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Oleg di Juris Kursietis. Trama e Recensione

Vincitore di numerosi premi nei Festival internazionali e presentato in concorso al 72° Festival di Cannes, il film è stato selezionato per far parte del Trieste Film Festival in Tour 

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Oleg  è un film del 2019 di Juris Kursietis. (Modris –2014). Presentato in concorso al 72° Festival di Cannes il film e al 31° Trieste Film Festival, la pellicola è stata selezionata per far parte del  Trieste Film Festival in Tour, l’iniziativa ideata da Trieste Film Festival con Lo Scrittoio che porta nei cinema d’Italia il meglio dell’ultima edizione della manifestazione. L’obiettivo del progetto è far conoscere al grande pubblico una selezione dei migliori lavori presentati durante l’ultima edizione del Festival, primo e più importante appuntamento italiano con il cinema dell’Europa Centro Orientale che da quasi trent’anni funge da ponte tra oriente e occidente, mettendo in contatto le diverse latitudini dell’Europa del cinema.

Oleg è una storia di sfruttamento e di immigrazione che mette al centro la difficile situazione vissuta da molti immigrati all’interno dell’Europa.

Oleg Trama:

Belgio. Oleg è un giovane macellaio che parte per Bruxelles alla ricerca di un lavoro migliore. Trova occupazione in uno stabilimento in cui si lavora la carne. Tradito da un collega, viene licenziato e si ritrova indebitato insieme alla nonna. Del tutto smarrito e senza una direzione da prendere non ha più neppure il permesso di lavorare in Belgio.Sentendosi sperduto si lascia coinvolgere da un losco individuo, il polacco Andrzej (David Ogrodnik), un personaggio detestabile che fa parte del mondo della criminalità.  Oleg si trasferisce in una nuova casa dove vivono altri operai polacchi e pian piano scopre la vera natura del suo “benefattore”.

Carne da macello

Sei solo un pezzo di carne.

Il macello è sicuramente la metafora principale del film. L’uomo come “carne da macello”, esposta dietro un vetro una volta terminato il processo di lavorazione.

Il maiale appeso al gancio mobile della macelleria è l’immagine che torna spesso con prepotenza nel film e il regista indugia sul movimento di scorrimento del macchinario che trasporta la carne da un luogo all’altro del mattatoio.

Kursietis esplora questo ambiente opprimente , associando il senso di soffocamento provocato ad Oleg dal maiale ormai inerme . Il macello è la società che seleziona solo le parti buone, che accoglie gli immigrati mal pagati e sfruttati come branchi di animali, costretti a vivere quasi in condizioni di schiavitù non legalizzati.

L’associazione tra le “bestie” morte e l’uomo ritorna spesso nel film, anche in altre scene, come quella del ritrovamento del cervo in campagna. Oleg è l’agnello sacrificale e la carne degli animali, smembrata , poi pulita e cucinata,  è metafora degli operai , feriti mentre lavorano negli stabilimenti , senza sicurezza ( uno di loro si taglia anche un dito). Ma è anche la putrefazione sociale del vivere in condizioni disumane.

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Oleg: nazionalismo e appartenenza

If you believe you’re a citizen of the world you’re a citizen of nowhere” dice Theresa May.

E questo termine di cittadino del “nowhere” , di un nulla geografico, definisce bene lo status rappresentato da Oleg nel film. E’ lo status subumano in cui versano i tanti emigranti che attraversano i confini del loro noto per fare una vita migliore.

Kursietis non si concentra però sul classico flusso migratorio da Sud a Nord. Ci parla dell’immigrazione dei lavoratori che si muovono all’interno dell’Europa stessa. Oleg è un lettone, parla russo, migra in Belgio, dove viene sfruttato, da criminali polacchi. Una commistione di popoli e culture, un melting pot che non ha univoca identità, una fusione di lingue che evidenzia anche una grande disparità sociale dove forti sono ancora gli echi del Muro. L’Europa intera è descritta come luogo di differenze nazionali, di grandi divari economici.

Oleg è comunque fiero del suo passaporto perchè lo identifica. Appartenere ad un luogo per lui è importante . Quando riceve il documento è felice, e si stupisce vedendo altri che vorrebbero bruciare il loro durante una cena. Ritrovandosi catapultato nel mondo del capitalismo si sente turbato: tutto è esposto, come mercanzia, nella vetrina del benessere e dell’apparenza e si scontra con barriere insormontabili. Di fronte al senso di frustrazione provato vivendo varie situazioni di rifiuto sviluppa così un forte istinto di ribellione che lo porta a gesti anche violenti.

Oleg: tra documentario e visioni oniriche

La regia di Kursietis utilizza una tecnica che oscilla tra lo stile documentaristico puro e l’effetto onirico. La telecamera indugia spesso solo sul volto in primo piano del protagonista ( un bravissimo Valentin Novopolskij) . La fotografia, che immortala un’alternanza di bianchi spazi innevati, natura selvaggia e ambienti oscuri, chiusi e claustrofobici, esprime in modo eccellente lo stato emotivo e il senso di oppressione di Oleg. Il contatto con gli ambienti vivi (acqua, neve) è l’immergersi per purificarsi dall’impurità degli ambienti interni umani.

La pellicola  è una forte riflessione politica, sociale e demografica; un film amaro che impietosamente getta il suo sguardo sulla condizione di sentirsi Non-cittadino,  straniero nel proprio stesso paese, membro di un non luogo.

Produzione

Tasse Film, Iota Production, iN SCRiPT, Arizona Films Productions

 

Cast:

Valentin Novopolskij
Dawid Ogrodnik
Anna Próchniak

 

Oleg

  • Anno: 2019
  • Durata: 108 minuti
  • Distribuzione: Arizona Distribution
  • Genere: drammatico
  • Nazionalita: Lettonia, Belgio, Lituania, Francia
  • Regia: Juris Kursietis
  • Data di uscita: 17-May-2019

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