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#DIVERGENTI La Tarantina di Fortunato Calvino al Festival internazionale del cinema trans

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Tra gli undici film e documentari presenti alla decima edizione di Divergenti – Festival internazionale del cinema trans figura anche La Tarantina di Fortunato Calvino. Il documentario è stato prodotto con la collaborazione dell’Università di Napoli Federico II.

La tolleranza, l’accoglienza e l’amore verso il diverso hanno caratterizzato per secoli la cultura del popolo napoletano. Oggi, purtroppo, le cose sembrano cambiate e La Tarantina, realizzato da Fortunato Calvino, diventa un’opera di testimonianza storica. Il regista, con una lunga intervista a Carmelo Cosma (la tarantina) rende omaggio all’ospitalità della città di Napoli e all’ultimo suo femminiello.

La trama

La Tarantina, ci racconta del suo arrivo a Napoli, subito dopo la guerra. La Napoli di allora vista con gli occhi di un ragazzino ancora minorenne e il suo avvio alla prostituzione. Poi la sua partenza per Roma, dove ha vissuto la sua personale e trasgressiva dolce vita conoscendo Pasolini, Fellini, Laura Betti e Parisi. Ma nella vita della tarantina ci sono anche momenti difficili; le violenze subite e lo sfruttamento.

Napoli un mondo meraviglioso

l Festival internazionale del cinema trans è ideato e organizzato dal Movimento Identità trans e nel suo genere è l’unico in Italia. Porpora Marcasciano, della direzione artistica, dichiara: “ Noi trans siamo migranti in tutti i sensi, migranti di genere, verso un corpo più nostro, verso un paese più familiare, verso una terra meno ostile”.

Con queste parole si può riassumere la vita di Carmelo Cosma, da tutti conosciuti come la tarantina. Nata nel 1935 in un piccolo centro alle porte di Taranto, giunge a Napoli all’età di 12 anni. Nel capoluogo campano, la tarantina scopre un mondo meraviglioso, ma non mancano le sofferenze e le umiliazione.

Al suo arrivo è in corso la festa di Piedigrotta. Tutto sembra un sogno e quando la chiamano “ù fmniello… “ le sembra un complimento. Il termine, d’altronde, nel lessico napoletano, non ha mai avuto una connotazione dispregiativa.

Napoli e l’omosessualità

Nella città partenopea, infatti, i femminielli, la comunità LGBT, per essere politicamente corretti, di rado sono stati vittime di razzismo, purtroppo le cose stanno cambiando. Ma negli anni passati, anzi nei secoli passati, l’omosessuale a Napoli suscitava, se non un vero e proprio rispetto, ma sicuramente una forte fascino.

Questo era dovuto a dei riti che caratterizzavano la loro vita, come la figliata. È questo uno dei misteri più antichi della città. La figliata è stata raccontata in varie opere, sia letterarie, come il romanzo La pelle di Curzio Malaparte, che cinematografiche, l’ultima, La Napoli velata di Ferzan Ozpetek.

La Tarantina a Roma

Ma nella vita della tarantina, come viene raccontato da Fortunato Calvino, non c’è solo Napoli. Dopo poco, si trasferisce a Roma. Nella capitale conosce personaggi importanti, Federico Fellini, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Laura Betti.

Con l’attrice stringe un forte legamene e con lei vive delle vere avventure. La tarantina ha modo di partecipare come comparsa anche ad alcuni film, come Il mantenuto di Ugo Tognazzi. E poi ci sono i produttori americani che pagavano una fortuna per andare a letto con l’ultimo femminiello di Napoli.

Ma ci sono anche gli incontri sgradevoli, come un potente prelato del Vaticano e poi la polizia che le dava la caccia per oltraggio alla pubblica morale. E il ritorno a Napoli dove la tarantina diventa la trans più desiderata della città.

Le brutte esperienze

La sua vita, però, non è solo una piacevole avventura, più di una volta è stata arresta e subito violenze da parte delle forze dell’ordine. Ultimo suo arresto risale al 1980 e fu costretta ad assistere alla strage di Poggioreale, la feroce vendetta della camorra di Cutolo contro le vecchie famiglie.

Fortunato Calvino, in ogni modo, realizza La tarantina con un tono spensierato e non si fa mancare note folcloristiche, come il gioco della tombola, dove Carmelo Cosma si distingue per la sua abilità nell’interpretare la smorfia e inventare storie.

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