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In blu-ray la versione integrale di Salò o le 120 giornate di Sodoma

Segnali dall’universo digitale. Rubrica a cura di Francesco Lomuacio

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In versione integrale e restaurata, CG Entertainment (www.cgentertainment.it) rende disponibile in blu-ray Salò o le 120 giornate di Sodoma, ultimo film di Pier Paolo Pasolini. Ultimo a causa della sua prematura, tragica scomparsa avvenuta nel 1975, in quanto avrebbe in realtà dovuto rappresentare il primo tassello di una nuova trilogia. La Trilogia della morte, dopo quella della vita costituita da Il Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore delle mille e una notte. Un tassello per il quale, intento a realizzare un lungometraggio atto a descrivere l’anarchia di ogni potere, prese ispirazione dall’incompiuto testo sadiano Le 120 giornate di Sodoma. Incompiuto testo che, su sceneggiatura scritta in collaborazione con Sergio Citti, l’autore di Teorema cala nell’Italia settentrionale dell’occupazione nazi-fascista. Dove troviamo quattro potenti individui della Repubblica di Salò che fanno rapire e rinchiudere sani giovani di bell’aspetto in una villa dei pressi di Marzabotto.

Giovani di entrambi i sessi. Il motivo? Far sì che divengano le vittime sacrificali dei loro desideri più abbietti in una sorta di Inferno dantesco.

Non a caso, già presenti nell’opera di De Sade, sono inclusi riferimenti incrociati all’extratesto dell’Inferno di Dante Alighieri durante la oltre ora e cinquanta di visione.

Come pure sono inclusi molti altri riferimenti letterari, da Roland Barthes a Philippe Sollers, passando per Simone De Beauvoir, Pierre Klossowski e Maurice Blanchot. Mentre è di sicuro l’universo della pittura ad aver influenzato la minuziosa geometria delle inquadrature che compongono Salò o le 120 giornate di Sodoma. Inquadrature destinate ad immortalare tutto ciò che provocò proteste e lunghe persecuzioni giudiziarie fin dall’uscita in sala della pellicola, nel 1976. Tanto da portarla ad essere sequestrata, per poi tornare in circolazione soltanto due anni più tardi. Quando il produttore Alberto Grimaldi aveva già subìto processi per oscenità e corruzione di minori.

Perché il testamento pasoliniano in fotogrammi, decisamente audace per l’epoca e attualissimo ancora oggi, nel XXI secolo, non ci va affatto leggero. Caratterizzato da una teatralità testimoniata in particolar modo dalla quasi totalità di interni, individua buona parte del proprio fascino nella grande importanza conferita ai volti. Da quelli innocenti delle vittime ai gelidi e soddisfatti dei carnefici, comprendenti un Paolo Bonacelli atto a cimentarsi, oltretutto, in un cinico discorso riguardante la morte della madre. Senza contare i monologhi trasudanti espliciti dettagli sessuali sfoderati da Hélène Surgère ed Elsa De Giorgi, intrisi della violenza suggerita anticipante quella mostrata in seguito. Man mano che, tra infinità di nudità maschili e femminili, sottomissioni e stupri crudeli, si approda  al Girone del sangue e, ancor prima, della merda. Con tanto di banchetto che non può far altro che mettere a dura prova anche lo stomaco dello spettatore meno sensibile.

Del resto, non dobbiamo dimenticare l’interesse che Salò o le 120 giornate di Sodoma ha involontariamente suscitato da parte dell’exploitation tricolore. In quanto, insieme a Il portiere di notte di Liliana Cavani e Salon Kitty di Tinto Brass, ha contribuito alla nascita del filone nazi-erotico.

Quello annoverante La bestia in calore di Luigi Batzella e L’ultima orgia del Terzo Reich di Cesare Canevari, per intenderci. Un po’ in maniera analoga a come il sopra menzionato Il Decameron diede il via al decamerotico dei vari sequel apocrifi, Fiorina la vacca e simili. Ma stiamo comunque parlando di b e z-movie cui interessa esclusivamente rendere ancor più esagerate per un pubblico di voyeur le atrocità evidenziate da Pasolini. Del tutto orfane della cura scenografica e fotografica, nonché della ricerca poetica tipica di colui che esordì dietro la macchina da presa tramite Accattone. Colui che ritroviamo anche nei contenuti extra di questa edizione in alta definizione di Salò o le 120 giornate di Sodoma. Tra backstage (la cui seconda parte è muta), un’intervista rilasciata il 28 Aprile 1975 e un estratto audio accompagnato da immagini.

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