The social dilemma di Jeff Orlowski su Netflix e quel famoso algoritmo che altera il mondo
Il docufilm distribuito da Netflix alterna interviste a persone reali alla ricostruzione della giornata tipo di una famiglia americana. Al centro la dipendenza di ognuno dai social network e il tentativo di riflettere sul corretto utilizzo di questi mezzi sempre più potenti.
Diretto da Jeff Orlowski e scritto dallo stesso regista insieme a Davis Coombe e Vickie Curtis, The social dilemma è il documentario che tenta di sviscerare tutto quello che il grande mondo di internet nasconde al suo interno. Distribuito da Netflix e prodotto da Exposure Labs, il film non è un documentario puro. Ad accompagnare domande scomode fatte ai grandi nomi legati ai social e ai canali digitali più in voga del momento ci sono anche scene di finzione. Domande, risposte e interrogativi. Ma alla fine c’è una soluzione?
The social dilemma. La trama.
Come tutti i documentari che si rispettano, anche The social dilemma non ha una vera e propria trama. È più corretto dire che la storia ruota attorno all’importanza e allo sviluppo, sempre maggiore, dei social network. E anche di come essi impattano nella vita di ognuno di noi. A rispondere a domande e curiosità ci sono i grandi nomi di Google, Facebook, Instagram, Twittere di tanti altri social ormai diventati quotidianità. Ognuno di loro dà la propria visione della realtà, ormai inevitabilmente distorta. E ognuno di loro ha qualcosa da ridire in merito all’argomento. Si tenta di arrivare ad una soluzione, di vedere il lato positivo e di prendere tutto il buono che può venire fuori. Ma la realtà è che ormai siamo fin troppo influenzati, in qualsiasi azione, dai social.
Il classico adolescente è ormai assuefatto.
Accanto alle interviste e alle riflessioni di queste grandi personalità, The social dilemma mostra anche il comportamento di un’ipotetica famiglia tipo americana. All’interno della famiglia non si riesce più nemmeno ad instaurare un dialogo e i pasti sono continuamente interrotti dal suono degli smartphone. Il ragazzo non è in grado di fare amicizie, di parlare con la ragazza più carina di scuola se non attraverso i social. Allo stesso modo, la sorella minore, in piena adolescenza, è completamente succube dei “mi piace” e dei commenti dei suoi seguaci sui social. Il loro mondo è quello e quello soltanto. Manipolato, come nel caso di burattini, da una figura esterna che cerca di coinvolgerli continuamente con attività che richiedano l’uso della tecnologia. Perché è quello che gli stessi social hanno come obiettivo.
Un The truman show spostato di qualche anno.
Quello che può suscitare inquietudine dopo la visione del docufilm Netflix The social dilemma è la consapevolezza di essere succubi proprio di questo mondo dal quale, durante la visione, sembra si voglia prendere le distanze. Un po’ come The truman show anche la nostra realtà quotidiana è controllata e sorvegliata dai social e da tutto ciò che ne deriva. Non che non ne fossimo a conoscenza, ma vederlo sullo schermo e sentirlo dire direttamente da chi ha contribuito in prima persona alla realizzazione fa indubbiamente riflettere. E se in Inside Out erano le emozioni, rese docili, carine e graziose, a governare ogni nostro gesto e ogni nostra scelta, qui siamo noi stessi a decidere del nostro futuro e del nostro destino.
Ci si può ancora salvare?
Ciò che forse più di tutti si aspetta lo spettatore di The social dilemma è la ricerca di una soluzione. Come usciamo da questa situazione che sembra prospettarsi in maniera sempre peggiore? Riusciamo o riusciremo a sconfiggere la dominazione incontrastata dei social e ad essere noi stessi? Sul finire del film si tenta di dare qualche aiuto in questo senso, ma sono solo tentativi e speranze. Come quello di Jaron Lanier, noto per aver reso popolare la locuzione virtual reality:
So perfettamente che non convincerò tutti a cancellare gli account dei social, ma qualcuno sì. Convincere alcune persone a cancellare l’account è importante, perché questo crea lo spazio di un dialogo perché voglio che ci siano abbastanza persone libere dai motori di manipolazione che abbiano un dialogo che non sia limitato dai motori di manipolazione. Perciò, fatelo! Uscite dal sistema.
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