Giornate degli Autori #Venezia77: Cigare au miel di Kamir Aïnouz
In Cigare au miel, l'intima regia di Kamir Aïnouz si avvolge attorno alla protagonista come un sottile velo, seguendone lo sviluppo emotivo e la ricerca identitaria. Selma non è solo la protagonista del film ma diventa anche il punto focale della visione e della percezione. Il film ha aperto le Giornate degli Autori di Venezia.
Le Giornate degli Autori2020, rassegna autonoma all’interno della Mostra del Cinema di Venezia, si sono aperte con Cigare au miel, opera prima scritta e diretta dalla franco-algerina Kamir Aïnouz. Da non confondere con Karim Aïnouz, fratello di Kamir, anch’egli regista e autore di La vita di Eurídice Gusmão. Non è l’unico intreccio di parentela che coinvolge il film, la protagonista infatti è Zoé Adjani, nipote di Isabelle Adjani, celebre attrice francese. Cigare au miel vede tra i co-produttori anche i registi Luc e Jean-Pierre Dardenne.
Trama di Cigare au miel
Parigi, 1993. Selma, diciassette anni, vive con la sua famiglia berbera borghese e secolare. Quando incontra Julien, un giovane affascinante per cui prova una forte attrazione, si rende conto per la prima volta delle severe regole della sua famiglia patriarcale e di come queste influiscano sulla sua intimità. Mentre l’islamismo assume il controllo del paese di origine e la famiglia si sgretola, Selma scopre quanto sia potente il suo desiderio. Deve resistere e combattere. Attraverso la forza della sua gente, inizia a camminare lungo la strada che le farà capire cosa significhi diventare una donna libera.
Recensione
Alla sua opera prima, l’intima regia di Kamir Aïnouz si avvolge attorno alla protagonista come un sottile velo, seguendone lo sviluppo emotivo e la ricerca identitaria. Selma non è solo la protagonista del film ma diventa anche il punto focale della visione e della percezione. È una giovane ragazza di 17 anni che ha origini algerine ma è nata e cresciuta a Parigi. Anche se non sembra algerina, come le ripetono più volte, lei sente di esserlo così come sente di essere francese. È proprio questo scontro/incontro culturale che si pone come uno dei temi fondamentali del film. Due mondi che sono socialmente e culturalmente molto distanti e lei inizia ad accorgersene maggiormente proprio a quell’età.
Cigare au miel è un film di formazione, il racconto dello sviluppo di una giovane ragazza in cerca di indipendenza e di affermazione nell’età di transizione. La nuova scuola e la conoscenza di ragazzi la conducono in una nuova sfera sociale in cui non è facile adattarsi. Un mondo in cui scopre il sesso e il ruolo che ricopre, tra apprezzamenti, allusioni, richieste, comportamenti. Ma un mondo che la mette anche in opposizione ai genitori, iperprotettivi e ancorati al retaggio della propria cultura e abitudini. I litigi e gli scontri tra loro e Selma e anche tra di loro crescono inesorabili, evidenziando e rimarcando il percorso della ragazza. Non vogliono vederla rientrare tardi o uscire con abiti eccessivamente aperti e soprattutto hanno paura che possa perdere la verginità. Tentano di combinarle un matrimonio ma è proprio con quella persona che Selma ha l’esperienza più negativa.
Gabbie sociali da allontanare
È il momento in cui Selma si affaccia al mondo adulto, in cui conosce il suo corpo e il sesso, in cui cerca la propria strada. Ma anche il momento in cui deve fare i conti con due identità culturali così diverse. Culture che hanno i loro vincoli e le loro gabbie, quella del forte patriarcato legato alle origini della famiglia e quella della visione sessuale della donna nel mondo occidentale. E lei tenta di sfuggire a queste costrizioni sociali che opprimono la donna, ricercando un proprio ruolo e una libertà identitaria. Opponendosi alla visione familiare del matrimonio come principale prospettiva e sentendosi libera di perseguire le proprie esperienze.
Il film si carica anche di sfumature politiche, facendo riferimento alla situazione dell’Algeria negli anni ’90. Un paese minacciato dal terrorismo, pericoloso e in cui chi studia viene minacciato. Ma il viaggio che compie in Algeria, in cui ritrova sua nonna e le sue origini, si rivela fondamentale e decisivo per il suo cammino.
È un film fatto, quindi, di molti scontri e tensioni; lo scontro culturale, i litigi con e tra i genitori, le tensioni sessuali e gli scontri armati in Algeria. Conflitti che diventano metafora della vitalità di Selma, della sua fase di passaggio e del suo tentativo di affermazione. In Cigare au miel sono importanti anche le scene nella natura, seppur poche. Il film inizia con il mare, sequenza ripetuta poi nella parte finale, che lascia immediatamente respirare un senso lirico di libertà. Contrapposto al momento in cui la ragazza, in Algeria, si trova in un campo pieno di fichi d’India. Inizialmente è tenuta ai margini dell’inquadratura, minacciata dalle spinose piante, fino a che non scende a cogliere e mangiare un frutto. Gesto dalle molteplici allegorie così come tutto il film; dai titoli di testa al “sigaro al miele” ripreso dal titolo, dolce tipico algerino ma anche lascivia simbolica.
Una trama apparentemente convenzionale che rivela molti temi e sfumature ben dosate dalla sceneggiatura. Pur basandosi sulle esperienze della regista, non si cala eccessivamente nell’autobiografia ma racconta in modo universale. La regia di Kamir Aïnouz è intima, sensibile e abile nel seguire l’andamento emotivo della protagonista tramite sguardi, primi piani, lievi sfocature e inquadrature come un efficace movimento di macchina con effetto vertigo che rivela perfettamente il suo stato d’animo. Il film è pervaso di forte erotismo senza che vengano mostrate nudità e in particolare risalta la bravura di Zoé Adjani, che interpreta Selma. La Aïnouz è riuscita a trovare un’eccellente complicità con lei e l’ha saputa tradurre visivamente, grazie anche all’ottima interpretazione della giovane attrice.
Cigare au miel di Kamir Aïnouz
Anno: 2020
Durata: 100'
Genere: Drammatico
Nazionalita: Francia, Algeria
Regia: Kamir Aïnouz
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