Nomadland della regista cinese Chloé Zhao vince il Leone d’Oro alla 77° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film drammatico è tratto dall’omonimo libro di Jessica Bruder e vede come protagonista assoluta Frances McDormand.
Quasi un docufilm fra dramma sociale e fuga da sé stessi
Il tempo in sala sembra dilatarsi e poco meno di due ore somigliano realmente ad un anno. È lo stesso scorrere lento vissuto dalla protagonista Frances McDormand nel suo minivan, in un giro circolare sulle strade blu americane fino ai confini del deserto. Luoghi non luoghi, incontri casuali, amicizie e dialoghi generati dalla necessità di condividere passate solitudini, frustrazioni dovute alla crisi economica e la scelta di una vita nomade in risposta ad un sistema sociale al collasso, causa la speculazione finanziaria immobiliare e la crisi del lavoro.
La regista Chloé Zhao usa volti da neorealismo e una attrice su tutte che sa come interpretare ruoli di donne alle prese con i propri demoni interiori. Molto interessante, in questo mondo quasi totalmente femminile in fuga, la prova attoriale di David Russell Strathairn, la sceneggiatura lo premia regalandogli un personaggio completo, l’unico forse nel film, capace di maturazione positiva.
La protagonista risulta appesantita da troppe sfumature emotive che invece di arricchire il soggetto lo disgregano.
I drammi sociali, che finora solo Ken Loach riesce a trasformare in racconti indimenticabili, qui non bastano. La regista lo intuisce e sovraccarica la protagonista di ulteriori tensioni private: il lutto, il contrasto inspiegabile con la famiglia d’origine, una anaffettivita’ e estrosita’ caratteriale che invece di arricchire sfaldano la figura della donna in tanti piccoli pezzi in un puzzle senza ordine.
Qui il film indugia, rallenta e si perde.
Non bastano i paesaggi selvaggi, i cieli sconfinati e il pianoforte di Ludovico Einaudi a riempire i vuoti di tanta complessità.
Il film verrà distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi da Searchlight Pictures dai primi di Dicembre e c’è già profumo di Oscar.