John e la musica per gli alieni, delicato cortometraggio sulla vita di un sognatore
Un cortometraggio targato Netflix con protagonista John Shepherd, un vecchio sognatore che per tutta la vita ha cercato di stabilire un contatto con gli alieni
Sedici minuti di pura poesia nella quale viene raccontato John Shepherd, un personaggio fuori dalla norma che ha dedicato tutta la vita a ricercare un contatto con esseri di altri pianeti, di altre galassie, forse di altri universi.
Alla ricerca degli alieni
John Shepherd oggi è un vecchio signore che vive in un piccolo centro rurale del Michigan e che racconta la propria vita fuori dall’ordinario.
Appassionatosi fin da ragazzo all’idea che non siamo soli nell’universo John, grazie anche all’aiuto dei nonni che lo hanno cresciuto e che hanno appoggiato le sue idee e le sue ricerche, ha installato presso la propria abitazione un complesso laboratorio altamente tecnologico.
Da qui invia messaggi sonori nello spazio. Onde elettromagnetiche con le quali mettersi in comunicazione con altri esseri viventi che, secondo la sua convinzione, sicuramente esistono da qualche parte nell’universo.
Per fare questo ha pensato che l’unico, vero linguaggio universale, non potesse essere che la musica. Che lui trasmetteva e lanciava nello spazio attraverso una sofisticatissima stazione radio.
Non musica qualsiasi, bensì sonorità ricercate che spaziavano dal jazz al reggae, dalla musica orientale all’afrobeat, prediligendo soprattutto la musica elettronica di gruppi tedeschi quali i Kraftwerk, i Tangerine Dream o gli Harmonia.
A partire da lontano 1972 John aveva istituito il progetto STRAT (Special Telemetry Research and Tracking), al quale ha dedicato buona parte della propria vita per cercare di soddisfare il suo disperato bisogno di amore.
È commovente assistere al racconto di John. Capire quanta dedizione e, sicuramente, quanta follia quest’uomo abbia riversato in questo suo progetto.
Eppure, nonostante da parecchi anni ormai il progetto STRAT sia stato abbandonato, capiamo quanto affetto quest’uomo provi per lo scopo di tutta una vita. Quanta dedizione abbia riversato nella rincorsa di un sogno. Perché è insito nella natura umana sognare, andare al di là del conosciuto, ricercare contatti per sentirsi meno soli.
Il regista ci conduce in maniera discreta a conoscere questo magnifico personaggio
Osservando questo breve film, è normale che venga alla mente la squinternata pellicola di Paolo RandiTito e gli alieni. Ma John e la musica per gli alieni è molto di più.
Con una fotografia che esalta i paesaggi del Michigan e una colonna sonora che accompagna, accarezzandola, tutta la narrazione, il regista Matthew Killip ci prende per mano portandoci a conoscere discretamente quest’uomo.
A capire che, dopo tutta una vita a ricercare contatti extra mondo, il vero contatto, quello più importante, lo ha stabilito nel 1993 quando, lui che si era scoperto gay sin dall’adolescenza, trova finalmente l’uomo della sua vita.
Lo ascoltiamo mentre ci spiega come la strada che ha intrapreso per tutta una vita è stata come un sentiero solitario di montagna che ci conduce su picchi più elevati, che ci permettono di vedere panorami che la maggior parte della gente non vede.
Lo vediamo, ormai anziano, stringere teneramente la mano del suo compagno raccontandoci che quello che ha trovato è qualcosa di speciale, che non si trova tutti i giorni.
E vedendo nel finale del cortometraggio una fotografia dei due uomini che si baciano teneramente, possiamo dire anche noi che la missione è conclusa. Perché John è finalmente entrato in contatto con un essere unico e speciale.