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Film sulla droga. Non solo Christiane F.

Tra i film sulla droga, non solo Christian F ha saputo descrivere i meccanismi che si innescano quando si imbocca questa strada, spesso senza ritorno.

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Il cinema è il mondo della finzione, è vero. Ma è anche uno strumento capace di mostrare, ieri come oggi, gli orrori reali della società, gli aspetti più veri, le problematiche più difficili e crude da affrontare, anche quei mostri spaventosi, quelle schiavitù terrificanti capaci di cancellare la personalità e di distruggere irrimediabilmente la pace in famiglia.

Il tema della droga è stato negli anni trattato da molti registi con film che ne hanno colto la drammaticità e che con realismo hanno mostrato soprattutto la solitudine e lo smarrimento vissuto da chi imbocca questa terribile strada spesso senza uscita. Quello che ne esce fuori quasi sempre è il ritratto impietoso di un’umanità cancellata.

Nella lista delle pellicole più celebri viene sicuramente da citare Cristiane F. – Noi i ragazzi dello zoo di Berlino di Uli Edel, del 1981, uno dei film sulla droga più rappresentativi. Ci sono però tante altre pellicole che hanno saputo raccontare questo dramma, cogliendone di volta in volta gli aspetti più disparati.

1) Drugstore Cowboy 1989 di Gus Van Sant

Portland Oregon: Bob(Matt Dillon) è il capo di una banda di tossicodipendenti. Del gruppo fanno parte lui, Dianne, la moglie (Kelly Lynch) e un’altra coppia: Nadine(Heather Graham) e Rick (James LeGros). La banda compie furti nelle farmacie e ospedali per procurarsi la droga. Da un romanzo autobiografico, il film scritto e diretto da Gus Van Sant  fa  riflettere sulla condizione di schiavitù della droga che compromette la solidità di ogni legame.

La pellicola inizia e finisce allo stesso modo, con Bob su un’ ambulanza e con il suo monologo sulle opzioni che hai quando sei in balia della droga. Continuare, morire o cercare di riprenderti la tua vita: Most People don’t know how They are going to feel from One Minute to the next. Secondo film di Gus Van Sant a cui va il merito di mostrare l’orrore della dipendenza senza pietismo e senza nessun giudizio. Matt Dillon da Oscar. Nella parte di un prete tossicodipendente c’è William S. Burroughs.

2) Trainspotting di Danny Boyle (1996) 

Scozia Edimburgo. Mark Renton (Ewan McGregor) è detto Rent. Mentre viene inseguito dalla polizia, dopo aver rubato una borsa, riflette sulla vita. In realtà afferma di avervi rinunciato, di non aver voluto beni comuni e di aver scelto l’eroina. I suoi amici sono Sickboy e Spud,  due tossicodipendenti come lui, Tommy, un ragazzo onesto, e Francis (Robert Carlyle),  violento, delinquente, alcolizzato.

Candidata agli Oscar per la sceneggiatura di John Hodge, la pellicola di Danny Boyle è stata davvero rivoluzionaria. Tratto dal romanzo di Irvine Welsh, il film rappresenta una forte critica alla moderna società, colpevole di creare vite tutte uguali, persone omologate, consumismo e noia. Nonostante ciò, la pellicola di Boyle non risparmia di fornire uno spietato ritratto degli effetti tragici del ricorso all’eroina, denunciando la mancanza di ideali dei giovani.

Sogno un immenso bagno pubblico incontaminato. Rubinetti d’oro scintillante marmo bianco virginale … uno sciacquone pieno di Chanel nr. 5  e un lacchè che mi porge fogli di carta igienica in seta cruda. 

3) Requiem for a dream (2000) di Darren Aronofsky

Con Ellen Burstyn, Jared Leto, Jennifer Connelly. Dal romanzo di Hubert Selby Jr. Siamo a Coney Island: Sara è ossessionata dall’idea di partecipare a uno show televisivo. Il  figlio Harry e la fidanzata sono due  tossicodipendenti  che ambiscono ad aprire un negozio. I loro sogni sono destinati però a infrangersi contro lo squallore della droga. Ma, non è solo la dipendenza dall’eroina che Aronofsky denuncia quanto piuttosto ogni forma di dipendenza insita nell’uomo moderno. Schiavitù televisiva, alienazione della personalità, prigrizia mentale, capacità di crearsi illusioni. Musica e fotografia eccezionalmente riproduttivi di un totale impoverimento fisico e spirituale e del degrado assoluto. Interpreti  straordinari, con Jennifer Connelly candidata all’Oscar.

4) Belli e dannati (1991)  di Gus Van Sant

Con River Phoenix,  Keanu Reeves. Due giovanissimi River Phoenix e Keanu Reeves sono i protagonisti di questo duro ritratto. River Phoenix è un ragazzo di strada con una vita difficile. Alla continua ricerca della madre, inizia un viaggio per le strade di Portland, dove incontra  Scott,  un ragazzo di buona famiglia. Tra i due si crea un forte legame. Accanto al dramma della droga vissuto da Mike, Van Sant  porta sullo schermo anche quello della  prostituzione giovanile.  Questa moderna rivisitazione dell’Enrico V di Shakespeare (come è stato spesso definito)  è una riflessione sulla possibilità di scegliere se proseguire la vecchia strada oppure rinnegare il proprio passato e  diventare  un bravo ragazzo. Lasciarsi tutto alle spalle, anche le persone amate, voltare pagina verso il conformismo. Coppa Volpi a River Phoenix.

