Mente Locale – Visioni sul territorio è il primo festival italiano dedicato a promuovere e valorizzare il racconto di territori multiformi e diversissimi tra loro, spaziando dal documentario fino ai corti di fiction e di animazione.
Trama:
La pellicola di Alexander Zubovlenko è una testimonianza agghiacciante sull’addestramento dei bambini russi per diventare soldati, tra armi che sembrano giocattoli, allenamenti sfiancanti e tanta stanchezza. E’ Una delle tante scuole volute dal governo russo per preparare i bambini a difendere la patria fin dalla tenera età. In realtà dal 2001, l’ iniziazione militare obbligatoria è rientrata in tutte le scuole. Dall’ ottavo all’ ultimo anno, femmine comprese, un’ ora alla settimana è riservata all’ “Addestramento militare nazionale”.
Tra gioco e realtà:
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” Qui imparate a prendervi cura degli altri, impariamo a difenderci, impariamo il coraggio di proteggere il nostro paese da attacchi”.
Come una sorta di mentore si rivolge l’istruttore della scuola/caserma dove è stato girato Lessons in courage.
Seduto di fronte ai ragazzini, vestiti da soldati ma con lo sguardo ancora fresco, l’istruttore li osserva e gli elenca quelli che sono i principi ispiratori di quel luogo e il fine ultimo.
Il cortometraggio parte dal mostrare questi giovani, ragazzi e ragazze, alle prese con armi da montare e smontare, come fossero giocattoli con cui trastullarsi, sorridendo e chiaccherando tra loro e prendendosi gioco di quei 22 secondi battuti al maestro dalla ragazzina in erba. La ragazza sorride fiera del suo record e distrattamente guarda il sangue che gli circonda le unghie distrutte delle mani. In classe si scherza col “prof” , tra i banchi di scuola, e, tra una recita e un balletto, trascorre gaia la mattinata.
Il regista volutamente alterna i momenti ludici e di “normalità” quasi, alla visione dei duri addestramenti. Le corse nelle campagne fangose, i percorsi da attraversare con il fucile in spalla, le esercitazioni in acqua tra un colpo di fucile e l’altro. Tutto mentre altri bambini del luogo si avvicinano in bici, curiosi di osservare quello “strano” gioco o altri fanno il bagno al lago in una normale giornata d’estate. Zubovlenko mostra senza indugiare e lasciando che le immagini parlino da sè.
Fa davvero specie vedere i bambini più piccoli rotolare in mimetica in mezzo al campo o le ragazzine piangere di colpo sotto il peso della fatica di addestramenti duri da sopportare.
Il candore dell’infanzia traspare ancora nei larghi sorrisi sotto il flash dei genitori orgogliosi e fieri dei loro soldati, e fare la foto ricordo con il fucile in mano non è poi tanto diverso dal farla con un trofeo sportivo o canoro conquistato a scuola.
Nessuna retorica.
Ma non c’è mai retorica nel raccontare tutto questo. Nè esaltazione alla guerra o alla morte. Si sottolinea il valore dell’ascoltare anche quello che viene insegnato e di come la conoscenza, la cultura, l’imparare cose nuove sia valore di crescita fondamentale per diventare persone migliori.
Il corto si chiude con l’arrivo delle famiglie, le foto ricordo e la presentazione dei risultati ottenuti. L’allenamento del giorno finisce e cala il sipario sulla scena.
La prova è da adulti, i fucili sono veri, ma la stanchezza è tanta. Giusto un po’ di riposo sulla panca, al calar della sera e arriva il sonno. I soldati-bambini giocano alla guerra e sognano di sfondare trincee: ma si preparano a combattere o a non essere uccisi in battaglia, quando saranno adulti. Sogneranno pure la guerra, nemici da combattere, terre da liberare, famiglie da difendere, ma in fondo sono solo ragazzi.