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The Alienist 2: su Netflix tornano le avventure di Laszlo Kreizler

The Alienist 2 riprende le avventure di Laszlo Kreizler e porta lo spettatore ancora più dentro la New York di fine Ottocento, in un crescendo di emzioni e colpi di scena.

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Disponibile su Netflix dal mese di luglio, la seconda stagione di The Alienist si riaggancia a quanto avvenuto in precedenza, narrando le vicende di Laszlo Kreizler (Daniel Brühl), impegnato a scoprire cosa si cela dietro alcuni rapimenti infantili. Al suo fianco tornano ovviamente John Moore (Luke Evans) e Sarah Howard (Dakota Fanning).

La serie, targata TNT, prende le mosse dall’omonimo romnzo di Caleb Carr, L’alienista. Almeno per quanto riguarda la prima stagione. La seconda è infatti basata su L’angelo delle tenebre, sempre scritto dallo stesso autore statunitense, esperto di storia militare.

The Alienist, tra le serie migliori degli ultimi tempi

Grazie anche alla sua ambientazione, all’intreccio della narrazione, all’ottimo cast, The Alienist è senza dubbio tra i prodotti più meritevoli degli ultimi tempi. Non solo nel genere di appartenenza – un crime in costume, alla stregua di Ripper Street e Copper – ma nell’oceano di proposte televisive che ogni mese sbarcano sui nostri canali e che le tentano tutte pur di trovare quel successo necessario ad avere un seguito.

Qui ci troviamo di fronte a una base solida, letteraria, su cui viene innalzato il progetto. La coerenza è il secondo elemento fondamentale alla sua riuscita: è infatti importante non snaturare il materiale a disposizione, ed eventualmente arricchirlo tenendo ben a mente quali siano i punti di partenza e di riferimento.

Leggendo l’opera di Carr ci si rende subito conto di quanto la serie tv sia debitrice al romanzo per tutta una serie di suggestioni. Ma al tempo stesso diviene anche un tramite eccezionale per far sì che esse possano prendere visivamente vita.

L’evoluzione dei personaggi rende la seconda stagione superiore

The Alienist è frutto di una commistione perfettamente calibrata, dove ciascun elemento concorre alla massima resa. La dimostrazione di ciò potrebbe forse trovarsi nel fatto che la seconda stagione appaia ancora superiore alla precedente, come se in qualche modo il tiro fosse stato aggiustato, andando a soffermarsi su quegli aspetti ed elementi più accattivanti e di sicuro impatto.

Se all’inizio i personaggi sono presentati e solo in part sviluppati, in seguito avviene l’evoluzione effettiva delle personalità e dei rapporti reciproci. Ecco allora che la storia di John e Sara compie un balzo in avanti, portando lo spettatore più vicino alle loro anime e alle spinte che li muovono. Dal canto suo anche Laszlo è protagonista di un incontro quanto mai illuminante. Ciascuna situazione permette di andare più a fondo nella storia e di creare legami imprescindibili.

Queste figure rappresentano uomini e donne reali, inseriti in un preciso e particolareggiato contesto storico-sociale, nel quale pensano e agiscono a seconda del proprio carattere, delle ambizioni ed esperienze.

L’ambientazione e la regia completano il già ricco quadro

Ogni stagione di The Alienist, incentrata su un singolo caso che si snoda attraverso i vari episodi, permette di portarne alla luce un pezzettino alla volta. Viene così a comporsi un quadro ricco e pieno di sfaccettature, al quale è naturale e facile appassionarsi.

Dal punto di vista attoriale, Brühl, Evans e la Fanning sembrano letteralmente in stato di grazia, ognuno di loro capace di caratterizzare il rispettivo ruolo e di donargli un’umanità vera e tangibile.

A dare man forte ci pensa ‘ambientazione: la New York di fine Ottocento torna a catturare il cuore e lo sguardo, avvolgendo tra le sue suggestive spire e mettendo in luce le correnti che attraversano il secolo in questione.

Registicamente troviamo uno stile classico seppur venato da intuizioni alquanto notevoli. La cura dei dettagli, unita a un occhio fotografico nitido e implacabile, consente di sfruttare le potenzialità e e le suggestioni offerte dagli scenari.

The Alienist è una di quelle serie in cui si percepisce forte e chiara la preparazione di chi ha dato loro vita e forma. Senza sbavature o scelte forzate, la narrazione segue il suo corso in crescendo. Motivo per cui la seconda stagione risulta ancora più potente della prima.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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