Che Quentin Tarantino sia un amante della settima arte in tutte le sue più mutevoli forme è cosa risaputa. Quando uno nasce con una propensione, che si tramuta ben presto in un vero e proprio dono, c’è poco da resistervi. Ecco spiegato come, sin dagli albori della sua lunga carriera nel mondo dello spettacolo, il cineasta originario di Knoxville, Tennessee, si sia mosso tra i meandri dell’ambiente, mostrando se stesso e la sua personalità ad ogni occasione possibile.
Quentin Tarantino | Gli esordi davanti alla macchina da presa
Tra le primissime apparizioni di Quentin Tarantino in veste di attore, ci sono un episodio in una serie tv – in Cuori senza età ha interpretato niente meno che Elvis Presley – qualche cortometraggio e un curioso film in bianco e nero intitolato My Best Friend’s Birthday, andato parzialmente perduto.
Passano cinque anni e arriva la cosiddetta breakthrough performance, quella che lo impone di diritto nel panorama cinematografico internazionale. Stiamo ovviamente parlando de Le Iene e, sebbene il reale punto di svolta Tarantino lo abbia raggiunto con la regia, nel cult si ritaglia uno spazio memorabile con il suo Mr. Brown – pensare che addirittura a Trastevere esiste un pub dal nome del suo personaggio!
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E c’è una curiosità circa la scelta del ruolo attuata a inizio carriera: Tarantino voleva interpretare Mr. Pink, al quale spettava un colorito monologo sul brano di Madonna, Like a virgin. Come è andata a finire? Steve Buscemi ha preso la parte ma Quentin ha tenuto le battute.
Mr. Brown dà avvio a una serie di indimenticabili camei
Mr. Brown è solo il primo di una discreta serie di camei che Tarantino si è divertito a disseminare qui e là nelle sue opere. Come per esempio Jimmie Dimmick di Pulp Fiction, amico di Jules (Samuel L. Jackson), coinvolto suo malgrado in un maldestro incidente della coppia di malavitosi.
Spettinato, in vestaglia, con una tazza di caffè in mano e alle prese con un attacco di isteria (del tutto giustificabile), il cineasta/attore si inserisce perfettamente nel mood della pellicola e quasi ne alza il tiro. Il divertimento è garantito, per noi spettatori quanto per loro interpreti.
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E di brevi apparizioni, fuori e dentro la sua stessa filmografia, se ne possono rintracciare un bel po’, alcune più identificabili di altre, quasi tutte indimenticabili. C’è chi ancora ha difficoltà nel carpire i lineamenti di Quentin tra i cadaveri degli 88 folli di Kill Bill e chi non ha mai fatto caso che uno dei nazisti a cui viene fatto lo scalpo in primissimo piano in Bastardi senza gloria è proprio l’apprezzato regista.
Il contributo “a voce” e la caccia al cameo
Allo stesso modo sarà complicato riconoscere le sue partecipazioni in termini puramente vocali – come la segreteria telefonica di Jackie Brown o il narratore di The Hateful Eight – se non si sceglie la versione originale del film.
Fatto sta che l’egocentrismo è un requisito che non lo abbandona mai e dove può lascia lo zampino. In fondo perché non concedersi lo sfizio di esserci, in una forma e/o in un’altra?
In tal modo dà anche vita a una sorta di stuzzicante caccia al cameo, un po’ come accadeva con un altro grande rappresentante della settima arte quale Alfred Hitchcock. Non a caso il maestro del brivido è citato nel quarto e ultimo episodio di Four Rooms, L’uomo di Hollywood, scritto, diretto e interpretato da Tarantino.
Qui interpreta Chester Rush, un ricco uomo impegnato in una scommessa – ispirata all’episodio Man from the South di Alfred Hitchcock presents – insieme agli amici, tutti e tre ubriachi, nell’attico di un hotel di lusso di Los Angeles.
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Quentin Tarantino tra Mister Destiny e Richard Gecko
Scorrendo poi i numerosi titoli, ci sono altri ruoli da co-protagonista per Quentin: da Mister Destiny a Dal tramonto all’alba, passando persino per una serie di successo come Alias.
Nella pellicola (da noi poco nota e in generale non ben accolta) diretta da Jack Baran interpreta Johnny Destiny, un tipo bizzarro, vestito alla Dylan Dog e con l’abilità di muovere i fili delle vite degli altri personaggi. Un tratto distintivo che avrà modo di esprimere al meglio, nella realtà, nei film di cui sarà regista.
Richie Gecko è senza dubbio uno dei suoi personaggi più ricordati, forse perché a scrivergli le battute è stato lui stesso, essendo l’autore della sceneggiatura, scritta ai tempi del liceo e ispirata e ispirata al finale di Getaway, il rapinatore solitario di Sam Peckinpah.
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Ladri di professione e scavezzacollo di natura, i fratelli Gecko – il maggiore, Seth, è interpretato da George Clooney – si ritrovano alle prese con vampiri assetati di sangue e ballerine discinte, al confine tra il Texas e il Messico. Tra i due, Richie è quello fuori di testa e decisamente sopra le righe, motivo per cui Quentin sembra perfetto a prestargli il volto.
L’incursione televisiva in Alias e il confronto con i Muppet
Per quanto riguarda Alias, il personaggio di McKenas Cole (che compare in due episodi della prima stagione e in due della terza) è un criminale preparato e pronto a sporcarsi le mani per raggiungere i suoi scopi, dai metodi spiccioli e le “buone maniere”.
Quell’aspetto più ambiguo e magnetico della personalità di Quentin emerge anche qui in tutta la sua potenza, lasciando un segno indelebile nei fan della serie.
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Nel 2005 il cineasta si è persino confrontato con il mitico universo dei Muppet e due anni dopo ha ottenuto il ruolo di Piringo nel film diretto da Takashi Miike, Sukiyaki Western Django, presentato alla 64esima Mostra del Cinema di Venezia.
La pellicola è un vero e proprio omaggio al western all’italiana, e al tempo stesso è pieno di citazioni del cinema di Tarantino, da Pulp Fiction a Django Unchained, passando per Grindhouse.
*Salve sono Sabrina Colangeli, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.