Disponibile su Netflix dal mese di ottobre – in patria il primo trailer è stato giustamente rilasciato il giorno della Presa della Bastiglia, il 14 luglio – La revolution narra le vicende di Élise de Montargis (Marilou Aussilloux), giovane nobildonna nella Francia di fine Settecento, alle prese con un importante passaggio di testimone a corte. Mentre nel paese imperversa un sentimento di malessere e un’ondata di violenza, misteri e paura irrompe nella quotidianità.
Gli autori, Aurélien Moas e Gaia Guasti, dicono di essersi ispirati alla citazione di Napoleone Bonaparte: “La storia è la versione di eventi passati che il popolo ha accettato di comune accordo”. Ecco il punto di partenza per la nascita di questa notevole ucronia, storia alternativa ma fondata su elementi di realismo – ne sono un esempio esemplificativo Fringe e L’uomo nell’alto castello.
La Rivoluzione Francese è alla base del racconto. Siamo nel 1787, a ridosso di ciò che sarà un evento, oltre che un periodo, determinante per la Francia e per l’Europa intera. L’idea di allacciare il malcontento della popolazione con l’avvento di una piaga che non risparmia nessuno e che ha origini sovrannaturali contiene l’unicità del progetto.
La Revolution | La spinta della fame e il Sangue Blu
Atavica, impellente, implacabile. La fame colpisce i meno abbienti, spinge alla ribellione. Allo stesso modo agisce sui non morti, facendogli provare quel bisogno di carne a cui non possono sottrarsi. Il parallelismo prosegue nel corso della narrazione, rafforzandone messaggio e suggestioni.
L’atmosfera de La Revolution è realizzata e resa con un’attenzione particolare non solo al contesto storico, ma anche a tutto l’immaginario fantasy e horror che vede come protagonisti morti viventi ed epidemie inconoscibili.
Il Sangue Blu, che da sempre è sinonimo di nobiltà, qui assume un nuovo e inatteso risvolto. Chi ne perde a seguito di una ferita significa che è stato infettato. Sono tante le riflessioni che si potrebbero fare in merito ed è anche interessante l’associazione di pensiero per cui chi ha quel sangue nelle vene sia come una vera e propria malattia.
Se il punto di vista sembrerebbe quindi sbilanciato dalla parte dei più poveri e vessati, la sensazione viene equilibrata dalla figura di Élise. La giovane ha a cuore il suo popolo, degna figlia di un padre a cui premeva il benessere dei suoi sudditi, il rispetto e la fedeltà.
Resistenza e romanticismo alla base del racconto
L’alleanza con il gruppo di ribelli, organizzati a mo’ di Resistenza in piena regola, diviene necessaria, seppur difficoltosa. Il fatto che tra loro ci sia anche Albert (Lionel Erdogan), amore della sua vita, complica tutto. Riemergono quei sentimenti, soppressi a lungo e a forza, ma ancora vivi dentro di lei. E dentro di lui.
Sebbene in un momento simile non ci sia tempo, né tantomeno spazio, per il romanticismo, la serie ne appare completamente intrisa. A dare ancora più spessore alla questione la presenza di Marianne (Gaia Weiss), invaghita di Albert, non ricambiata. Altra coppia in grado di scaldare gli animi è quella composta da Joseph (Amir El Kacem) e Katell (Isabel Aimé González-Sola), grazie anche alle vicissitudini che li avvicinano, ai pericoli che si trovano ad affrontare e alle differenti strade che hanno scelto di intraprendere.
Un’ultimissima lode va ai titoli di testa e alle note musicali curate da Saycet, che trasportano in un universo altro, enigmatico e incantato.
La Revolution è stata pensata come un trittico: la prima stagione è simboleggiata dal colore BLU. Se dovesse riscuotere un discreto successo, la bandiera francese verrebbe completata.