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DOROHEDORO la Serietv Manga. Netflix

Il manga di Q Hayashida è sicuramente tra i più innovativi nel panorama moderno. Vediamo perché

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Dorohedoro, Serietv manga realizzata da Hayashida è da qualche settimana su Netflix.

Vi sveliamo cosa cè da sapere su questo telefilm e perchè sta diventando un piccolo cult.

Il primo volume di Dorohedoro compare sulla rivista mensile Ikki nel lontano 1999, uno dei magazine di punta in Giappone nella distribuzione di manga Seinin, fallita purtroppo nel 2015.

Da quel primo volume son voluti 18 anni all’autrice Q Hayashida per concludere Dorohedoro, divenuto in poco tempo uno dei manga più apprezzati nel suo genere.

Nel 2018 visto il grande successo è annunciato l’adattamento anime del manga, un annuncio che da una parte ha esaltato i fan, dall’altro preoccupato visto la complessità narrativa e grafica intrinseca all’opera.

Nonostante i molteplici dubbi, lo studio d’animazione Mappa ( che ha preso in mano anche l’ultima stagione dell’attacco dei giganti per dirne una) è riuscita a confezionare un prodotto che rende assolutamente giustizia al manga originale.

Certamente il dinamismo tipico delle tavole di Q Hayashida è in parte sacrificato alle esigenze digitali, però il prodotto finale è più che godibile.

Ma veniamo a noi e cerchiamo di capirci qualcosa su quest’anime così bizzarro e grottesco

Che mi sto guardando?

Questa è sicuramente tra le prime impressioni che l’anime ci regala.

Un ammasso confusionario e caotico che stordisce la testa come un liquore cosi forte da non riconoscerne il sapore.

D’altra parte un uomo/ coccodrillo sadico e violento, alla ricerca di stregoni che possono trasformarvi in funghi, o farvi a pezzi, e chi più né a più ne mette sono alquanto difficili da digerire, non credete?

Dorohedoro è un’opera quasi impossibile da categorizzare visto i tanti generi che tocca e attraversa. Si passa dal grottesco allo splatter, dallo psicologico al comico, quando è presentata una scena di grande impatto emotivo, subito dopo ne segue un’altra di forte ilarità, dove ci troviamo a deridere i personaggi che poco prima ci facevano pena.

Tutto però si regge secondo un equilibrio precario che rende Dorohedoro un prodotto unico.

L’anime è alquanto sfuggevole a un interpretazione riflessiva.

La storia narrata è fatta per essere goduta nella maniera più istintiva possibile, divorata in un sol boccone, come il protagonista fa con i gyoza.

Focalizzarsi eccessivamente su un dato vuol dire lasciarne fuori un altro, per questo è difficile trovare due interpretazioni che concordino su Dorohedoro.

Ficchiamoci nel buco

L’ambientazione è composta prevalentemente di due città che comunicano tra loro esclusivamente nello sfruttamento.  Il mondo di Dorohedoro vuole volontariamente mostrare una forte divisione sociale, la ricchezza di una città rappresenta la disgrazia dell’altra.

La prima è hole una metropoli grigia e senza speranza, dove vivono ammassati tra loro una babilonia di miserabili. Sappiamo che la magia può creare meraviglie, ma anche orrori e tutti questi sembrano concentrati a Hole.

La città è orribilmente trasformata dalla magia qui gli stregoni vengono a fare le loro scorrerie proprio per esercitarsi nelle misteriose arti arcane. A farne le spese è Hole e soprattutto i suoi abitanti, più che cittadini sono costantemente delle cavie per gli esperimenti magici.

Il passo tra le meraviglie e l’orrore dista una porta che spesso solo i chi utilizza la magia può attraversare.

Il mondo degli stregoni è governato dalla magia, ci sono banchetti dov’è possibile resuscitare i morti si può stringere amicizia con i demoni, e mangiare funghi in quantità.  Il sole splende alto e apparentemente tutto è possibile, ma siamo lontani dal vivere un’utopia realizzata.

Infatti, uno dei pochi aspetti che accomuna Hole con il regno degli stregoni è la violenza che dilaga in egual misura. L’empatia e l’affetto finiscono sulla punta di un coltello o tra il fumo nero di un incantesimo.

Questo è un elemento comune a tutta l’opera di Dorohedoro, le azioni spesso crudeli commesse dai personaggi rendono la divisione tra bene e male inutile da compiere.

Uomini coccodrillo, maschere e personaggi disfunzionali

Dunque i due elementi che principalmente caratterizzano l’anime sono l’ambientazione e i personaggi, la trama, invece, passa quasi in secondo piano.

La psicologia e l’estetica dei protagonisti è accurata quanto l’architettura del mondo di Dorohedoro.

Il protagonista è Cayman, un uomo dalla testa di caimano trasformato in una delle tante scorrere per Hole da parte degli stregoni. Insieme alla sua amica Nakaido cercherà di ricomporre la sua vita, svelando a colpi di coltello e calci rotanti, il mistero della sua trasformazione.

I personaggi sono introdotti di solito a coppia, questo vale soprattutto per gli stregoni che sono legati tra loro da un duplice contratto sottoscritto da un demonio.

Grazie a un simile espediente si finisce col affezionarsi più al rapporto tra i protagonisti che alla loro singola caratterizzazione.

Le coppie di Cayaman/Nakaido, Shin/noi, Fujita/ ebisu, divergono nel perseguimento degli obiettivi, ma s’incontrano invece per bizzarria, crudeltà e c

L’anime sbarcato su Netflix racchiude i primomicità.

Seconda stagione?

I 7 volumi del manga, siamo ancora quindi lontani dalla conclusione. A oggi sembra che non sia stata confermata una seconda stagione, anche se lo studio Mappa ha dato nuovamente la disponibilità.

I molti appassionati sanno bene come sia sostanzialmente impossibile recuperare oggi l’intera collezione del manga, venir privati anche della conclusione dell’anime lascerebbe più che l’amaro in bocca.

Speriamo quindi di poter avere una seconda stagione, il prima possibile, non ci vorremmo veder costretti a fare qualche crudele incantesimo.

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