Dopo Alice nella città e ora in sala Climbing Iran di Francesca Borghetti è uno spaccato documentaristico capace di catturare l’essenza di una donna, della sua genesi e delle relative scelte esistenziali. Francesca Borghetti è rimasta folgorata dalla storia di Nasim Eshqi e delle sue scalate sulle montagne dell’Iran. Pioniera dell’arrampicata all’aperto proprio in Iran, dove le donne dovrebbero allenarsi solo su pareti “indoor”, in orari prestabiliti e tra donne, Nasim ha fatto del suo sport e della sua vita un esempio di resistenza interna ad una condizione femminile e sociale con cui ogni donna in Iran è destinata a fare i conti sin dalla nascita.
Lo sport come via di fuga e di identità
Nasim Eshqi sin da ragazza ha dovuto subire una costrizione sociale che schiacciava la sua esuberanza, la sua libertà. Lo sport si è rivelato la prima e unica alternativa da cogliere: karate, kickboxing non l’hanno trattenuta perché Nasim avrebbe dovuto accettare compromessi (il velo in primis). E’ arrivata casualmente al climbing, approcciato con difficoltà, costretta a rallentare la sua indole dinamica. Il rapporto con la natura, la prospettiva verticale che apre ascensioni e nello stesso tempo ti tiene a terra con la maggiore consapevolezza di una forza di gravità inevitabile, l’hanno conquistata. Da allora questa donna piena di energia e determinata è diventata un punto di riferimento per il climbing in Iran. E non si è più fermata.
Ha aperto oltre 70 vie su roccia nel mondo ed una sulle Dolomiti del Brenta. Ora Nasim ha 38 anni, è la numero uno in Iran e una delle più note atlete iraniane al mondo. I suoi colori e le unghie sempre dipinte le danno energia e trasmettono energia. Nasim avrebbe potuto tranquillamente lasciare l’Iran e vivere all’estero, ma è proprio l’Iran che l’ha fatta diventare quello che è, ed è qui che vuole continuare a portare avanti se stessa. La sua rivoluzione silenziosa continua ogni giorno con gli uomini, le donne e i bambini a cui insegna ad arrampicare e a resistere, a trovare la propria identità e a portarla avanti. Per cambiare il mondo circostante, adattandolo a se stessi entro i limiti predefiniti che lo caratterizzano, superandoli.
Un racconto fluido ed emotivo che non perde la sua rotta
Con un background in Antropologia Culturale, Francesca Borghetti è attiva nel campo del documentario dal 2000, dopo varie esperienze nello sviluppo, nella scrittura e nella produzione-direzione di una serie di lavori all’interno di DocLab e Fabulafilm, Rai Storia, Rai 5 e Babel Tv. Con Climbing Iran, arriva a dirigere il suo primo documentario.
La regista riesce nell’intento di rendere una figura di donna e della sua evoluzione: della capacità di ‘modificare’ in base alle sue passioni, aspirazioni, tendenze, l’ambiente in cui è nata e cresciuta. Si pone a tu per tu con Nasim, in un dialogo a distanza che pian piano è sempre più diretto, intimo, rivelatore. Il visivo è un contrasto tra il dentro e il fuori, il dentro di spazi mentali, il fuori di una natura senza confini, che ti apre al suo mondo, dove si possono trasfigurare bisogni, sogni, aspettative. Impariamo a conoscere il climbing, la sua disciplina, il potere trasfigurante dello sport che diventa strumento politico, di lotta e resistenza. Tutta l’energia e la determinazione di Nasim vengono catturate dalla macchina da presa, che ce ne rende il senso e il significato.