5) Rachel sta per sposarsi di Jonathan Demme (2008) 

Con Anne Hathaway. Una ragazza tossicodipendente esce dal centro di riabilitazione e ritorna in famiglia.  Con il suo carattere impetuoso e con i suoi problemi rompe l’equilibrio familiare. In occasione del matrimonio della sorella verranno alla luce tutti i segreti inconfessati. Stile nervoso è quasi documentaristico quello di Jonathan Demme, che mostra il dramma della solitudine portato dalla droga. Anche in famiglia in realtà si è soli.  

Bravi gli attori (Anne Hathaway nominata agli Oscar ) e ottima la sceneggiatura (scritta  dalla figlia di Sidney Lumet), incentrata sulle dinamiche psicologiche familiari. In effetti il film analizza soprattutto le ripercussioni che il problema di Rachel ha avuto sulla sua famiglia. Dramma intenso per un piccolo cult. 

6) Half Nelson di Ryan Fleck  (2006)

Con Ryan Gosling. Den è un insegnante di storia che ogni giorno combatte la sua dipendenza dalla droga. La scuola dove insegna è frequentata soprattutto da afroamericani. Drey  è una ragazzina che vive nei sobborghi della città. Senza guida e famiglia, Drey spaccia droga nel quartiere. Scoprendo il problema di dipendenza del suo insegnante, Drey crea con lui una forte complicità. Sebbene la pellicola non si concentri totalmente sul tema della droga, è interessante osservare come anche qui sia analizzata  la situazione di solitudine esistenziale che porta  i due personaggi a incontrarsi per sopperire  la necessità di avere qualcuno a fianco. Gosling nominato agli Oscar.

 

7) L’uomo dal braccio d’oro di Otto Preminger (1955) 

Con Frank Sinatra. Frankie Machine è un ex galeotto dal carattere irrequieto. Riabilitatosi e disintossicatosi negli anni trascorsi in carcere, torna nel suo quartiere e lotterà per non piegarsi nuovamente alla dipendenza.

Siamo nel 1955 e a Hollywood non si era forse mai vista una scena così realistica con al centro la droga. L’immagine di Sinatra che si rimbocca la manica della camicia e si stringe la cravatta al braccio è davvero potente da guardare ancora oggi. Già dai titoli di testa, con quelle strisce bianche che rappresentano l’eroina e che formano l’immagine di un braccio, Preminger ci dice chiaramente qual è il tema principale del film. Frank (uno straordinario Sinatra nominato agli Oscar) è un uomo disperato, debole, autodistruttivo, specchio della faccia dolorante di un sogno americano destinato a infrangersi. Il film è uno dei primi esempi di connubio tra arte (musica in questo caso) e droga. Grande cinema anche di denuncia di una società incapace di reinserire sul serio i detenuti soprattutto quando schiavi di forti dipendenze.

8) Paura e delirio a Las Vegas di Terry Gilliam (1988)

Con Johnny Depp, Benicio Del Toro. Dal romanzo di Hunter Thompson, il racconto delle avventure di Gonzo e Duke a Las Vegas, in un’America dominata dal consumismo. Nel bagagliaio dell’auto alcolici e droghe.

Il film è, alla pari del libro, un visionario viaggio per esaltare lo stato allucinogeno della droga, ma solo in apparenza: tema centrale è in realtà la maschera e la finzione portata dall’uso delle sostanze stupefacenti. Grottesco e onirico, il film di Gilliam è anche una critica al sogno americano e una potente metafora di un decadente capitalismo. Massacrato dalla critica è oggi rivalutato come un viaggio onirico e un sogno “drogato” in un altrove senza eroi.

 

9) Beautiful boy di Nicolas Shelf ( 2018)

Con Steve Farrel, Timothee Chalamet. Nic legge, fa sport e tante attività al college. Custodisce in realtà dei segreti inconfessati. Nic fa uso di droghe da quando era ragazzino e giunge a un uso incontrollato. La famiglia lotterà insieme a lui per aiutarlo ad uscirne.

Dal romanzo di David Shelf, ispirato alla sua storia personale, il film descrive la distruzione provocata dalla droga e il contraltare offerto dalla famiglia. Al contrario di Rachel sta per sposarsi, c’è qui volontà di accogliere, c’è compassione attorno al figlio tossicodipendente e c’è il desiderio di farsene carico fino all’estremo. Dal regista di Alabama Monroe, una storia di lotta disperata, l’impotenza e il dolore in cui la droga ingabbia un genitore e il tentativo lungo una vita di vederlo imboccare la via del ritorno a casa.

 

10) Ritorno dal nulla di Scott Kalvert (1995)

Con Leonardo di Caprio, Mark Wahlberg. Chiudiamo con un piccolo gioiello di film, tratto dal romanzo The basketball diaries dello scrittore cantante Jim Carrol.

La pellicola ripercorre la vita di cinque amici tra cui Jim (Di Caprio) e Mickey. Jim tiene un diario su cui annota poesie e racconti. Un giorno muore uno dei suoi amici e il gruppo cade nel baratro dell’eroina. Dopo anni di furti e prostituzione minorile, Jim, rifiutato dalla madre, finisce in carcere.

Nessuna edulcorazione nella rappresentazione della vita di questi ragazzi e della schiavitù dal “mostro”. Un Di Caprio intenso (sostituì River Phoenix morto poco tempo prima delle riprese) in una delle sue migliori interpretazioni.

Sono solo… Non solo io… siamo soli. Soli sempre. Che c’è alla fine di quell’ infinito tunnel in cui sto correndo? Sopra c’è la quinta strada con la sua carta da parati a grattacieli. Sto pensando, dopo tutti quei meravigliosi viaggi che questo è uno di quelli cattivi.

 

 

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