Dopo aver diretto Volevo solo nascondermi (attualmente ancora in alcune sale cinematografiche dopo essere stato bloccato ad appena una settimana dalla sua uscita in sala a causa dell’emergenza COVID – 19), Giorgio Diritti ha presentato il suo cortometraggio di tredici minuti dal titolo Zombie alla 77° Mostra del Cinema di Venezia come evento di chiusura della 35° Settimana Internazionale della Critica.
LEGGI QUI L’INTERVISTA A GIORGIO DIRITTI SU ZOMBIE.
Zombie, il frutto di un lungo lavoro
L’opera è prodotta dalla sua casa di produzione Arancia Film in collaborazione con Rai Cinema, e racconta attraverso gli occhi di una bambina il disagio di essere figlia di genitori separati.
Zombie, in realtà, è un saggio di chiusura di un corso di regia e sceneggiatura svoltasi a Bobbio per la Fondazione Fare Cinema di Marco Bellocchio dal titolo Dall’idea al set.
È frutto di un lungo lavoro di gruppo da parte di ragazzi che hanno discusso su quale tema trattare, ma alla fine hanno deciso di puntare sul complesso rapporto genitori – figli.
Le riprese si sono svolte a Bobbio, città d’origine di Marco Bellocchio e sono durate sei giorni. A dare volto e anima alla mamma della piccola Camilla interpretata da Greta Buttafava è una bravissima Elena Arvigo (Tutta la vita davanti, Fabrizio De Andrè – Principe Libero), oltre ad essere una delle promettenti attrici del teatro italiano contemporaneo.
Zombie, la trama
Attraverso gli occhi innocenti di una bambina in un giorno di fine ottobre (è la vigilia di Halloween) si racconta il disagio che molti bambini vivono essendo figli di genitori separati. In un difficile rapporto oramai agli sgoccioli e ai ferri corti chi ci rimette sono i bambini, i quali sono vittime di un trauma che a volte riescono con il tempo a superare, ma in alcuni casi li segnerà profondamente per tutta la propria esistenza.
Come ha detto Giorgio Diritti in un’intervista: “Zombie è una riflessione su quei traumi infantili che resteranno nel tempo e che i bambini certo non meritano”.
In quei tredici minuti lo spettatore riesce a cogliere il grande trauma che la piccola Camilla vive assistendo alla scena finale che chiude il cortometraggio.