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20 FILM per bambini dai 4 anni. Cosa vedere quando si é in etá prescolare

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Da quando siete diventati papá o mamme vi siete chiesti: quali sono i film per i bambini, le pellicole che aiutano i nostri figli a prendere condifenza con il cinema senza rischiare di traumatizzarli con scene non adatte. Cosa vedere quando si é in etá prescolare?

E´sottointeso che bisogna accompagnare i figli nella visione di questi film e non lasciarli da soli a guardare la televisione.

In tante famiglie, la televisione è sempre meno presente se non quasi del tutto assente. Questo non vuol dire necessariamente escludersi dalla magia della narrazione per immagini, quanto piuttosto sviluppare un rapporto selezionato con il mezzo.

Ecco perché proponiamo una lista ponderata che possa aiutare a scegliere bene i film per bambini che normalmente non guardano la TV: per introdurli propriamente alla magica fantasia del cinema.

Organizzare una proiezione mirata per i propri pupi, selezionando consapevolmente il prodotto, è come scegliere in libreria un buon libro e acquistarlo coscienti dei risvolti pedagogici; o semplicemente perché innamorati della storia.

È come fare un regalo ai nostri bimbi, è come programmare una gita in famiglia di breve durata, dove si condivide tutti insieme il mondo fantastico che la storia si propone; si decolla e si atterra tutti insieme.

Alcuni consigli prima di iniziare questo elenco di venti film, presentato in ordine cronologico. Qualunque siano le vostre preferenze, favorite sempre quello che in anni recenti è stato ridefinito come storytelling, e di cui gli sceneggiatori americani, indubbiamente, sono indiscussi maestri.

Non a caso uno dei maggiori teorizzatori è Christopher Vogler, che ha a lungo lavorato con la Disney. Ma se il suo Il Viaggio dell’Eroe non vi suona applicabile, il buon vecchio Propp e la sua Morfologia della Fiaba è sempre attuale. I bambini hanno bisogno di identificarsi in un personaggio e portare a termine la sua curva evolutiva. Risolvere conflitti o superare ostacoli, e apprendere dagli errori.

In questo meccanismo il genitore funziona come accompagnamento all’elaborazione, non si sostituisce all’interpretazione. Cosa che invece avviene necessariamente su strutture narrative più complesse e ritmi troppo veloci.

Non abbiate paura a rivangare i film del passato, perché i ritmi meno concitati erano anche molto più tolleranti dell’infanzia. E se dovete scegliere con quali film d’animazione iniziare, preferite la Disney vecchio stile, che ha durate più contenute e stimoli ridotti. C’è sempre tempo per gettarsi sulla digitalizzazione: insegniamo ai bambini che esisteva il tratto a mano, l’artigianato, prima di tutta questa definizione computerizzata.

In ultimo, i miei consigli si rivolgono ad una fascia d’età dai 4 anni in su, quando cioè l’uso dello schermo viene considerato non dannoso e la curva dell’attenzione permette la fruizione equilibrata di un film intero.

Mary Poppins di Robert Stevenson (1964)

La celeberrima storia della tata più desiderata al mondo: Mary Poppins cala dal cielo stringendo il suo ombrellino e arriva alla famiglia Banks, in soccorso ai due adorabili bambini. Sarà un bellissimo viaggio per i piccoli, a cavallo tra la realtà e l’animazione, con musiche memorabili, e un lieto fine famigliare. Mentre la madre lotta per la parità di genere, il padre riscopre la priorità degli affetti sul lavoro.

Un condensato di benessere per famiglie, con un lungimirante sguardo verso il futuro. D’altronde Robert Stevenson, regista formatosi nella Hollywood classica, è una garanzia nel panorama Disney, (vedi a seguire). La dolce Mary Poppins è tornata nelle sale nel 2018 con il sequel Il ritorno di Mary Poppins.

Pomi d’ottone e manici di scopa di Robert Stevenson (1971)

Ecco l’unica altra apparizione per cui ricorderò Angela Lansbury fuori dal ruolo di Jessica Fletcher. Qui è una aspirante strega che segue un corso per corrispondenza e, ben motivata a terminare il suo percorso, si porterà i tre bimbi affidatigli in giro per la Gran Bretagna assediata dalla guerra. Gli incantesimi seppure un po’ sbilenchi di Miss Price, arrivano addirittura a ricacciare i nazisti da dove sono arrivati.

