Caro papà è un film del 1979 diretto da Dino Risi. Vittorio Gassman grazie a questa pellicola vinse il David di Donatello per il miglior attore protagonista. Scritto e sceneggiato da Bernardino Zapponi, Marco Risi e Dino Risi, con la fotografia di Tonino Delli Colli, il montaggio di Alberto Gallitti, le scenografie di Luciano Ricceri e le musiche di Manuel De Sica, Caro papà è interpretato da Vittorio Gassman, Stefano Madia, Andrée Lachapelle, Aurore Clément, Stefano Madia. Le musiche del film, affidate a Manuel De Sica, comprendono alcuni brani eseguiti dei New Trolls. Il gruppo musicale compare nella scena in cui Gassman canta Bambina innamorata. Il film fu presentato al Festival di Cannes, in cui Stefano Madia si aggiudicò il premio per il miglior attore non protagonista.
Trama
Albino Millozza (Gassman) è un uomo d’affari con poco tempo da dedicare alla famiglia. Sua moglie, infatti, tenta periodicamente e inutilmente di suicidarsi. Il figlio simpatizza con dei terroristi, e forse anche di più.
Uno squalo della finanza si rende conto a poco a poco che il figlio, col quale non c’è mai stato dialogo, è entrato nella lotta armata e sta preparando un attentato. Vittorio Gassman ricalca il personaggio di C’eravamo tanto amati di Ettore Scola, nella sua involuzione da partigiano idealista ad approfittatore cinico e senza scrupoli; ma il film, al di là dell’analisi sociale (che resta convenzionale e poco incisiva), è soprattutto un drammatico apologo sull’estraneità fra generazioni e sul conseguente sfacelo morale: il figlio terrorista e la figlia ex tossicodipendente convertita alle religioni orientali hanno la loro controparte in un nonno che sembra rimasto fermo all’Italia pre-industriale (non a caso si occupa solo delle piante del giardino) e che a sua volta non ha niente in comune con un figlio da lui considerato degenere. C’è qualche eccesso grottesco, qualche inverosimiglianza (non è credibile che il ragazzo lasci in giro il proprio diario, che equivale a una confessione di colpevolezza): è un film non perfetto, ma coinvolgente e interessante.
Caro papà – una co-produzione tra l’Italia, la Francia e il Canada – permette a Gassman (che verrà premiato con il David di Donatello) di esprimere il meglio delle proprie doti attoriali. In una pellicola votata alla commedia, ma elegantemente solcata dall’atto d’accusa preciso e feroce di Risi nei confronti di una e più ideologie, verso un ceto sociale e una classe dominante post-boom economico che non hanno saputo far tesoro con intelligenza delle esperienze e degli errori del passato, l’Albino Millozzi di Vittorio Gassman si collega per carattere e comportamenti al Lorenzo Santenocito da lui stesso interpretato in un altro film del regista, In nome del popolo italiano (1971).Una resa scenica magistrale da parte di Gassman in entrambi i film, insieme a C’eravamo tanto amati (1974; dove l’attore veste i panni del ricco avvocato Gianni Perego, anche lui ex partigiano): affreschi disillusi e amari di un’Italia che ha in parte travisato i sogni e gli ideali coltivati in tempo di guerra.