fbpx
Connect with us

Netflix Film

Su Netflix Basic Instinct: da Hitchcock al Noir l’esperimento di Verhoeven

Sbarca su Netflix uno dei titoli più "hot" degli anni 90: Basic Instinct. Paul Verhoven compie un esperimento tra Visioni Hitchcockiane e richiami al Noir anni 50.

Pubblicato

il

In streaming su Netflix, Basic Instinct è un thriller  del 1992 diretto da Paul Verhoeven. Distribuito da Roadshow. Il film è interpretato da Michael Douglas e Sharon Stone.

La pellicola ottenne al botteghino uno dei più alti incassi degli anni novanta con due nomination agli Oscar e ai Golden Globe, tra cui quella per la Migliore colonna sonora al compositore Jerry Goldsmith Il film rese Sharon Stone una delle più celebri  attrici di Hollywood. Grazie al ruolo di Catherine ottenne una nomination come Miglior attrice ai Golden Globe. La pellicola ebbe un sequel piuttosto mediocre nel 2006: Basic Instinct 2 di Michael Caton-Jones, con protagonista sempre la Stone, stavolta affiancata da David Morrissey.

Basic instinct: trama

Il detective Nick Curran (Michael Douglas) sta indagando sull’ omicidio dell’ex star del rock Johnny Boz, trovato morto con ferite provocate da un punteruolo da ghiaccio. La principale sospettata è la famosa scrittrice e psicologa Catherine Tramell (Sharon Stone), che si trovava con la vittima proprio la notte del delitto. Nick, alcolista, segue una terapia con l’avvenente psicologa Beth Garner (Jeanne Tripplehorn), con la quale il detective ha avuto una storia passionale.  Convocata al commissariato, l’atteggiamento seducente  di Catherine attira subito l’attenzione dei poliziotti e in particolare quella di Nick. La donna nega qualunque coinvolgimento nell’ omicidio, ma il suo ultimo romanzo, che contiene la descrizione di un delitto identico a quello accaduto, porta il detective a non credere alla sua innocenza. Nick continua ad indagare sulla sua vita riuscendo a scoprire particolari interessanti che gettano ombre su lei.  Nel corso delle indagini,  il detective, stregato dal fascino della scrittrice, inizia una passionale relazione con lei.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/eml/0/0c/Basic_instinct.png

Basic Instinct: il diritto di sentirsi potenti  potendo scegliere.

Sharon Stone, donna dell’anno 2019 per Gq , sul palco  accavalla le gambe come nella scena cult di Basic Instinct. Seduta su una sedia  da sola, col suo tacco 12 e le calze trasparenti era tornata Catherine 27 anni dopo. Questa volta lo aveva fatto però per un altro motivo:  lanciare un messaggio alle donne, parlare di diritti, scelte difficili e indirettamente anche di #MeToo.

L’occasione della serata GQ Men of the Year Awards di Berlino era stata un modo per  l’attrice e produttrice americana, 61 anni, per mandare un messaggio importante. Sharon ha chiesto una sedia e ha incrociato le gambe, proprio come nella scena dell’interrogatorio del film che l’ha resa una star.

«Non lo sapevo, ma quel momento ha cambiato la mia vita», aveva raccontato.

«Il regista mi chiese: “Puoi passarmi le mutande? Perché nella scena non dovresti averle. Ma noi non vedremo nulla”. Ho detto sì perché tutti abbiamo il diritto di sentirci potenti nella forma di sessualità che scegliamo, e nessuno è autorizzato a toglierci questo diritto. Ma dovete presentarvi in un modo che vi permetta di essere rispettati, apprezzati e amati».

Nel corso del suo discorso durante la cerimonia di premiazione, l’attrice ha poi chiesto a tutte le persone in platea di accavallare le gambe, insieme a lei, come nella scena di “Basic Instinct”:

Non vi sentite potenti?

ha chiesto poi alla platea. Riferendosi al movimento #MeToo e ai casi di abusi sessuali che hanno sconvolto il mondo dello spettacolo aveva dichiarato:

«Sono qui come donna dell’anno, non come individuo, con le donne e per le donne. E voglio dirvi che dopo questo gesto la mia vita è stata difficile.

Tra le tante scene di Basic Instinct  in effetti rimarrà per sempre impressa nell’immaginario collettivo proprio quella che vede  Sharon Stone nell’atto di accavallare sinuosamente le gambe di fronte ad un attonito pubblico maschile, rivelando l’assenza di biancheria intima. Una “trovata registica” , definita dai più, che  ha fatto sì che il Film, pur con i suoi limiti, finisse tra le pellicole cult di quegli anni, creando ( suo malgrado) un processo di identificazione di Sharon Stone con la tipologia di personaggio da lei interpretato. Difficile sarebbe stato per lei liberarsi di Catherine nel corso della sua carriera. Un marchio indelebile?

Personaggi e ambiguità.