Una traslitterazione della guerra venata di magia, che ben si adatta alla misura dei bambini. Londra è così affascinante e misteriosa.

Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato di Mel Stuart (1971)

Gene Wilder, prima di essere Frankenstein (in Frankenstein Junior), è stato il poliedrico Willy Wonka, pasticcere magico, che domina il mercato dei dolciumi di tutto il mondo dall’interno della sua mistificata fabbrica. Dopo che Charlie trova il biglietto dorato, gli è concesso di partecipare ad una visita guidata dentro la fabbrica insieme ad altri quattro coetanei, tutti viziatissimi. Questo viaggio nel paradiso dei dolciumi sembra un film dedicato alla gola, ma in realtà l’esagerazione in tutte le sue forme è severamente punita nel regno di Willy Wonka. Solo il più onesto arriverà fino alla fine.

Un modo alternativo per ammonire i bambini all’autocontrollo.

Nel 2005 Johnny Depp ha sostituito Wilder nella versione Burtoniana de La Fabbrica di Cioccolato: un bel film, ma chi è cresciuto con il cilindro rosso di Wilder, non si lascerà conquistare al 100% dal tenebroso Wonka-Depp.

Robin Hood di Wolfgang Reitherman (1973)

Film d’animazione classico di Walt Disney, dove i personaggi sono animali antropomorfizzati. Disegni imperfetti che lasciano intuire le lunghe ore di lavoro su ogni dettaglio.

Robin Hood e Little John rubano all’avido Re Giovanni, salito al trono in reggenza del fratello partito per le crociate. Il popolo è ridotto in povertà per l’ingordigia del re (“fasullo d’Inghilterra”, come dice la canzone). Quando i due vengono incastrati sembra che per Londra non ci siano più speranze, ma poi l’unione fa la forza e il perfido Giovanni viene sconfitto.

La storia è molto semplice e anche il ritmo, non arriva mai a velocità pressanti. È più che adatto a color che non si abituano ai prodotti contemporanei.

E.T. – L’extraterrestre di Steven Spielberg (1982)

Spielberg è abile oratore quando la platea è fatta di piccole testoline. Nella sua carriera, sono diversi i titoli che si rivolgono all’infanzia, ma i due titolo realizzati in coppia con la sceneggiatrice Melissa Mathison, sono memorabili: E.T. – L’extraterrestre e il recente Il GGG – Il grande gigante gentile, ultimo film prima della prematura scomparsa della collaboratrice. 

Chi non ha mai sognato di ricevere la visita di un simpatico extraterrestre e di vivere la magia del suo salvataggio? Ecco cosa succede a Elliott, con il quale il piccolo alieno E.T. costruisce una amicizia mistica e molto intensa.

La storia infinita di Wolfgang Petersen (1984)

La meravigliosa vicenda di Bastian che immergendosi nella lettura del libro “La storia infinita”, vi si trova coinvolto di persona, influenzando attivamente le vicende dell’eroe Atreyu, che lotta per salvare Fantàsia dal Nulla.

Un classico straordinario tratto dal libro omonimo di Michael Ende che ha cresciuto diverse generazioni di bambini in tutto il mondo. Il Fortunadrago è l’animale che tutti i bimbi sognerebbero di avere. Atreyu vive esperienze di enorme intensità, quindi è bene accompagnare i bambini alla visione. Ma i messaggi del film sono meravigliosi: l’importanza della fantasia per tenere in vita il mondo, l’universalità dell’amore per la madre, questo Nulla che incombe e che rappresenta l’assenza del pensare, tutto davvero molto attuale.

I Goonies di Richard Donner (1985)

I Goonies sono un gruppo di amici straordinariamente assortito, che si imbatte nella mappa del tesoro del pirata Willy L’Orbo. Personaggi rigidamente definiti ma simpaticissimi, che si imbarcano tutti insieme nell’avventura della loro vita.

