My Life Directed by Nicolas Winding Refn, il documentario sulla sfera intima e privata del regista danese
My Life Directed by Nicolas Winding Refn è un documentario ideato dalla moglie di Refn, Liv Corfixen. Realizzato durante le riprese di Solo Dio perdona, mostra il lato intimo e privato del regista danese, nel suo doppio ruolo di regista e di padre. Il documentario è disponibile su MUBI.
My Life Directed by Nicolas Winding Refn è un documentario che offre un ritratto del regista durante le riprese di Solo Dio perdona e disponibile sulla piattaforma MUBI
Tra i registi più divisivi di questo secolo c’è senza dubbio Nicolas Winding Refn, lo intervistammo qualche anno fa a Roma in occasione di un Tributo a lui dedicato da alcuni nostri amici al Cinema Aquila. Eravamo stati a cena con lui e questo é quello che ci aveva tra le altre cose raccontato. LEGGI LA INTERVISTA A REFN
Nicolas Winding Refn cineasta danese che, passando in Gran Bretagna prima e negli Stati Uniti poi, si è imposto alle attenzioni internazionali. È conosciuto soprattutto per Drive, il suo lavoro di maggior successo commerciale che gli ha portato anche il premio di miglior regista a Cannes. Mentre già con il film seguente, Solo Dio perdona, è tornato ad un grande distacco dalla sfera mainstream.
È ideato e realizzato dalla moglie di Refn, Liv Corfixen, che per la prima volta nel 2012 seguì, con i due figli, il marito sul luogo di lavoro. Il film fu girato a Bangkok, in Thailandia, e tutta la famiglia si trasferì nella capitale thailandese per la durata delle riprese. Nelle prime immagini del documentario vediamo un incontro tra Refn e Alejandro Jodorowsky, celebre regista cileno. Jodorowsky è una figura che è impossibile da racchiudere in poche righe. Drammaturgo, studioso di tarocchi, fumettista, autore di alcuni dei film più visionari mai realizzati. Ma in particolare, per questo contesto, amico e mentore di Refn. Nella scena iniziale legge i tarocchi al regista danese, preoccupato per l’inizio delle riprese e per il difficile prosieguo dopo un successo come Drive.
La quotidianità di un regista tra famiglia e lavoro
In seguito il documentario si sposta a Bangkok e mostra Refn nella sua quotidianità durante le riprese, soprattutto i momenti nella loro casa, in famiglia. Ed è un primo lato interessante, perché c’è la possibilità di scoprire uno dei lati nascosti del Cinema, ovvero la quotidianità di chi lo realizza. Un’umanizzazione di persone che siamo abituati ad idealizzare. Le riprese di Liv Corfixen mostrano un Nicolas Winding Refn alle prese con i figli piccoli, preoccupato perché la figlia si è sporta dal balcone per prendere il bucato. Un Refn che passa il tempo con loro, li fa giocare, o riposa sul divano. Un Refn che si sveglia al mattino pieno di dubbi e tormenti, pronto o meno ad iniziare un nuovo giorno di riprese. Un uomo, dunque, che cerca di conciliare il suo lavoro con l’ambito familiare e paterno.
In alcune immagini compare anche Ryan Gosling, protagonista di Solo Dio perdona così come del precedente Drive. Un amico, più che l’attore che deve dirigere, una presenza quasi costante nella loro casa sia per impegni di lavoro che per passare il tempo con la sua famiglia. Il documentario si concentra sulla sfera casalinga e familiare, poche volte vediamo Refn sul set. Ma nei momenti in cui parla più specificamente del film siamo partecipi di alcune problematiche e riflessioni che attanagliano quel mestiere.
Ciò che la Corfixen è più interessata a filmare è il marito nei momenti privati, una sorta di diario giornaliero del loro soggiorno a Bangkok. Un buon mix tra elementi che hanno a che fare con il lavoro di Refn e una loro panoramica familiare, in cui l’attenzione si sposta dal regista alla famiglia stessa e soprattutto al rapporto tra marito e moglie. Emerge tutta l’insicurezza di Refn, tutti i dubbi sul film che porta con sè e che lo tormentano costantemente. Non è sicuro che possa piacere al pubblico, che possa essere capito, fatica persino a trovare un significato o un senso.
Il fardello del successo
Il fantasma del film precedente, Drive, è una presenza fissa. È stato il suo più grande successo ma anche un punto da cui non è facile ripartire, che desta in lui grandi contraddizioni. Vuole tornare ad un cinema che sente più intimo e meno commerciale, ma è spinto anche a cercare di nuovo il successo. Tenta di staccarsi da esso, ma è un legame che non può scindere. Ci tiene particolarmente a precisare che Solo Dio perdona non è una sorta di sequel di Drive, lo ripete a Gosling, ad un giornalista, a sè stesso. I dubbi lo portano in alcuni momenti del giorno ad uno stato di semi-depressione che va poi a ripercuotersi sul rapporto con la moglie. Anche se sorge il dubbio sull’autenticità di tali situazioni.
In questo aspetto consiste l’altro lato più interessante di questo documentario. Esternamente un film può apparire come un prodotto solido, definito, frutto di un lavoro quasi asettico. Mentre invece, lasciando comunque il beneficio del dubbio per svariati casi, non è così. È un pensiero vivo tramutato in immagini, è frutto di un’esperienza in senso lato con decine e decine di dubbi, indecisioni, incoerenze che affollano la mente di chi lo realizza. Con My Life Directed by Nicolas Winding Refn, Liv Corfixen accompagna dunque il lavoro del marito dalle prime riprese sino alla proiezione al Festival di Cannes. Mostrando il lato intimo e privato di un uomo alle prese con la propria mente e il proprio lavoro. Riflettendo anche la propria famiglia e lei stessa, visione rappresentata nella breve immagine in cui appare riflessa nella finestra.
Trailer di My Life Directed by Nicolas Winding Refn