GALVESTON di Mélanie Laurent: il viaggio nella cupa desolazione
Galveston, di Mélanie Laurent, ci conduce in un'America desolata, marginale e popolata da personaggi sconfitti. Un thriller basato su atmosfere cupe e sui lenti ritmi ammantati di silenzio, che offrono uno sguardo scrutatore sui luoghi e sui personaggi. Galveston è stato distribuito nei cinema il 6 agosto da Movies Inspired.
Galveston, di Mélanie Laurent, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Nic Pizzolatto, già autore della serie TV True Detective. Il film è stato distribuito nei cinema il 6 agosto da Movies Inspired.
La Shosanna di Bastardi senza gloria ormai è lontana nel tempo e da gestrice di un cinema è diventata regista. E così la Laurent, l’attrice francese lanciata da Quentin Tarantino, è giunta a dirigere il suo quarto film, il primo prodotto negli Stati Uniti. Pizzolatto ha collaborato anche alla sceneggiatura, ma si è firmato con lo pseudonimo Jim Hammett, a causa delle divergenze che ha avuto con la regista.
Trama di Galveston
Roy Cady è un criminale che lavora per un boss di New Orleans, a cui viene diagnosticato un cancro ai polmoni in fase terminale. Il suo capo gli affida un incarico che si rivela in realtà una trappola per ucciderlo. Roy riesce a salvarsi e nella fuga si imbatte in Rocky, una prostituta diciannovenne che ha bisogno di aiuto. I due così fuggono dalla città e si dirigono verso Galveston, nel Texas. Nel tragitto la ragazza chiede di fermarsi ad Orange per delle commissioni che complicano il loro cammino e il passato tremendo di Rocky inizia a venire a galla.
Recensione
Galveston ci conduce in un’America cupa, desolata, marginale e popolata da personaggi sconfitti. Roy, il protagonista, ha passato quarant’anni di vita nella criminalità più torbida ed ha raggiunto ormai l’abisso. Non c’è più speranza, non c’è più nulla attorno a lui. La fidanzata lo ha lasciato per mettersi con il boss e a segnare il capolinea è arrivata la notizia del cancro. La sera stessa, con una macabra ironia, si trova a dover lottare per la propria vita in quello che si rivela un agguato per ucciderlo. Riesce a sopravvivere e inizia così un viaggio con una prostituta adolescente che trae in salvo. Rocky è costretta ad affrontare una vita tremendamente adulta ma tradisce anche tutto il candore adolescenziale ormai deturpato. Una figura estremamente fragile che come Roy non ha nessuno se non una sorella minore.
Si potrebbe identificare il film come un road movie ma in realtà è l’esatto opposto. Il viaggio dura ben poco ed ha una meta precisa, la città di Galveston, dove si interrompe. Non c’è minimamente senso di libertà, non è una fuga dalla società e non è nemmeno una fuga. Roy ha la morte sia alle spalle che di fronte e può solo giocare con il tempo costeggiando il baratro. È un viaggio, quindi, di breve durata e che conduce i personaggi da un punto all’altro senza in realtà muoverli.
La tempesta nell’Inferno
“L’Inferno è reale” recita uno striscione in un paese del Texas. Ed è tutto intorno a loro, in un’America periferica in cui ogni sogno è svanito lasciando spazio agli incubi. Non sembra nemmeno esserci un luogo di salvezza. Scorrono tutti uguali, i paesi, le strade, le case e il motel. L’unico luogo aperto e di respiro è il mare, simbolo di speranza inizialmente ma anche minacciosa barriera nel finale. La situazione di Roy e Rocky si complica ulteriormente quando l’uomo viene a conoscenza delle recenti azioni della ragazza e del suo passato.
Da quel momento Roy, di fronte ad un dolore che è ancora più dilaniante del suo, tenta di fare il possibile per garantire una speranza a Rocky e alla sorella. La scintilla di umanità si presenta come occasione di redenzione. Un lampo di serenità e normalità nell’oscurità che ha riempito la sua vita e che nel finale sembra avere effetti anche sul suo fisico. Ma, ancora una volta con un senso di macabra ironia, lo scenario si capovolge e le nubi, anche realmente, tornano ad ammassarsi. Galveston inizia e termina con una tempesta, la medesima, che temporalmente si scatena alla fine del film e che fa da cornice al racconto.
Atmosfere cupe e silenzi
Nic Pizzolatto, come detto, ha avuto divergenze sulla sceneggiatura con la Laurent e alla fine ha rifiutato di firmarla con il proprio nome, accreditandosi con uno pseudonimo. Evidentemente ha sentito tradita la propria opera e ha visto la lavorazione del film discostarsi eccessivamente dal suo romanzo. Questo, però, denota anche notevole personalità da parte di Mélanie Laurent, che ha voluto dare la propria impronta al film. Non un’opera dalla grande originalità ma un film basato su atmosfere cupe e desolate, anche grazie alla fotografia di Arnaud Potier. Sui lenti ritmi ammantati di silenzio, che offrono uno sguardo scrutatore sui luoghi e sui personaggi.
La Laurent mantiene la macchina da presa quasi sempre vicina ai protagonisti, soprattutto Roy, al suo volto e al suo corpo. Una camera a mano, molto spesso mossa, così come tremante è la loro esistenza. Si affida particolarmente agli attori, ai loro sguardi da sconfitti, con un Ben Foster (Roy) silente e tenebroso ed una bravissima Elle Fanning (Rocky), perfetta in ruolo così altalenante e fragile.
Trailer di Galveston
Anno: 2018
Durata: 91'
Distribuzione: Movies Inspired
Genere: Thriller, Drammatico
Nazionalita: USA
Regia: Mélanie Laurent
Data di uscita: 06-August-2020
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