratezza della messinscena ne rafferma la centralità nell’immaginario comune.
Valga per tutte la conclusione del film in cui il personaggio di Gary Oldman denuncia la menzogna dei meccanismi del cinema che riconosco a Welles la condivisione di un riconoscimento (alla migliore sceneggiatura) non meritato avallandone l’inganno in nome della magia della settima arte.
Peraltro tutto il cinema di David Fincher fa dell’ambiguità uno dei suoi tratti principali, quello destinato dapprima ad alimentarne la narrazione e poi a legittimarie gli esiti con sequenze finali come quella di Mank che ne registrano la effettiva continuità.
citazioni da Mank
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Tu non sei altro che un buffone di corte…
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Pronto a dare la caccia alla grande balena bianca?
CAST Gli attori di Mank
Gary Oldman, Amanda Seyfried, Lily Collins, Arliss Howard, Tom Pelphrey, Sam Troughton, Tuppence Middleton, Tom Burke, Joseph Cross, Ferdinand Kingsley, Jamie McShane, Toby Leonard Moore, Monika Gossmann, Charles Dance
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DI CHE COSA PARLA MANK
Mank, il film diretto da David Fincher, narra la vera storia di Herman Mankiewicz (Gary Oldman), celebre sceneggiatore statunitense premiato con l’Oscar per il capolavoro diretto da Orson Welles “Quarto potere” (1941).
La pellicola segue Mankiewicz durante la nascita e la produzione del film di Welles e racconta la Hollywood degli anni ’30 attraverso l’occhio critico dello sceneggiatore.
Accanto al protagonista Gary Oldman troviamo Amanda Seyfried nel ruolo dell’attrice Marion Davies, Lily Collins nei panni di Rita Alexander la segretaria di Mankiewicz, Tuppence Middleton come la moglie Sara Mankiewicz e Tom Burke nel ruolo del regista Orson Welles.
MANK TRAILER ITALIANO
MANK TRAILER ORIGINALE