Con Basic Istinct il regista Paul Verhoeven ha cercato di attrarre  il pubblico  usando una miscela di generi cinematografici, ispirati sicuramente ad atmosfere di gusto hitchcockiano ( vedi l’intro con la colonna sonora molto “hitch”) ma accentuandone rozzamente l’elemento erotico.

Basic Instinct tenta di giocare utilizzando  suspense e colpi di scena, ma il più delle volte risulta abbastanza forzato. Soprattutto sembra a volte  dimenticare la lezione del maestro Hitchcock: non far mai presagire ciò che sta per accadere. La pellicola anticipa troppo spesso dove si andrà a parare, fin dall’inizio stesso in cui si svelano già alcuni eventi futuri.

Poco di ambiguo nei personaggi principali, che restano il più delle volte attorniati da un alone patetico di indeterminatezza. Il detective Nick rimane ingabbiato nella rappresentazione iconica del maschio accecato da un desiderio incontrollabile  e vittima eccessiva di una troppo ostentata voglia di sottomissione  femminile; Catherine ( pur interpretata da una brava Sharon Stone) resta a metà tra la fragilità di un personaggio sofferto e bisognoso d’amore e le fattezze di una mantide religiosa mangia-uomini; la psicologa Beth Garner è la trsposizione (macchiettistica a tratti) di una bisessualità ostentatamente rappresentata come connotazione necessariamente negativa.

Le donne, che dovrebbero teoricamente risultare dominatrici, in realtà vengono mostrate come esseri fragili e  ambigui nonchè vittime dei loro stessi limiti. Alla luce delle moderne concezioni di filmografia al Femminile, una pellicola come questa di Verhoven andrebbe un po’ dunque ripensata.

Verhoeven e Hitchcock.

«Film your murders like love scenes, and film your love scenes like murders.» 

Diceva il grande maestro Alfred Hitchcock. Del resto, è risaputa la passione  di Verhoeven nei confronti del cinema del regista di Psyco.  In più occasoni il regista olandese ha dichiarato che il suo film preferito è La donna che visse due volte (Vertigo, 1958); per tutta la durata di Basic Instinct, l’attrice Sharon Stone ha  una pettinatura simile a quella di Kim Novak; sia Vertigo che il film di Verhoeven sono ambientati a San Francisco; anche il soundtrack di Jerry Goldsmith riprende quello di Bernard Herrmann.

Ma se il maestro Hitchcock usava il personaggio femminile come punto focale della pellicola, misterioso, ambiguo enigma da risolvere, lo faceva senza lasciar trasparire volgarità o svilimento della donna stessa. Allo stesso tempo non c’è mai in Hitckcok il tentativo opposto di rendere l’uomo marionetta della donna manipolatrice perchè anche l’essere maschile mantiene fermo  il suo equilibrio interiore, grazie a cui giungerà poi alla soluzione dell’enigma. Se nel giallo puro Hitchcockiano gli esseri umani , pur trascinati spesso in una “vertigine” mantengono dunque la loro dignità, qui l’uomo e la donna sono completamente sviliti, rivestiti di un’ambiguità non sana e svuotati da un’estetica di dignità.

Da Marnie, a Gli Uccelli nella sua filmografia Hitchcock ha sempre esplorato i rapporti di coppia e le loro anomalie. Verhoven preferisce mostrarne la fisicità e resta spettatore inerpicandosi poi in un altro sentiero ancora: quello del Noir anni 50.

Basic istinct e Il noir.

La presenza di figure-tipo del noir (il detective dal passato oscuro, la femme fatale) porta Verhoeven su un altro sentiero ancora, sperimentando con il direttore della fotografia Jan De Bont. Si  parte dal cinema americano degli anni Quaranta ( Niagara  Henry Hathaway, 1953) e a capolavori in bianco e nero come La fiamma del peccato 1944. di Billy Wilder .  Tra i riferimenti  di Basic Instinct vi sono, quindi oltre alla Donna che visse due volte, gli esperimenti del melodramma di Douglas Sirk degli anni Cinquanta (Come le foglie al vento 1956) citato nel film stesso ( e sottolineato anche dalla presenza di  Dorothy Malone, nella parte di un’amica di Catherine). Verhoeven riprende dunque le figure-tipo (la femme fatale), le aggiorna all’America ipersessualizzata degli anni Novanta ( donna dominatrice eroticamente) ma anche qui non riesce ad ottenere purtroppo la stessa potenza del modello ispiratore. Catherine Tramell non è Phyllis Dietrichson, interpretata da Barbara Stanwyck e considerata, con la sua sola e semplice caviglia con bracciale,  tra i più sensuali e migliori “villain”della Storia del Cinema.

Basic instinct è in streaming su Netflix

 

 

 

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers

Basic Instinct

  • Anno: 1992
  • Durata: 127 min
  • Distribuzione: Roadshow
  • Genere: thriller-giallo
  • Nazionalita: USA
  • Regia: Paul Verhoven