Cursed: su Netflix la serie che rielabora il ciclo arturiano
Disponibile dal 17 luglio su Netflix, la nuova serie con Katherine Langford e Daniel Sharman porta lo spettatore a vivere avventure magiche e misteriose, tra rielaborazioni e citazioni curiose.
Dal 17 luglio su Netflix è disponibile Cursed, la serie incentrata sulle vicende di Nimue (la Katherine Langford di Tredici), destinata a diventare la nuova Evocatrice grazie al suo dono di interagire con gli occulti.
L’arrivo dei soldati di Uther Pendragon (Sebastian Armesto), alleato con Padre Carden (Peter Mullan), porterà scompiglio tra le popolazioni e costringerà Nimue a rivestire il ruolo prescelto, suo malgrado.
Cursed prende ispirazione da una graphic novel di Tom Wheleer e Frank Miller, autore e regista, quest’ultimo, niente meno che di Sin city. I due sono anche executive producers e sceneggiatori della serie.
Lo stile inconfondibile di Frank Miller dona l’identità a Cursed
La base del progetto è posta in evidenza nei cambi di scena o sui finali di episodio, quando lo schermo viene riempito da una grafica di grande impatto visivo. Tale elemento va quindi a integrarsi, talvolta arricchendolo, al più puro e semplice racconto, durante il quale non mancano altri effetti speciali necessari a caratterizzare protagonisti e situazioni.
Tra miti e leggende, Cursed si muove un terreno già ben tracciato in precedenza, del quale ripercorre alcune tappe in maniera più o meno originale. Numerosi sono infatti i personaggi che si avvicendano nel corso della narrazione di cui ormai ne sappiamo abbastanza, sia grazie alla letteratura che al cinema e alla televisione.
Ma la scelta di ritrarli in determinate circostanze e sotto particolari sembianze è poi in realtà ciò che differenzia questa serie dal resto delle proposte televisive.
Nimue guida il suo popolo, e con esso lo spettatore, all’interno di un universo abitato da creature magiche e mostruose, attraversato da battaglie private e guerre per conquistare un potere senza limitazioni.
Nimue guida i personaggi tra miti, leggende e noti riferimenti
Nel mezzo c’è chi lotta per la propria sopravvivenza, per quella della sua razza e per far trionfare la giustizia. Ma si sa, il confine tra quest’ultima e la vendetta è molto labile. Ecco perché spesso Nimue sembra oltrepassarlo: la giovane possiede un istinto e una forza interiore incredibili, ma quando l’influsso della spada interviene a comandare i suoi gesti, tutta la violenza e la crudeltà subite si riversano sui suoi nemici.
Un po’ come accadeva per Gollum e Frodo con il celebre anello, anche qui la protagonista rimane vittima dell’incantesimo. Incantesimo che, prima di lei, ha portato alla distruzione uomini integerrimi e coraggiosi.
Tra questi, lo stesso Merlino (il Gustaf Skarsgårddi Vikings), padre della ragazza, che si abbandona al potere non riuscendo a contrastarlo né combatterlo in alcun modo.
Daniel Sharman, da Lorenzo De’ Medici al Monaco Piangente
Destino simile per certi versi è toccato al Monaco Piangente (bravissimo Daniel Sharman nel ruolo non semplice, già apprezzato in Teen Wolfe ne I Medici come Lorenzo il Magnifico), al servizio del temibile Padre Carden.
Il giovane, del cui passato poco o nulla si sa, ma molto si intuisce, è contemporaneamente uno schiavo e uno strumento usato per fare del male. Esattamente come il Silas de Il codice da Vinci, che ricorda con quel look e il desiderio di autoinfliggersi dolore, e in parte anche come il Quasimodo di Victor Hugo, per la devozione verso colui che lo ha reso tale, il personaggio riserverà uno dei maggiori colpi di scena della prima stagione di Cursed.
Inoltre è uno dei pochi caratteri sfumati sulla scena, e nel corso della narrazione compie una sorta di percorso che verrà probabilmente sviluppato in un prossimo eventuale capitolo.
Cursed è un piacevole divertissement
In ambito di riferimenti vari, non possiamo non vedere l’opera dei gesuiti nelle gesta dei paladini rossi, determinati a imporre il loro credo a tutti i costi e a spazzare via qualsivoglia tipo di resistenza e di tradizione indigena.
Certo, poi qui entra in campo l’aspetto magico ed esoterico, che porta il tutto a distaccarsi dal semplice rimando, volontario o inconscio che sia.
La serie firmata da Wheeler e Miller non possiede chissà che originalità, ma è comunque un piacevole divertissement per i palati meno raffinati. I dieci episodi scorrono via facilmente e riportano a quell’atmosfera tra Merline Robin Hood di cui non se ne ha mai abbastanza.