La cinquantatreenne regista greca Daphne Charizani, stabilitasi in Germania, che aveva esordito alla Berlinale nel 1999 con il film Make Up nella sezione Forum Deutsche Reihe, e successivamente aveva girato il lungometraggio Madrid, presenta al Festival dei Diritti Umani di Lugano il suo ultimo lavoro, secondo lungometraggio di finzione con il titolo Im Feuer con il quale ha partecipato anche alla 70 Berlinale nella sezione Perspektive Deutsches Kino.
Un film sulla condizione curda e sulla resistenza di quel popolo contro l’Isis che viene evidenziata attraverso la storia di due sorelle soldato. Un film fatto di chiaroscuri dove la regista, scissa fra due diverse culture, mette a nudo una sensibilità tutta femminile.
I primi e primissimi piani ci raccontano i caratteri di Rojda, la protagonista, di Dilan, la sorella e di Ferhart, la madre.
La storia di Rojda, é quella di una giovane ragazza dell’esercito tedesco che vive in Germania e si porta dietro radici curdo-irachene che si mette alla ricerca della madre. La trova in un campo profughi greco e riesce a portarla con sé scoprendo che la sorella, che vive ancora in Iraq, si é unità all’esercito Peshmerga per combattere contro l’Isis. Per trovare la sorella decide quindi di farsi riassegnare a Erbil dove vengono addestrati i combattenti curdi, un popolo di circa 30 milioni di persone localizzate fra i confini di Turchia, Siria, Armenia, Iraq. Durante la guerra siriana questa popolazione si è distinta per la resistenza contro l’Isis ed hanno costituito un plotone di donne combattenti. Fra i più perseguitati della storia recente, i Curdi, sono spesso non riconosciuti e discriminati senza neppure la necessaria attenzione da parte delle Istituzioni mondiali.
La regista in una intervista ha evidenziato come la sua intenzione sia stata e sia quella di mostrare donne eroine della quotidianità. In questo film in particolare, il suo desiderio é stato quello di mostrare oltre alla storia anche l’amore fra una madre e le due figlie e quello fra le sorelle stesse. Ma il film intende esser anche una esplorazione nell’animo di chi é stato costretto ad immigrare. Una storia di sentimenti, di guerra, di amore, di immigrazione che offre interessantissimi spunti di riflessione.
La storia diviene un viaggio nel viaggio dove Rojda incontra parti di sé fra tute mimetiche e i colori degli abiti dei bambini che stridono con la drammaticità di quanto avviene intorno. La scissione esistenziale fra due patrie e due culture di appartenenza viene narrata con grandi capacità, la vita delle due sorelle viene seguita parallelamente mettendo a confronto le due ragazze che combattono con vissuti totalmente diversi; per lavoro l’una, per necessità vitale la seconda. Ma ciò che le accomuna é la sensibilità e il punto di vista femminile che ci mostra come, per in situazioni diversissime, la lotta per la parità dei sessi é sempre purtroppo necessaria, come si vede in una scena della prima parte del film girata in un campo di rifugiati in Grecia. E nonostante in Germania le donne possano fare molte più cose di quante non ne possano fare le donne in Iraq, la donna deve sempre confrontarsi con il maschile mostrando spesso più coraggio e determinazione.
Rojda ad un certo punto tenta invano di richiamare due ragazzi che non rispettano la fila. La madre, che in questo caso rappresenta l’esperienza, la esorta a lasciar perdere. Molto interessante aver scisso nei due personaggi delle sorelle una scissione interna che Daphne vive in prima persona. Troviamo nella storia del Cinema altre sperimentazioni di questo tipo, sullo schermo infatti risulta decisamente poù efficace narrare l’interiorità con la concretezza di due personaggi.
Anche i protocolli e i vuoti formalismi è ben evidenziata dalla regista che ci mostra come i soldati tedeschi facciano la separazione dei rifiuti anche durante la loro permanenza a Erbil nella base militare pur sapendo che in Iraq tutto questo non è richiesto perché tutto viene buttato nell’inceneritore. Encomiabile e commovente è il modo in cui le donne si gettano con coraggio in mezzo alla lotta disposte al sacrificio in nome di ideali più grandi.