Amo la tempestafa parte di una categoria di film particolari in questo periodo: girato nel 2015, tra Italia e Germania, low budget e produzione indipendente, regista esordiente,( MaurizioLosi, ) e attori di varia provenienza, il film esce ora dopo ben 5 anni di attesa. Protagonisti principali Nando Paone e Maya Sansa.
Al cinema dal 6 Agosto, Amo la tempesta è il racconto dolce amaro della partenza dalle radici e del tentativo di un padre di riportare a casa gli affetti.
Trama:
Nord Italia. Angelo è uno dei tanti padri che negli ultimi anni hanno visto i loro figli fuggire all’estero in cerca di opportunità lavorative e un futuro migliore, lontano da un Paese decadente e in crisi economica. Autista di scuolabus, vessato sul lavoro, Angelo vaga alla ricerca di un impiego per il figlio, non arrendendosi alla speranza di farlo tornare a casa e vivere accanto a lui. Durante le ricerche scopre che l’insopprimibile senso per l’unità familiare non è sopravvissuto solo in lui, ma in tutta la gente che lo circonda. Un intero quartiere, composto da genitori abbandonati, si sta mobilitando per compiere un’impresa disperata : rapire e riportare in Italia i propri figli, che per talento e qualifiche potrebbero riavviare la macchina produttiva italiana. Rapirne uno per attirarne cento. Parte quindi alla volta della Germania verso il più inaspettato viaggio della sua vita.
Amo la temepesta: fuga di cervelli
L’idea centrale è dunque un conflitto generazionale: da una parte i genitori desiderosi di proseguire un modello culturale, ( il loro) in cui la famiglia è riunita sotto lo stesso tetto, dall’altra i giovani convinti che altrove possa esserci realizzazione professionale e felicità personale. Alla base anche un dilemma culturale dunque.
Prendendo molto dall’attualità e dai problemi quotidiani ( lavoro, occupazione, realizzazione dei più giovani) il film analizza un fenomeno storico ma sempre presente nel nostro paese: l’emigrazione. Non però l’emigrazione volta al classico lavoro “manuale” bensì quella dei ricercatori italiani e definita “fuga dei cervelli (brain drain” coniato nei primi anni ’60 dalla Royal Society inglese). “E’ questo tipo di fenomeno che si lega fortemente alle problematiche economiche dell’Italia degli ultimi anni e riflette il divario tra le nazioni rimaste indietro e quelle, invece, che dalla crisi hanno saputo riscattarsi”, racconta il regista, Maurizio Losi.
Lente di ingrandimento sulla maggior parte dei giovani professionisti che decidono di lasciare l’Italia e che non hanno alcuna intenzione di tornare. Secondo un recente studio dell’università di Catania, su un campione di quasi mille ricercatori espatriati con un’età compresa tra i 25 ed i 40 anni, il 73% risiede fuori dai confini nazionali felicemente.
I giovani professionisti italiani vanno all’estero per inseguire migliori opportunità occupazionali, attratti dal prestigio dell’istituzione ospitante e dall’innovazione delle tematiche di ricerca. “Un fenomeno che nel film diventa anche il pretesto per indagare il rapporto tra genitori e figli”, aggiunge il regista.
Così Angelo parte per la Germania per rafforzare a sè e agli altri la sua immagine di padre, riprendersi quello che gli appartiene e rimetterne le radici al luogo originario.
Un’immagine forte e malinconica, ma senza eccesso di retorica o tristezza. Il film gioca anzi con ironia su ruoli e intenzioni, riflettendo sulla crisi di una struttura universitaria obsoleta a cui si contrappone anche la crisi della tradizionale immagine familiare con i componenti riuniti sotto lo stesso tetto.
Struttura familiare obsoleta
Nel film sono i genitori abbandonati che si mobilitano per tentare di riportare in Italia i propri figli. Sono loro a sentirsi perduti come se fossero andati fuori dal loro paese, perdendo le radici e la provenienza.
Nelle sue ricerche Angelo trova infatti solo una cosa: altri genitori, padri e madri, che hanno visto “scappare” all’estero i propri figli per mancanza di prospettive. Anche loro, come Angelo, sono convinti che loro – e l’Italia – gioverebbero dal ritorno dei ragazzi e insieme creano una sorta di gruppo per “riprendersi” i loro ragazzi e l’Italia.
L’organizzazione del rapimento è la metafora per eccellenza dell’operazione “preserviamo il talento” : rapire i figli “migliori”, quelli con più doti, riportarli in Italia in modo che il paese possa rimettersi in moto e riavere la loro prole a casa. Utopia per utopia.
Amo la tempesta : Cast
Il cast di attori affianca ad interpreti di stampo teatrale come Nando Paone ed attrici strutturate emotivamente come Maya Sansa interpreti di nuova generazione del nostro cinema. Come a voler mettere a confronto proprio questi mondi di un Paese spaccato in due parti.
Trailer
Amo la tempesta
Anno: 2016
Durata: 95 minuti
Distribuzione: Derio Di Pumpo
Genere: commedia drammatico
Nazionalita: Italia-Germania
Regia: Maurizio Losi
Data di uscita: 06-August-2020
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