Giornate degli Autori #Venezia77: iSola di Elisa Fuksas ci riporta ai giorni della pandemia
Dopo Nina (2012) e The App (2019), il documentario iSola di Elisa Fuksas è un diario personale di fede e speranza, girato come antidoto contro la paura del virus, di stare male, della solitudine, attraverso il potere più forte di tutti: quello del racconto.
Presentato alle Giornate degli Autori di questa edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il documentario iSola di Elisa Fuksas ci riporta ai giorni della pandemia, legando la storia che in quei giorni il mondo intero stava vivendo, alla sua storia personale, fatta di una malattia dentro la pandemia, di amicizia, di sorellanza e di nuovi modi per non sentirsi soli.
Dopo, tra gli altri, Nina(2012) con Diane Fleri e Luca Marinelli, il documentario ALBE – A life beyond Earth (2019) e The App (2019) distribuito da Netflix,iSola è un diario personale di fede e speranza, girato per esorcizzare la paura della morte.
iSola di Elisa Fuksas: la recensione
Girato con un telefonino, in una situazione di solitudine, spezzata da qualche incontro con la sorella Lavinia e dalle videochiamate con i medici, iSole sembra non prestare attenzione all’estetica e alle convenzioni formali tipiche del racconto audiovisivo.
Eppure è un racconto potente – quasi una diretta – di quanto le stava accadendo.
A vederlo oggi, dopo soltanto quattro mesi dalla riapertura del 4 maggio, sembra che iSolaracconti una storia accaduta un secolo fa.
Eppure l’immediatezza e la spontaneità rese dalle riprese ci fanno ripercorrere con un sentimento ancora vivo, attimo dopo attimo, quelle date, quegli avvenimenti, addirittura le polemiche di quei giorni.
L’inizio del lockdown, i runner che corrono in centro, i negozi chiusi, le altre malattie che sembravano essere diventate inesistenti, Papa Francesco in una Piazza San Pietro vuota.
Sembra persino normale, oggi, dopo quattro mesi, vedere le persone, amici e familiari di Elisa, che sembrano restie ad abbracciarsi.
Perché in fondo ci si abitua a tutto, basta trovare un antidoto alla paura. Del virus. Di stare male. Di stare da soli.
iSola di Elisa Fuksas: le storie che si confondono
Quando storie più grandi di noi si confondono con la nostra di storia, è ancora più difficile decifrare quello che le storie sembrano dirci. Ma forse è solo una nostra ossessione che tutto ci parli e che tutto parli di noi.
Il 26 febbraio 2020 era mercoledì delle ceneri, il primo giorno di Quaresima. Ed era anche la vigilia di una pandemia le cui conseguenze ci sembravano (e ci sembrano ancora oggi) impensabili.
Quel giorno a Elisa Fuksas viene trovato un nodulo maligno alla tiroide.
Soltanto un anno prima si era battezzata e la fede, in questo lungo calvario nel calvario, le sarà di grande aiuto.
Ma è il raccontare storie che le dà ancora più forza. La sua storia. La storia della sua città, Roma, che sembra uscita da uno di quei film distopici su un futuro prossimo soltanto nei film e nei romanzi di fantascienza. La storia di quei due mesi in cui abbiamo tutti rimodulato le nostre esistenze, esattamente come ha fatto Elisa.
Tante isole, separate l’una dall’altra, ognuna con la propria solitudine.
E come un fiore che nasce nel deserto tra le fessure aride del terreno, emerge piano piano la storia di Elisa e Alessia, sua amica storica da 25 anni, che scopre poco dopo di avere un linfoma.
Dopo un periodo di silenzio tra le due, e un riavvicinamento proprio quando Elisa aveva saputo del suo nodulo, il rapporto tra le due donne torna a riempire le loro vite.
Da lontano. Attraverso gli schermi di un computer o di un cellulare.
Il 21 aprile Elisa riesce ad operarsi alla tiroide.
Quando arriva lunedì 4 maggio l’estate è alle porte eppure Elisa fatica a uscire dal guscio.
La sua storia si incrocia con le storia di tutti noi: frastornati, accecati dalla libertà di uscire, smarriti nell’incertezza, nella paura, nel non sentirsi più protetti tra le quattro mura di casa e quelle abitudini a cui, ormai ci eravamo attaccati.
iSole: un pellegrinaggio dentro noi stessi
Dopo l’incontro con Alessia, sciolto in un abbraccio che tutti noi abbiamo desiderato in cui giorni di clausura, Elisa decide di fare il pellegrinaggio notturno alla Madonna del Divino Amore.
Ma l’appuntamento tra i fedeli, con partenza da Circo Massimo e il suggestivo percorso sull’Appia Antica, non è ancora ripreso.
Elisa lo compie di giorno, da sola, tra i pericoli di una strada trafficata e quelli della campagna (ho paura di trovare serpenti ai margini dei marciapiedi sgangherati). Fino ad arrivare al santuario che però trova chiuso.
Mancano gli altri a questo cammino.
E sono gli altri a trovare un finale a questo pellegrinaggio interiore.
Il nostro, di tutti quelli che hanno fatto parte di questa storia di questo tempo, è un pellegrinaggio spaziale.
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