La settantasettesima Mostra del Cinema di Venezia propone una presenza femminile importante, che merita di essere sottolineata. Oltre alla presidenza della giuria affidata a Cate Blanchett, e i Leoni alla carriera della regista Ann Hui e delll’attrice Tilda Swinton, ben otto donne figurano in concorso quest’anno, due italiane e sei straniere.
Otto su diciotto: un buon traguardo. Se si considera che l’obiettivo era della metà, ci si è davvero avvicinati moltissimo. E anche se il presidente Barbera dice di non aver scelto i film in base al genere delle autrici, ma alla qualità, non c’è dubbio che le battaglie degli ultimi anni hanno portato i loro frutti.
Ecco l’elenco delle registe in concorso, con qualche nota sui loro relativi lavori:
Emma Dante: Le sorelle Macaluso
Al tempo breve, ma dilatato, del primo film di Emma Dante, Via Castellana Bandiera, si sostituisce qui il tempo lungo di un’intera vita, anzi cinque, quante sono le sorelle Macaluso, appunto. Vivono all’ultimo piano di un palazzo alla periferia di Palermo, dove sono nate e cresciute. Siamo curiosi di vedere come la regista siciliana sia riuscita a rendere la storia tutta femminile di una famiglia, con quali toni, con quali soluzioni narrative.
Mona Fastvold: The world to come
Costa americana orientale. Ottocento. Due donne vivono con i loro mariti in case vicine, ma tra i disagi di un isolamento fisico e psicologico. “La struttura moderna, l’enfasi sui dettagli e la fisicità del lavoro quotidiano femminile alludono al presente pur raccontando il passato. Film raffinato e bello”, sostiene Alberto Barbera.
Nicole Garcia: Amants (Lovers)
Un triangolo amoroso a Parigi. Lisa è in vacanza con il marito, quando incontra il suo vecchio amore. Il film si colora di atmosfere da thriller e Nicole Garcia di meandri della mente se ne intende, visto che ha diretto nel 2002 L’avversario, tratto dal romanzo di Emmanule Carrère. È la storia vera, tremenda, di Jean-Marc Faure, che, vissuto quasi vent’anni nella menzogna, decide di sterminare tutta la sua famiglia per paura di essere smascherato. Romanzo duro e bellissimo. Non dev’essere stato facile realizzarne una versione cinematografica.
Susanna Nicchiarelli: Miss Marx
Ispirato alla vita della figlia più piccola di Karl Marx, Eleanor. Un personaggio che ha fatto suoi i problemi delle donne, ha combattuto per i diritti degli operai e contro le ingiustizie del lavoro minorile. Travolta, alla fine, da una tragica storia d’amore.
Del suo film, Susanna Nicchiarelli dichiara: “Con la sua apparente incongruenza tra dimensione pubblica e privata, la storia di Eleanor Marx apre un abisso sulla complessità dell’animo umano, sulla fragilità delle illusioni e sulla tossicità di certe relazioni sentimentali. Raccontare la vita di Eleanor vuol dire parlare di temi talmente moderni da essere ancora oggi, oltre un secolo dopo, rivoluzionari. In un momento in cui la questione dell’emancipazione è più che mai centrale, la vicenda di Eleanor ne delinea tutte le difficoltà e le contraddizioni: contraddizioni, credo, più che mai attuali per cercare di “afferrare” alcuni tratti dell’epoca che stiamo vivendo”.
Malgorzata Szumowska con Never Gonna Snow Again
Malgorzata Szumowska è regista e sceneggiatrice polacca. La trama di Never Gonna Snow Again pare abbastanza inquietante, soprattutto se la si confronta con quella del film dello scorso anno The Other Lamb, di cui la Szumowska cura solo la regia. In The Other Lamb, un uomo che si fa chiamare il Pastore sottomette a sé un’intera comunità di donne, una setta praticamente, in cui tutte sono soggiogate a lui. In Never Gonna Snow again un massaggiatore russo, misterioso, visita gli abitanti del villaggio polacco la cui vita sarà destinata a cambiare dopo averlo incontrato. Ma anche il film del 2018 della stessa regista, Un’altra vita-Mug, la storia di un uomo che si fa trapiantare la faccia, non dev’essere proprio sereno sereno.
Julia Von Heinz: And Tomorrow The Entire World
Racconta di come un gruppo di giovani del movimento ANTIFA progetti di reagire violentemente alle provocazioni dei neonazisti. Il film precedente di Julia Von Heinz, Nothing Else Matters parlava di impedimenti sociali e della volontà di superarli.
Jasmila Zbanic: Quo Vadis, Aida?
Jasmila Zbanic è regista, sceneggiatrice, produttrice bosniaca e in Bosnia ed Erzegovina sono ambientate tutte le sue storie. Con Grbavica, il segreto di Esma vince al’Orso d’Oro a Berlino, nel 2006. Il tema scottante del film è quello dei figli nati dalle violenze sessuali di molte donne nella guerra del 92/95. Ne Il sentiero del 2009 si torna a parlare di guerra e delle sue ferite, ma anche di integralismo, altro tema di non facile rappresentazione. Ora con Quo vadis, Aida? La Zbanic affronta coraggiosamente un argomento ancora più sofferto, quello del massacro di Srebrenica.
Chloé Zhao: Nomadland
On the road di una donna, Fern, alla ricerca della libertà dalle convenzioni sociali. Il suo desiderio di affrancamento la porta a viaggiare nel paesaggio americano dell’Ovest, dove incontrerà i nomadi veri che le faranno da guida. Di Chloé Zharo ricordiamo la storia delicata di The rider-Il sognodi un cowboy, con quegli sfondi incantevoli in cui viene inserita la vicenda struggente del protagonista. Alberto Barbera definisce Nomadland Un viaggio coraggioso e toccante dentro il mondo dei nuovi nomadi degli Stati Uniti. Se il gusto per gli ambienti e l’empatia nei confronti della protagonista (ora una donna) sono gli stessi di The rider, possiamo crederci.