Sceneggiato da Vanessa Taylor, il film è l’adattamento cinematografico dell’omonimo libro di memorie del 2016 di J. D. Vance.
Il film è un’ autobiografia che offre uno spaccato del percorso di una famiglia verso la sopravvivenza e il trionfo. Seguendo tre generazioni, ognuna con le proprie difficoltà, la storia di J.D. esplora i pregi e i difetti legati all’esperienza della sua famiglia.
Stroncata dalla maggior parte della critica americana, la pellicola di Howard si inerpica in un tortuoso meccanismo tra passato e presente di una famiglia disastrata e, nonostante le interpretazioni di Glenn Close e Amy Adams, non riesce quasi mai a risultare emotivamente coinvolgente.
TRAMA
J.D. Vance (Gabriel Basso), ex marine dell’Ohio e attualmente studente di legge a Yale, sta per ottenere il lavoro che ha sempre sognato quando una crisi familiare lo costringe a tornare nella casa che ha cercato di dimenticare. J.D. deve districarsi tra le complesse dinamiche culturali della sua famiglia, tipiche delle comunità montane degli Appalachi, inclusa la sua precaria relazione con la madre Bev (Amy Adams), afflitta da problemi di dipendenza. Ispirato dai ricordi della nonna Mamaw (Glenn Close), la solida e arguta figura femminile che l’ha allevato, J.D. impara ad accettare l’indelebile influenza della famiglia sul suo percorso personale.
Il film di Howard apre bene in una realtà domestica quotidiana che ti riporta di colpo nell’America rurale dell’Ohio. J.D. è un bambino responsabile ma turbato dalla presenza di una mamma priva di equilibrio e dipendente da alcol e droga. Mentre la sorella maggiore sembra preoccuparsi unicamente di risollevare ogni volta la madre dalle sue ricadute, unico sostegno psicologico del ragazzino è la nonna, figura forte e vero capofamiglia. La pellicola alterna poi i ricordi dell’infanzia infelice di J.D. ai momenti dell’oggi, che lo vedono ormai adulto, studiare ad un College prestigioso, condividere una storia importante con una sua compagna di studi e ormai inserito in un contesto sociale molto lontano da quello delle sue origini.
In realtà sono i flash back nel passato i momenti più incisivi del Film, potenziati dalle uniche due figure carismatiche del film: J.D. ragazzino ( un bravo Owen Asztalos) e soprattutto la nonna, interpretata da una strepitosa Glenn Close. L’attrice, quasi irriconoscibile, ha completamente indossato un ruolo complesso che la vede anche trasformarsi fisicamente. I duetti con il nipote e la figlia sono sicuramente i momenti più riusciti dell’intera pellicola che, per il resto della storia, non riesce mai a convincere pienamente.
Tra passato e presente. Debolezze del film
Troppi i luoghi comuni sparsi in una sceneggiatura che non ha saputo rendere merito al romanzo originale, alterandone quasi il messaggio. Se il libro alla fine elogiava e faceva riconoscere al protagonista il suo intenso richiamo alle origini e alla famiglia, il film non riesce a far suo questo ideale. Il solo legame che ne traspare è quello con la figura della nonna, mentre per il resto il protagonista adulto appare totalmente svincolato dalle sue radici che anzi sembra quasi ripudiare. Ormai assorbito nel capitalistico e agiato mondo delle classi privilegiate, J.D. adulto non ha nulla della freschezza del suo personaggio adolescente e non appare nessuna traccia della sua vita precedente. La stessa Amy Adams, pur offrendo una discreta interpretazione, non risulta sempre coordinata tra i momenti del passato e del presente.
Il problema della dipendenza viene “trattato” da una regia spesso fredda e non empatica che non lascia mai spazio ad un’emotività sofferta necessaria invece per i personaggi.
La drammatica scena del bagno in cui J.D. getta via l’eroina della madre, viene gestita in modo isolato e conclusa con un rapido saluto del figlio, pronto a fare il salto vero nel mondo del lavoro. Alla fine, mentre il film ci mostra cosa sia accaduto poi ai veri personaggi della storia, guardiamo le immagini e i filmati che precedono i titoli di coda e ci investe la sensazione che sia quello il vero “momento elegiaco” del Film. Qui è avvenuta la Confessione che aspettavamo per tutto il tempo, e l’unico momento di verità in una pellicola che sembra non avere una sua anima.
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