Il film porta avanti anche una non scontata riflessione sulla disabilità e sulla diversità: i Goonies sono un po’ tutti degli outsiders, uniti da una amicizia onesta e identità forti. Un bell’esempio per i bimbi in crescita.

Navigator di Randal Kleiser (1986)

Fantascienza a misura di bambino: anche qui un sogno che diventa realtà, ovvero poter guidare una navicella spaziale, che fa tutto quello che una navicella dovrebbe. Ovvero spararti a turbo velocità nel cielo, o navigare a bassa quota e stupire i presenti, così come viaggiare nel tempo.

David viene intercettato da una navicella extraterrestre a scopo di studio. Quando però lo riconsegnano alla famiglia, ops, sono passati otto anni. La navicella si schianta e David diventa l’unica speranza: lui è il navigator, colui che può rispedire a casa l’alieno. Rocambolesca fuga dalla NASA, e David riporta tutti a casa, arricchito di una esperienza oltre l’umano.

Nuovamente la famiglia è lo zoccolo duro della follia della vicenda: quando nessuno gli crede, i famigliari, e soprattutto il fratellino, sono gli unici a sostenerlo. È una fantascienza molto edulcorata, non c’è nessuno di veramente male intenzionato, e quindi è un film che rimarrà nel cuore.

Da Grande di Franco Amurri (1987)

Di solito è più celebre la versione americana, Big, con un giovanissimo Tom Hanks. Ma in realtà fu questa tenera storia all’italiana, interpretata da Renato Pozzetto, ad arrivare alle sale prima della versione americana. E qui per campanilismo citiamo l’originale.

Marco ha 9 anni; quando i suoi genitori si dimenticano il suo compleanno esprime il desiderio di diventare grande subito per poter conquistare la sua insegnante, di cui si è innamorato. Nei panni del quarantenne si trova benissimo, ma la favola non dura, specialmente quando gli viene la malsana idea di inscenare il rapimento di se stesso bambino. Ma l’amore supera tempi ed età, e il lieto fine è tenerissimo.

Willow di Ron Howard (1988)

Storie di gnomi, guerrieri, fate, streghe cattive e magie varie, quando ancora Harry Potter e Il Signore degli Anelli non avevano occupato, o meglio invaso, il panorama immaginifico.

Il film è lo straordinario viaggio del mago contadino Willow Ufgood per salvare la sorte della piccola Elora, una bebè ritrovata al fiume dai suoi figli. Elora è destinata a sconfiggere la malvagia regina Bavmorda, che ovviamente bracca Willow e i suoi alleati per riprendersi la minacciosa pupetta. Il viaggio ha luogo in uno spazio-tempo sospeso, dove tutti i personaggi sono meravigliosamente strani e combattono per il candore puro del bebè.

Willow è l’attore nano Warwick Davis, che ha esordito nei mondi straordinari del fantasy e della fantascienza con nientepopodimeno che Star Wars – Il ritorno dello Jedi, nei panni di uno Ewok.

Vi consiglio di spicciarvi a recuperare questo prodotto di Ron Howard, perché è già stata annunciata la serie TV in arrivo su Disney Plus, ed è meglio essere preparati.

Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki (1988)

È praticamente un’impresa selezionare dalla filmografia di Miyazaki. Almeno la metà dei suoi titoli sono dedicati ai più piccoli, mentre l’altra metà ai “furono” piccoli. Solo dalle produzioni di Studio Ghibli si potrebbe creare la filmografia perfetta di avvicinamento al cinema d’animazione d’autore per qualunque neofita. Miyazaki ha una capacità di dialogo con l’infanzia inarrivabile. Attraverso i suoi mondi fatati, i suoi personaggi distorti, gommosi e talvolta deformati, dove non c’è mai staticità ma una continua a plastica evoluzione, i bambini imparano, sublimano traumi e difficoltà, in una parola, crescono.

