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Alice nella città

#ALICE NELLA CITTÁ FELICITÀ: famiglie in cerca di identità, fra stereotipi e drammi dei nostri tempi

“Alice nella Città” mette in luce il tema del rapporto fra figli e genitori disfunzionali, da ‘Felicità’ a ‘Kajillonaire’, a ‘Gagarine’.

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Felicitá

Diceva lo scrittore russo Lev Tolstoj, nell’incipit del noto romanzo “Anna Karenina”, che le famiglie felici si somigliano tutte mentre quelle infelici lo sono ciascuna a modo suo. Dunque la famigliola, formata da una giovane coppia con una bambina, che all’inizio del film “Felicità”- presentato in concorso nella sezione Alice nella Città, parallela alla Festa del Cinema di Roma – si vede al risveglio e a colazione nel giardino di una bellissima villetta in pietra, sembra apparentemente molto felice ma, a poco a poco, emerge la sua specifica, variegata infelicità: la casa non è loro ma l’hanno occupata abusivamente per le vacanze sapendo che i proprietari erano fuori, il papà è appena uscito dal carcere e la figlia Tommy porta sempre le cuffie alle orecchie per non sentire discussioni, immaginando di dialogare con un astronauta.

Dulcis in fundo, viene rivelato alla bambina, un po’ per scherzo e un po’ sul serio di non essere figlia loro ma di una coppia di amici che, dopo averla parcheggiata per qualche ora, non sono mai tornati a riprendersela.

Dialoghi pungenti e ben scritti dipanano il filo di una matassa delicata e mai banale, e di una vicenda che vagamente ricorda quella di “Kajillonaire”, ma la famiglia li è decisamente patologica e poco empatica, così come in Gagarine è assente e trascurante, mentre in “Felicità” c’è un sentimento vero che unisce i membri, pur nelle difficoltà e sregolatezze dei genitori, in particolare del padre che cerca comunque, in maniera rocambolesca, di accompagnare la figlia al primo giorno di scuola con una macchina rubata.

L’ambientazione è quella di una penisola selvaggia, l’ultimo tratto di terra prima dell’Oceano. L’inizio del nuovo anno scolastico metterà in luce problemi mai risolti e non basterà fare una corsa contro il tempo per tenere unita la famiglia: alla fine emergerà chiaramente che essere “normali” non significa nulla.

Il regista francese Bruno Merle mette in piedi un film on the road che, ispirandosi nel titolo alla nota canzone omonima (“Felicità”) di Al Bano e Romina Power, cantata in macchina dalla nostra famiglia in un momento di rara armonia, riesce ad evidenziare la capacità di resilienza dei bambini e dei ragazzi, spesso più responsabili e ragionevoli dei propri genitori e costretti a crescere in fretta, e a rifugiarsi spesso in dimensioni oniriche, per non soccombere alle difficoltà ed ai compiti evolutivi richiesti anzitempo, troppo grandi per loro.

Felicità de Bruno Merle (2019) - UniFrance

Nel cast spiccano un bravo Pio Marmaï, Camille Rutherford e Rita Merle, la figlia del regista stesso che interpreta la bambina. Il film, prodotto da Unité de Production, Jack n’a qu’un oeil, è distribuito da Charades.

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