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RATCHED: la recensione della serie Netflix sull’infermiera più famosa del cinema

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Ratched è una serie Netflix creata e diretta da Ryan Murphy, già autore di serie cult come American Horror Story o Nip/Tuck.

La storia è ambientata nell’ospedale psichiatrico Lucia State Hospital, in cui l’infermiera Mildred Ratched si presenta in cerca di un impiego dopo l’annuncio che il serial killer Edmund Tolleson verrà ospitato lì, prima di affrontare il processo per aver compiuto una strage di preti.

PREQUEL DI QUALITA’

Con l’avvento della serialità televisiva è sempre più facile imbattersi in opere dal lungo respiro che si ricollegano più o meno indirettamente a film celebri o di serie stesse (pensiamo alla news sul telefilm che sarà de La Bella E La Bestia, o Carrie Diaries da Sex & The City, o ancora Gomorra e il prossimo venturo su Robocop) costituendone il prequel o il sequel o addirittura lo spinoff, ma soprattutto invertendo la rotta per cui il prodotto germinato dall’originale era in media peggiore.

Ratched è la nuova serie creata da Ryan Murphy: accompagnata da un’estetica che la lega a doppio filo con l’altra creazione, American Horror Story (e ovviamente, per i particolari art decò, a AHS: Asylum e AHS: Hotel), il serial è la storia dell’infermiera Mildred Ratched, protagonista del capolavoro di Milos Forman Qualcuno Volo’ Sul Nido Del Cuculo, e del racconto originale riprende le caratteristiche basilari del personaggio.

UN PERSONAGGIO SFACCETTATO

Che viene però ampiamente ripreso, ampliato e approfondito: complice la straordinaria Sarah Paulson, volto dell’horror postmoderno seriale grazie ai suoi personaggi nei serial del Murphy, Mildred Ratched è centro emotivo e terrificante del serial che porta il suo nome fin dal titolo.

Spietata e fragile, incredibilmente lucida e ossessivamente appassionata, la protagonista è piena di sfaccettature e si muove nella California esistenziale del 1947: il binomio Murphy e Paulson riesce come sempre ad iniettare nel genere suggestioni ed echi più svariati, raccontando la follia umana in un intricato labirinto misterioso e terrificante che lambisce politica, critica sociale e racconto morale.

Su tutto, ovviamente svetta l’estetismo sfrenato e onnivoro del creatore: cromatismi al neon e messa in scena bizantina, i luoghi ricreati da Ratched sono luoghi della mente prima che geografici, corredati da una colonna sonora onnipresente che guarda da vicino ad Hermann così come le stesse colorazioni pastello e ridondanti riecheggiano il Technicolor di Hitchcock e della Hollywood che fu.

Dal punto di vista testuale, poi, Ratched investe e insegue la ricerca dell’identità in un gioco di specchi sessuale e carnale (le tematiche LGBTQ+ sono le fondamenta delle opere di Murphy), che non rinuncia neanche questa volta a qualche stoccata qua e là al sistema sanitario, mentre combaciano rimosso e rimorso di Storia Americana.

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