È disponibile sulla piattaforma Netflix Il suo ultimo desiderio, il thriller diretto da Dee Rees (già autrice di Mudbound).
Si tratta di un adattamento cinematografico decisamente deludente dell’omonimo romanzo partorito dalla penna della scrittrice Joan Didion.
La trama
Elena McMahon (Anne Hathaway) è una corrispondente del Washington Post, spesso impegnata sui fronti di guerra.
La vediamo infatti all’inizio del film al seguito della guerriglia salvadoregna dell’FMLN, il Fronte Farabundo Martì di Liberazione Nazionale.
Tornata in patria e costretta a seguire la campagna per il secondo mandato presidenziale di Ronald Reagan, continua tuttavia a indagare su un traffico d’armi nell’America centrale.
Venuta a sapere che dietro vi è il padre Richard (William Dafoe), tenterà di dissuaderlo nel proseguire nei suoi traffici.
Tuttavia, scoperto che a Richard manca poco da vivere accetterà, nonostante sia in totale disaccordo, di esaudire l’ultimo desiderio dell’uomo recandosi, così al posto suo in Centro America per consegnare un carico di fucili e mine antiuomo.
La speranza è quella di poter raccogliere le prove dei finanziamenti alla guerriglia controrivoluzionaria dei Contras in Nicaragua, sponsorizzata dall’amministrazione Reagan.
Le cose le sfuggiranno però di mano ed Elena si troverà immischiata in una serie di vicende in cui rischierà più volte la vita.
Sembrerà trovare, come unico appoggio, Treat Morrison (Ben Affleck), un agente segreto americano con il quale, ad un certo punto, intreccia una relazione.
Un film pretenzioso che mescola vari generi senza riuscire a gestirli sino in fondo
Il suo ultimo desiderio è un film pretenzioso e sbagliato, che vorrebbe essere una denuncia delle profonde ingerenze da parte degli Stati Uniti negli anni Ottanta nei paesi dell’America centrale e dei loro movimenti di liberazione dalle dittature appoggiate dagli stessi americani.
Purtroppo la Rees, anche coautrice della sceneggiatura con Marco Villalobos, si perde in un intrico di situazioni che gestisce male e di cui lo spettatore fatica a trovare il nesso.
Inoltre la regista non è in grado di mantenersi a galla fra i vari generi proposti.
Mescola film d’azione, di inchiesta e denuncia e il dramma umano e familiare della giornalista, separata dal marito e con una figlia praticamente abbandonata in un collegio, senza riuscire a gestirli.
Con il risultato di aver ottenuto un film che stenta a decollare. a causa anche dei personaggi privi di mordente (anche la Hathaway che resta in scena praticamente dall’inizio alla fine) e che risultano ben poco definiti.
Un’occasione sprecata per raccontare un pezzo di storia del secolo scorso
In definitiva l’ultima fatica della Rees risulta essere un film mediocre a cui poco o nulla serve, per risollevarne la qualità, il cast d’eccezione del quale si è avvalsa.
Un’occasione mancata per raccontare le pesanti ingerenze esercitate dagli Stati Uniti in quegli anni, in paesi che, come quelli del cono sud dell’America latina, consideravano “il loro cortile di casa”.
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