Korea Film Fest 2020 K-doc Il documentario GARDEN, ZOOLOGICAL ci fa riflettere sul rapporto tra Animale e Uomo
Un documentario molto chiaro e lineare la cui visione ci pone inevitabilmente degli interrogativi su quanto l'intervento dell'uomo possa rivelarsi pericoloso quando va a minare quell'istinto primordiale che da sempre caratterizza la differenza tra l'Animale e l'Uomo.
Nella sezione K-Doc della 18esima edizione del Korea Film Fest, in questi giorni a Firenze, molto interessante la proiezione di Garden, Zoological documentario del cineasta coreano Wang Min-Cheol, interamente girato all’interno di un’area di conservazione per specie animali in pericolo, che ci fa riflettere sul rapporto tra uomo e regno animale.
Garden, Zoological, il regno dell’uomo
Nella lingua coreana la parola zoo indica un parco tematico, e pone l’enfasi proprio su questo aspetto del divertimento.
A Cheongju, una piccola città nella parte centrale della Corea Del Sud lo zoo comunale è diventato su disposizione del governo una riserva di conservazione, lontana dal luogo naturale da cui provengono gli animali.
Lo zoo è attualmente impegnato nell’inseminazione artificiale dei gatti selvatici, che rappresentano una specie in pericolo, oltre a essere in cima alla catena alimentare.
Oltre ai gatti selvatici, i dipendenti dello zoo si occupano in modo molto accurato e meticoloso delle specie presenti nell’area tra cui le otarie, alcune esemplari rari di uccelli, un maschio di leone molto anziano (e senza criniera), un orso, una tigre.
Tra scienziati, impiegati, e borsisti il piccolo ecosistema è un vero e proprio Regno Animale dove l’uomo tiene le fila della vita. Studia dati, fa ipotesi, preleva campioni, esamina e analizza ogni piccola variazione nel peso delle specie femmina, affinché si realizzi l’ingravidamento sperato.
Fin dove si spingono tutte queste cure amorevoli?
Dettate sicuramente dall’amore per gli animali e per il proprio lavoro si ha la sensazione che l’uomo sfiori l’accanimento a tutti i costi, una specie di lotta per la supremazia nel Regno Animale.
Se è vero che le specie sono in pericolo e che il lavoro dell’equipe è senz’altro preziosissimo, è anche vero che gli animali stanno perdendo l’istinto.
Curati e nutriti, a volte anche contro la volontà dello stesso animale, se fossero lasciati liberi probabilmente morirebbero subito.
Garden, Zoological, il leone ha perso la sua criniera
Nella scena d’apertura del documentario vediamo un leone senza criniera. Un maschio in età avanzata, circa 15 anni, è destinato a perderla.
Sembra la metafora di un mondo in cui gli animali non hanno più l’istinto della sopravvivenza (e forse non ce l’ha nemmeno più l’uomo).
Non era l’intenzione del regista quella di schierarsi, ma semplicemente quella di mostrare un aspetto importante della vita del suo paese.
L’evolversi del suo documentario è molto chiaro e lineare. Non si può fare a meno di porsi certi interrogativi su quanto l’intervento dell’uomo possa rivelarsi pericoloso quando va a minare quell’istinto primordiale che da sempre caratterizza la differenza tra l’Animale e l’Uomo.
A ricordarci quell’istinto, le scene di quotidiana interazione tra l’uomo e l’animale, si intervallano a meravigliose immagini del verde dei rigogliosi paesaggi circostanti.
La natura è selvaggia e prepotente, e probabilmente si cercherà di farvi tornare gli animali, accompagnandoli a un graduale inserimento nel loro habitat naturale.
Garden, Zoological, il trailer
동물, 원 Dong-Mool, Won (Garden, Zoological)
Anno: 2019
Durata: 97'
Genere: Documentario
Nazionalita: Corea Del Sud
Regia: Wang Min-Cheol
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