Satsuki e Mei si trasferiscono con il padre in campagna. La madre è ricoverata in sanatorio. Le bimbe sanno badare a loro stesse e trascorrono le giornate estive tra i campi di riso. Mei scopre casualmente il nascondiglio di Totoro e dal quel momento questo strano essere entra nella vita delle sorelle. È grazie a Totoro se la piccola Mei, scappata nel tentativo di raggiungere la madre, viene recuperata e riportata a casa.

Di bambini che si allontanano da casa ce ne sono altri in questa lista, è naturalmente un tema di facile utilizzo nelle storie per bambini: ma come si pente Mei sciogliendosi in lacrime e muco, non c’è nessun altro.

Kiki consegne a domicilio di Hayao Miyazaki (1989)

Cosa ne esce se mettiamo insieme una strega buona (bambina), l’abilità di volare e il superamento delle paure? La meravigliosa storia di Kiki, giovane streghetta che si stabilisce in una città di mare per il suo anno di noviziato. Si inventa un servizio di consegne a domicilio per guadagnarsi da vivere, mentre impara a gestire l’abilità del volo superando le proprie paure.

Il volo è molto presente nei film di Miyazaki, e qui si associa a questa fase di crescita della streghetta che deve affrontare le sue incertezze. E poi è di una tenerezza infinita; nella sua straordinarietà, è un personaggio incredibilmente vicino e tangibile, a misura di bambino.

Il Re Leone di Roger Allers e Rob Minkoff (1994)

Film d’animazione degli anni 90, di cui tutti abbiamo canticchiato la colonna sonora, ha già subito una rivisitazione in forma di fiction. Il Re Leone è la storia di Simba che deve fronteggiare il perfido zio che gli vuole usurpare il trono. Nel percorso di crescita incontrerà personaggi esilaranti, che alle risate a cui portano la coppia Timon e Pumba pochi altri sono arrivati.

È un grande classico in termini di narrativa, un mix bilanciato di risate e momenti di tensione, perfettamente adatto alle serate in famiglia.

La vita è bella di Roberto Benigni (1997)

Arriva un momento dove si è costretti ad affrontare i “grandi temi” anche con i piccini. Per introdurli gradualmente, la fiaba è un ottimo supporto. La vita è bella è probabilmente adatto a bimbi più cresciutelli, anche per le due ore di durata. Ma è un prodotto italiano e quindi linguisticamente molto vicino, oltre che straordinariamente realizzato.

Benigni è il libraio Guido, che vive una storia d’amore idilliaca. Quando arriva il figlio Giosuè, l’Italia viene invasa dai nazisti e l’abilità di storyteller di Guido diventa l’arma con cui il figlio viene magistralmente preservato dalle brutture della guerra.

Storia di un padre che si fa in quattro per suo figlio.

Ponyo sulla scogliera di Hayao Miyazaki (2008)

Per alcuni non è la migliore animazione di Miyazaki, ma personalmente lo ritengo un film molto adatto alle dinamiche di un nucleo famigliare. Parla di scelte e di amore.

Sosuke incontra Ponyo, la pesciolina, che si appassiona così tanto a lui da desiderare di essere una bambina. Ma Ponyo appartiene al mare, e la sua caparbietà scombinerà gli equilibri del mondo. La coerenza e l’amore di Sosuke salvano sia Ponyo che il mondo scombinato. Da pesciolina diventerà essere umano rinunciando per sempre al mare e alla sua magia.

Il potere del mare in questo film di Miyazaki, sembra molto più spaventoso di quanto lui abbia da sempre descritto l’aria, che gli è intimamente congeniale. Ma i bambini che vivono nel suo film sono mossi da sentimenti veri, puri, solidi. È quindi una storia che davvero può abbracciare i più piccoli e farli vivere di sogni ed emozioni intense.

UP di Pete Docter e Bob Peterson (2009)

Una delle più straordinarie produzioni Disney Pixar degli ultimi tempi, Up non è solo un viaggio di scoperta e di crescita. C’è una profonda riflessione sul tesoro che le vecchie generazioni custodiscono e trasmettono alle nuove, inseguendo il sogno di una vita. L’amicizia sublimata nelle età e nelle forme di vita.

