Giovani generazioni crescono
Che lo si voglia ammettere o no, Alice nella Città è sempre stata la sezione più innovativa, visionaria e originale fra quelle legate alla Festa del Cinema di Roma, ed anche quest’anno non si è smentita.
Nata nel 2003 come manifestazione autonoma di cinema internazionale dedicato alle giovani generazioni, e divenuta dal 2006 al 2011 una sezione della Festa del Cinema di Roma, dal 2012 è tornata a vivere una vita autonoma ma parallela alla Festa medesima.
Oggi Alice nella Città ha un suo statuto personalissimo, che incide sulle scelte delle opere, sullo stile della direzione artistica e sul suo fedelissimo pubblico.
Una ricetta vincente tra realtà e fantasia
Quali sono gli ingredienti della formula vincente di Alice nella Città?
Innanzitutto le tematiche e le storie che raccontano i ragazzi e gli adolescenti, già di per sé avvincenti, inedite e spiazzanti, che rispecchiano un’età fantastica e difficilissima, piena di promesse, paure, possibilità, trasformazioni, espresse ed inespresse, del corpo e della psiche.
E tutto questo viene ben rappresentato dai film che, anno dopo anno, vengono selezionati e presentati.
Molto contano anche le capacità comunicative e la passione dei direttori artistici – Fabia Bettini e Gianluca Giannelli – che hanno scelto uno stile informale, empatico e coinvolgente per portare avanti la loro proposta festivaliera, fra cinema, incontri, conferenze stampa e proiezioni dedicate ai giovani e alle scuole e, last but not least, un pubblico affezionatissimo di ogni età, che comprende senza distinzione studenti, giornalisti, pensionati e cinefili in cerca di belle storie sui giovani ma anche inter-generazionali che facciano sognare e riflettere.
Edizione 2020: il corpo, l’appartenenza, la resilienza
La partita più importante di Alice si gioca, da sempre, sulla scelta di opere che aprono nuove finestre sui mondi giovanili.
I temi di quest’anno, come hanno ricordato i direttori artistici, sono legati al corpo, tabù da sempre negli adolescenti e luogo simbolico che assume una dimensione molto importante nel cambiamento evolutivo, l’appartenenza a una comunità ed un territorio, per rispondere alle domande identitarie (chi siamo, quali sono le nostre origini e radici) e la capacità di resilienza dei giovani, di fronte alle famiglie distopiche o agli abbandoni subiti. Poi ci sono film su temi di attualità, come l’ambiente (in Trash di Luca Della Grotta e Francesco Dafano) o il coraggio.
La centratura della sezione dedicata alle nuove generazioni appare già ben rappresentata dal manifesto dell’edizione 2020, opera della giovane e talentuosa disegnatrice salernitana Zuzu, che evidenzia, tra colori pastello e liquidità delle immagini, la fase adolescenziale di estraniamento dal corpo che cambia, da sé stessi bambini e dalla famiglia, quando arriva il momento di cambiare pelle: anche i film selezionati, ovviamente, rispondono a questa linea narrativa.
Fra i principali titoli di Alice 2020 in concorso: Gagarine, opera prima di Fanny Liatard e Jérémy Trouilh con la giovane attrice Lyna Khoudri; Slalom di Charlène Favier, Tigers di Ronnie Sandahl, Nadia, Butterfly di Pascal Plante, Felicità di Bruno Merle e Shadows di Carlo Lavagna, opera di esordio di Mia Threapleton, figlia di Kate Winslet.
E ancora: Punta Sacra di Francesca Mazzoleni e Ibrahim di Samir Guesmi, Kajillionaire, di Miranda July, Calamity di Rémy Chayé, film d’animazione, il documentario Stray di Elizabeth Lo, che ha come protagonista un cane randagio, e Wendy di Benh Zeitlin, ispirato alla Wendy del notissimo Peter Pan.