#TriesteFilmFestival: arriva Vera de verdad, opera prima di Beniamino Catena
Dopo il Torino FIlm Festival, Vera de Verdad, l'opera prima firmata da Beniamino Catena, passa per il Trieste Film Festival. In scena Vera ed Elias, due figure le cui esistenze si intrecciano in maniera particolare, accompagnate dalle musiche dei Marlene Kuntz.
Presentato fuori concorso al 38esimo Torino Film Festival, Vera de verdad è l’opera prima di Beniamino Catena, con Marta Gastini (Passeggeri notturni), Davide Iacopini (Diaz), Marcelo Alonso (Neruda), Anita Caprioli (Corpo celeste), Pierpaolo Pierobon (1994). Il film è prodotto da Simone Gandolfo, Manuel Stefanolo e Karina Jury, una produzione Macaia Film, Atómica e 17Films, produttori associati Nicoletta Polledro, Beniamino Catena, Monica Galantucci, Corrado Lannaioli per Mola Film International. Le vendite internazionali sono curate da Coccinelle Film Sales e la distribuzione da Nomad Film.
Vera ha 11 anni e una sensibilità molto sviluppata. Un giorno, mentre è in compagnia del suo professore Claudio (Iacopini) ed è pronta a dire addio alla sua cagnolina Luna, sparisce. Due anni dopo ricompare, ma i ricordi che ha non le appartengono.
Vera de verdad | La componente onirica che porta al realismo magico
Interamente giocata su un doppio binario, la pellicola esibisce una componente onirica che le dona un’identità molto particolare. Proprio per questo motivo non sembra essere un prodotto per il pubblico medio, quanto piuttosto per un tipo di spettatore attento e intenzionato ad andare oltre la semplice apparenza.
Tante sono infatti le suggestioni e le stratificazioni dietro i singoli momenti che compongono la narrazione. Il filo logico si spezza e si viene condotti all’interno di qualcosa che fa pensare al realismo magico. Le esistenze di Vera ed Elias (Alonso) si intrecciano a un livello ultraterreno, facendo sì che coloro ai quali sono legati possano trovare risposte alle loro domande e una qualche forma di pace.
Il tema della morte
Il tema della morte comincia ad aleggiare sul racconto, sebbene si possano già trovarne degli indizi nelle primissime sequenze, in apertura. Ma alla morte non è associato esclusivamente il significato di fine o di sparizione.
Un movimento costante muove tutti i personaggi in scena: Vera sente l’urgenza di non fermarsi nemmeno sull’orlo di un dirupo, Claudio non ha mai smesso di cercare la verità, Elias si mette sulle tracce della ragazzina che sogna, Anna (Caprioli) lavora instancabilmente in ospedale, Clara (Manuela Martelli) manda avanti il locale cileno.
Vera de verdad è una sorta di trattato di filosofia, nel quale è facile e piacevole perdersi. Più complicato ma probabilmente intrigante trovare un senso a ciò che viene mostrato.
Il discorso del tempo
Il discorso del tempo, un po’ come accadeva ne Il curioso caso di Benjamin Button, è elaborato e al centro di tutto. Non ha un andamento lineare, almeno non nella realtà dei fatti narrati. I flashback servono solo a mettere in risalto la forza di alcuni legami, quali quello naturale tra padri e figlie o quello che può venire a crearsi tra insegnanti e studenti. Eppure certi ricordi sopravvivono solo nelle menti di chi non scompare, andando spesso e inevitabilmente a causare un dolore inimmaginabile e insopportabile.
Infine le stelle, con la loro luce e il loro calore, intervengono a chiudere il cerchio, suggellando per sempre le figure di Vera ed Elias. “Dove c’è fuoco” sarà la frase simbolica che ripeteranno entrambi in più di un’occasione.
Se parlare del film dal punto di vista narrativo risulta quindi alquanto complesso, tecnicamente esibisce una serie di elementi degni di lode. Dalle musiche dei Marlene Kuntz – con cui Catena aveva già collaborato in passato – alla fotografia di Maura Morales Bergmann, passando per le splendide prove attoriali, di una concretezza tangibile e indelebile.
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