L’anziano Carl cerca di mantenere una promessa e coronare un sogno, e si trova suo malgrado a farlo in compagnia del Boy Scout Russell. La coppia sconfiggerà i piani malsani di idolo delle folle caduto in disgrazia, costruendo nuove e improbabili amicizie.

Ribelle: The Brave di Mark Andrews e Brenda Chapman (2012)

Meraviglioso racconto Pixar ambientato nella Scozia del V secolo: Merida è figlia di un capo e dovrebbe essere presa in sposa dal “maschio” più forte. Ma lei non sta negli schemi, ama la libertà, tira con l‘arco e cavalca meglio di chiunque tra i suoi pretendenti. Per cercare di far comprendere alla madre la sua volontà, le propina un incantesimo che la tramuta in orso. Peccato che il padre abbia un conto in sospeso con un grizzly della sua stazza, e Merida rischia di non riuscire a spezzare il sortilegio prima dell’alba, come necessario per salvare la madre.

Musiche coinvolgenti, spazi aperti e una cocciutissima protagonista: Ribelle non si può che amarlo fino all’ultimo. Merida è tra le eroine più motivate sulla piazza, sfida l’autorità con sfacciata sicurezza di sé.

Avviso ai genitori: mostrare questo film alle vostre fanciulle, è un’arma a doppio taglio…

Frozen di Chris Buck e Jennifer Lee (2013)

La febbre di Frozen contagia chiunque ed ha effetti a lunghissimo termine. Nessuna Regina mai ha avuto così tanta presa sulle bambine come Elsa: è una eroina senza eguali, e pure sua sorella Anna non scherza. Peccato che nel mondo di Frozen gli uomini siano valorosi sì, ma un po’ brocchi quindi non tengono testa. Insomma, è un film per bambine, prima di tutto.

Elsa ed Anna sono due sorelle; quando il potere del ghiaccio di Elsa mette in pericolo la vita di Anna, i genitori le tengono divise. Alla loro morte, Elsa subentra al trono, ma la sua magia si fa incontrollabile. Per riparare i danni della magia di ghiaccio e riavere la sorella, Anna si imbarca in un viaggio nella neve e nel freddo insieme a Kristoff, Sven e l’esilarante Olaf.

Chiedetemi tutto di Frozen, lo so a memoria. Chissà perché.

Oceania di Ron Clements e John Musker (2016)

Viva le produzioni con eroine al femminile! Se qualcuna può competere con Elsa, è Vaiana, la figlia del mare, la prescelta per riportare a Te Fiti il cuore rubato. Il viaggio di Vaiana (perché come si sarà potuto capire, c’è sempre un viaggio nei film che funzionano), è sia di crescita, per diventare condottiera della sua tribù, sia di riscatto del cuore della Terra Madre. La sua determinazione convincerà tutti i duri maschi (virili e ben poco disposti nei suoi confronti) che le si parano di fronte. E il compagno di viaggio, un polletto rincitrullito, è una spalla mai vista, del tutto schizzata.

Vaiana è in linea con la conversione al femminile degli eroi che è avvenuta negli ultimi anni, ma con tratti così determinati da incontrare senz’altro il favore dei maschietti.

Coco di Lee Unkrich e Adrian Molina (2017)

Una delle produzioni Pixar più energetiche e musicali: verrete perseguitati dalle canzoni di Coco notte e giorno, ma i ritmi sono così coinvolgenti che sarà senz’altro piacevole.

Miguel è un ragazzino che ha un sogno che si discosta dai programmi della famiglia. Vorrebbe diventare musicista, ma la bisnonna Coco ha un conto in sospeso con la musica, che l’ha separata dal padre: per questo tutta la famiglia, ligiamente, ha allontanato il diavolo da casa. Motivato ad essere riconosciuto come mariachi, Miguel finisce nel regno dei morti durante le celebrazioni dello Dia de los muertos. Quando tutta la famiglia si riappacificherà e i segreti verranno svelati, anche Miguel potrà rientrare tra i vivi e rinsaldare il legame della famiglia con gli avi.

Straordinario: umanamente, musicalmente e narrativamente. Mi ha segnato soprattutto per l’omaggio rispettoso alle vecchie generazioni, ispirazione affascinata della cultura messicana.

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