Raccontare di ciò che tutti sappiamo, di ciò che tutti dovremmo sapere significa camminare su una linea che punta al nucleo dell’uomo, attraversando il desolato territorio di ciò che appare ovvio. Se non si deflette da quella linea, se si ha la capacità di non perdere quella traccia di essenzialità, si penetra nel territorio drammaturgico della tragedia. Il luogo dove l’uomo riconosce l’uomo e ribadisce le modalità profonde di appartenenza alla sua specie. Pernilla August è riuscita a insinuarsi nel territorio della tragedia, evitando luoghi comuni, raccontandoci la storia di Lena.
La piccola Lena usa tutte le sue giovani forze per sconfiggere la povertà e le debolezze della sua famiglia. Lotta e riesce a salvarsi, a diventare una donna forte. La lotta per la sopravvivenza chiede di pagare dei tributi umani, di recidere relazioni affettive profonde. Lena adulta è riuscita a costruire una nuova esistenza, distruggendo ogni legame con il passato, relegando nell’oblio anche l’ultima persona rimasta in vita della sua famiglia d’origine, sua madre. Il legame di sangue dimostra di avere una forza dirompente capace di sconfiggere l’oblio forzoso, il desiderio di vendetta, la volontà di una vita senza passato. Nelle sue ultime ore di vita, la madre di Lena la convoca al suo capezzale per congedarsi. Non c’è la forza e la lucidità per tracciare bilanci, non c’è il tempo per lenire le ferite, e le parole del perdono non riescono a pronunciarsi. Ciononostante le due donne sono a confronto, ritornano a guardarsi e il contatto fisico diventa connessione emotiva con il proprio passato. Anche in questo ultimo passaggio di maturazione la vita pone a Lena ostacoli che la privano della possibilità della felicità, ma la sua determinazione è più forte e niente le impedirà di completare il suo percorso di formazione. Nell’epilogo del film non v’è traccia di moralità, non si pronunciano assoluzioni e neppure condanne. E non perché non se ne abbia la legittimità o la forza, ma perché si accede alla consapevolezza che la propria interezza di persona non può prescindere dalla propria dimensione non-intellettiva che ci costringe in relazioni con le persone che abbiamo e che ci hanno amato, al di là della nostra volontà.
Anche se è un’opera prima per Pernilla August, che passa alla direzione dopo le numerose esperienze di attrice, il film dimostra maturità di sguardo, denotando qualche piccola incertezza solo nell’uso della musica, a volte troppo invadente. La pellicola svedese non tradisce il consolidato stile visivo nordico che segna la sua sofferenza con una fotografia sgranata, annuncia la sua vitalità con immagini che respirano con la steady cam, e cerca consolazione nei colori caldi. Tutta la storia presente è visualizzata senza la luce solare, proprio nel giorno di santa Lucia, il giorno più breve dell’anno. E’ il momento più buio, è l’inizio del cammino verso la luce. Oltre le tenebre, oltre l’oblio. Oltre. Beyond.