Frontiers di Fabio Zanello, la monografia sul cinema horror francese degli anni Zero
L’ultimo lavoro curato da Fabio Zanello, Frontiers. Il cinema horror franco-belga degli anni zero pubblicato da Shatter edizioni, è un tentativo di razionalizzare una delle ultime correnti quantomeno organiche sotto il cappello del genere horror: quello dell’area francofona nata con il nuovo millennio.
Nella storia del cinema mondiale l’horror è uno dei generi più riconosciuti e riconoscibili. Se le commedie devono far ridere, i drammi provocare dolore e tristezza, l’horror principalmente colpisce le paure ataviche dello spettatore.
Ma questa considerazione è un elemento basico di distinzione: nella realtà, la ricchezza del genere in questione ha rappresentato una modalità di narrazione di momenti storici particolari, di denuncia sociologica.
E anche da punto di vista estetico si è passati dalla raffigurazione dei mostri classici della letteratura gotica – pensiamo ai vari Frankenstein, vampiri, lupi mannari, mummie camminanti – in cui le ombre del bianco e nero spesso “suggerivano” piuttosto che mostrare, a una messa in scena della violenza, del sangue, della carne modificata, martoriata, fino al cosiddetto body horror estremo del cinema contemporaneo.
Frontiers. Il cinema horror franco-belga degli anni zero
In questo senso, l’ultimo lavoro curato da Fabio Zanello, Frontiers. Il cinema horror franco-belga degli anni zero pubblicato da Shatter edizioni, è un tentativo di razionalizzare una delle ultime correnti quantomeno organiche sotto il cappello del genere horror: quello dell’area francofona nata con il nuovo millennio.
La monografia ha una struttura storicista e mette in fila tutti gli autori e le autrici che in qualche modo hanno fatto nascere un nuovo modo di girare e di raccontare la realtà in piena crisi della società contemporanea. Il volume comprende, oltre i saggi di Fabio Zanello, quelli di Aurora Auteri, Gian Luca Castoldi, Danilo Arona, Rudy Salvagnini, Francesco Saverio Marzaduri, Davide Ottini, Michele Raga, Elisa Torsiello.
Zanello, giustamente, mette in evidenza l’aspetto della ricezione di questo tipo di cinema all’interno della cultura francese. In una cinematografia dove negli ultimi decenni i film più apprezzati devono essere o debitori della Nouvelle Vague oppure commedie, l’horror non ha avuto mai grande fortuna. E in effetti, molti degli autori analizzati in Frontiers o sono stati costretti a emigrare negli Stati Uniti, spesso con scarso successo, oppure si sono persi per strada.
Una sguardo sul cinema di genere del nuovo millennio
Così partendo dall’individuare i padri putativi come Jean Rollin, Georges Franju e Jacques Tourneur e traghettando un lungo periodo puntellato da isolati e sporadici esempi di film horror di produzione francese, si arriva così alla nuova generazione degli anni zero: Xavier Gens, Pascal Laugier, Alexandre Bustillo e Julien Maury. Alexandre Aja, Hélène Cattet e Bruno Forzani, Fabrice du Weltz, Xavier Palud e David Moreau.
A ogni autore (o coppia) è dedicato un saggio in cui si cerca di mettere in evidenza temi e stilemi e le alterne (s)fortune. Frontiers comprende poi saggi dedicati ad altri aspetti del new cinema horror francese.
Ci sono due saggi dedicati a due pellicole de sottogenere zombie movie: La notte ha divorato il mondo di Dominique Rocher e The Horde del duo Yannick Dahan e Benjamin Rocher.
Un’accurata analisi di due giovani registe talentuose come Julia Ducournau e Coralie Fargeat che con Raw (2016), la prima, e Revenge (2017) la seconda, puntano a un orrore della trasformazione del corpo sia come soggetto che come oggetto con uno sguardo tutto al femminile.
Infine, abbiamo un capitolo dedicato a Gaspar Noè come autore inclassificabile, ma che subisce le influenze dell’horror contemporaneo. Chiude il libro di Zanello un excursus su una serie di registi francesi che hanno utilizzato il genere horror dei colleghi in alcune loro opere, a dimostrazione di come le barriere possano essere superate e le contaminazioni sono un bene.
Frontiers. Il cinema horror franco-belga degli anni zero è un libro interessante per meglio conoscere e comprendere una cinematografia di genere così vicina e così lontana allo stesso tempo.
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