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Bagnini e Bagnanti: intervista allo sceneggiatore Luca Legnani

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Bagnini e Bagnanti è un documentario che punta i riflettori su una figura quasi mitica dell’estate: il bagnino, che con il suo fascino semplice, immediato, ma irresistibile, è sempre stato protagonista delle fantasie amorose sulla spiaggia. Ne abbiamo parlato con lo sceneggiatore, Luca Legnani. Il film è disponibile su Amazon Prime Video

Quale sono le motivazioni che vi hanno spinto ad esplorare una figura piena di stereotipi quale quella del bagnino? C’è stato un fatto “scatenante”?

Non so se possiamo chiamarlo fattore scatenante, ma abbiamo iniziato il film un’estate in cui sia io (Luca Legnani) che Fabio (Paleari, il regista) eravamo a Milano piantati in asso dalle rispettive (ex) fidanzate e, guardandoci negli occhi, abbiamo capito che dovevamo intraprendere un viaggio per chiedere come si fa a conquistare una donna a chi ne ha avuta di esperienza. Il bagnino è sempre stato un mito per noi, una non-figura (nelle nostre vite di città non c’erano bagnini durante i dieci mesi scolastici) che quando è presente domina completamente la scena. La cosa divertente è che di fatto il bagnino non ha alcun tipo di autorità ufficiale, ma comunque tutti lo rispettano (e le donne lo bramano).

Come vi siete approcciati ai vari bagnini italiani per ottenere le loro confessioni più intime e dunque per ottenere quella confidenza necessaria?

Il nostro modus operandi era sempre lo stesso: arrivavamo in una città il mattino presto e puntavamo il chiosco più local (lo vedi dagli avventori, se ci sono molti cinquantenni abbronzati con il Campari alle 10 del mattino quello è il tuo posto) e chiedevamo chi fosse in città il più celebre latin lover. A quel punto partiva la bagarre di nomi e si creavano le fazioni: chi per “il Tony”, chi per “il Giangi”. Da lì verso mezzogiorno sì rastrellava la spiaggia in cerca del “Tony”. Spesso però quando lo trovavi scoprivi che nel frattempo si era ammogliato (o, ancora peggio, fidanzato) e che non voleva parlare, quindi ti mandava dal compagno di scorribande e così via dicendo. Solitamente le interviste le facevamo verso metà pomeriggio, così da lasciare qualche ora per riflettere al nostro uomo. Le interviste erano sempre fatte in sessioni uniche di un’ora circa: la prima mezzora tutta da buttare, poi cinque minuti così e così e, infine, l’ultimo quarto d’ora con tutte le chicche. Il bagnino è un diesel davanti all’obbiettivo!

Oltre a una rappresentazione fisica della figura del bagnino, esiste una particolare attenzione psicologica. Il ritratto che ne deriva è tuttavia grottesco. Alla fin fine, si comprende che non esiste una reale indole che induce il bagnino a iniziare questo mestiere, se non le possibilità elevate d’intraprendere avventure con donne dai costumi striminziti. È una verità scoperta a posteriori o una tesi da cui siete partiti? Mi verrebbe in mente la scena iniziale, in cui la donna sul bagnasciuga confessa il debole dell’amica per i bagnini con cui aprite il film.

Attenzione, noi non abbiamo mai voluto fare un ritratto “del bagnino” in assoluto, ma solo del bagnino donnaiolo. Ci sono migliaia di bagnini che fanno questo lavoro per mille motivi che non riguardano le possibilità di rimorchiare. Abbiamo fatto una selezione spietata dei nostri soggetti (un 30% degli intervistati è finito nel film nonostante fossero tutti già iper selezionati all’origine). Il grottesco secondo me deriva più che altro dal fatto che sono persone sincere che non hanno dimestichezza con il mezzo filmico e noi abbiamo cercato, nel corso delle interviste, di tener vivo il tratto di semplicità nei loro pensieri. Non è stato fatto con intento denigratorio nei loro confronti, bensì con la voglia di preservare la dimensione ludico-sentimentale.

Come credete di aver sottolineato al meglio questo duplice aspetto del bagnino italiano: confessore e latin lover?

Beh, i due aspetti sono assolutamente inscindibili. Ieri sera vedevo Sotto il sole di Riccione su Netflix e il personaggio di Andrea Roncato (il classico ex playboy romagnolo) lo dice chiaramente che se vuoi trombare la prima regola è ascoltare. È buffo come ci si inventi grandi cose per far colpo sull’altro sesso, ma poi la cosa che più funziona è anche la più semplice ed economica.

Il documentario è piacevole ed allegro, ma è il frutto di riprese durate in realtà due anni. Cosa sperate che arrivi al pubblico?

La nostalgia delle estati passate! Per me questo film è un tuffo nell’adolescenza (la mia) e in quella sensazione che avevi a Luglio quando partivi per il mare e pensavi che tutto era possibile (ma poi quella che ti piaceva andava col bagnino). Volevamo anche fare un documentario che divertisse in maniera casereccia e che, allo stesso tempo, facesse anche un po’ pensare a quanto sono fragili le relazioni.

  • Anno: 2017
  • Durata: 75'
  • Distribuzione: CG Entertainment
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Italia
  • Regia: Fabio Paleari

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