LE STRADE DEL MALE: un thriller genealogico che non va da nessuna parte
Prima di tornare a casa il soldato Willard si imbatte in un commilitone crocefisso: è l'inizio di una lunga epopea che si addentra nel male dell'America e del mondo
E2È consuetudine ritenere che la voce off, in un film su grande schermo, quando non è ridondante è almeno un enorme rischio; così come le trasposizioni dei libri, se troppo fedeli. LE STRADE DEL MALE in un colpo solo si butta contro entrambi i clichè: e ha la regia di quell’Antonio Campos che nel curriculum vanta un solo prodotto di spessore, che è però la serie Netflix del Punisher che ha miseramente fallito altrove e invece nella serialità, grazie allo sguardo di un autore che sapeva cosa mettere in risalto di quel personaggio così controverso e come, ha trovato terreno fecondo.
E non si parla del Punisher Marvel a casa: LE STRADE DEL MALE, così come la tragica storia di Frank Castle, parla e racconta dell’America di provincia più profonda e più combattuta, divisa e lacerata tra atroce violenza e mistificazione della fede, tra salvezza eterna e dannazione terrena.
Parte dal libro di Donald Ray Pollock -insieme, voce narrante onnipresente e autore del libro da cui è tratto il film- e si sviluppa nell’arco di vent’anni: lungo rte contee tra Ohio e West Virginia, tutto inizia nel 1945 quando il soldato Willard Russel (Bill Skarsgard) ritorna dalla seconda guerra mondiale, combattuta presso le Isole Salomone.
Siamo nel cuore dell’America, come detto, e Willard ha ancora e per sempre negli occhi il ritrovamento di un commilitone selvaggiamente crocefisso a morte dai musi gialli.
Campos era probabilmente uno dei più adatti a mettere in scena la storia ideata da Pollock: sovrapposizione di generi, atmosfere lugubri e un occhio per il dramma, muovendosi quindi tra western post-moderno, racconto di frontiera, melò spintissimo il regista riesce -complice la sua provenienza anche televisiva- a mettere a fuoco i tanti personaggi che vanno e vengono in un attimo, dando sostanza e colore al filo eccessivamente tragico che lega le vite dei protagonisti.
Il problema è però che il Lato Oscuro dell’America rurale (è di questo che stiamo parlando) è stato oggetto di studio e racconto e film in maniera continua e reiterata: da Cormac McCarthy a Stephen King, due nomi/numi dei quali Campos non sa fare a meno nella sua ricostruzione ideologica e totemica, alla ricerca affannosa di un accento grafico che dia potenza al contenuto.
Mistero delle produzioni Netflix vuole, però, che le buone intenzioni riescano solo a lastricare la strada per l’Inferno: LE STRADE DEL MALE (e si perdoni il calembour) fa respirare il fatalismo di cui è intriso il racconto, descrivendo le sorti di un Paese cieco, sordo e muto che uccide i propri padri e si muove navigando a vista nel buio – eppure non riesce mai a sollevare la testa e assumere una forma imponente e mai derivativa, con una visione d’insieme delle vicende raccontate che latita, e un ritmo sinusoide che non aiuta specialmente se interrotto da guizzi pulp fin troppo telefonati e a tema.
Certo, Tom Holland è bravo e Robert Pattinson ancora di più (alla faccia di chi di suo ricorda solo TWILIGHT): ma mettere un po’ di ordine nei vari segmenti, rallentare ogni tanto e dividere meglio il senso dei tanti campi/controcampi e dei prim(issim)i piano avrebbe aiutato molto di più.
LE STRADE DEL MALE (THE DEVIL ALL THE TIME)
Anno: 2020
Durata: 138'
Distribuzione: Netflix
Genere: drammatico
Nazionalita: Stati Uniti
Regia: Antonio Campos
Data di uscita: 16-September-2020
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