Distribuito da Netflix sulla sua piattaforma, Project Power di Ariel Schulman e Henry Jost partiva dalla libertà di non doversi rifare a un esemplare precostituito ma anche con lo svantaggio di non poter contare sullo zoccolo duro di appassionati già fidelizzati al prodotto in questione.
Il risultato però non si distacca dalla routine a cui da un pò di tempo ci hanno abitutato i Superhero Movie.
Diventato un genere a se stante, capace di piegare con la forza delle sue autorappresentazioni modelli narrativi di lunga tradizione come lo sono quelli della fantascienza e dell’avventura il Superhero Movie come altre forme cinematografiche non sfugge all’usura del tempo e smaltita la sbornia di un successo derivatogli dalla possibilità delle suemeraviglie tecnologiche si ritrova ad affrontare il problema di sfuggire alla routine a cui da un po’ di tempo sembrano destinate le sue storie.
Prodotto al di fuori del circuito Marvel e DC ma potendo contare sull’apporto di un colosso come Netflix che attraverso la sua piattaforma lo “distribuisce” in ogni angolo del mondo Project Power diAriel Schulman e Henry Jost aveva dalla sua il fatto di essere il frutto di una sceneggiatura originale e di un prototipo di super eroe inedito, non derivato dall’esistenza di un fumetto preesistente. Questo per dire che a differenza di altri titoli Project Power partiva dalla libertà di non doversi rifare a un esemplare precostituito ma anche con lo svantaggio di non poter contare sullo zoccolo duro di appassionati già fidelizzati al prodotto in questione.
Da questo punto di vista la sceneggiatura del film estremizzala sua indipendenza sbarazzandosi di alcuni dei must tipici del genere a cominciare dal cotè iconografico rappresentato da maschere, costumi e altri accessori con cui di solito si identifica la forza, il carisma e non ultima l’identità dei personaggi. I quali, sprovvisti di una missione salvifica universale ma spinti all’azione da ragioni personali si mettono alla caccia dell’organizzazione criminale intenzionata a scalare i vertici del sistema grazie allo spaccio di una pillola capace di donare per un tempo brevissimo – non più di cinque minuti – uno straordinario potere. Intenzionato a strappare la figlia dalle grinfie dei cattivi l’ex soldato a cui Jamie Foxx presta il volto e soprattutto il fisico finirà così per allearsi al poliziotto interpretato da Joseph Gordon- Levitt intenzionato a tutto, persino a sfruttare i poteri della miracolosa posizione pur di mettere le mani sui famigerati malfattori.
Considerato che gli effetti della pasticca si rivelano a lungo andare letali per chi l’assume è chiaro che Project Power non ha intenzione di fare sconti neanche a quella che è la componentepiù affascinante del filone, declassando le capacità sovrumane dei personaggi fino a farne la peggiore di tutte le dipendenze. Peccato però che laddove tale incipit poteva essere lo spunto per una riflessione sulla figura dell’eroe e ancora sulla strumentalizzazione delle sue straordinarie capacità, Project Power ne fa altresì il pretesto per sciorinare il solito armamentario di combattimenti e computer graphic. Così pur potendo contare sull’inedita coppia d’attori, bravi a recitare la parte dei drop out e soprattutto a destabilizzare la fiducia dei personaggi rispetto alle proprie possibilità, Project Power è comunque pronto a smentire se stesso affidando ancora una volta ai super poteri l’ultima parola, decisivi sia quando si tratta di mettere al tappeto il nemico conquistando la posta in palio, sia quando si tratta di cancellare con un colpo di spugna pessimismo e depressione assegnando alle caratteristiche da super macho il compito di concludere lo spettacolo con il sospirato happy end.
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