Hala è il secondo progetto cinematografico di Minhal Baig. Dopo essere stato presentato in concorso al Sundance Film Festival, il film è stato prima distribuito in un numero limitato di sale, per poi essere disponibile su Apple TV+ a partire dal 6 dicembre 2019.
Minhal Baig è una scrittrice e regista. Il suo lungometraggio, Hala, su un’adolescente pakistana-americana che scopre un segreto che minaccia di svelare la sua famiglia, è stato presentato in anteprima al Dramatic Competition degli Stati Uniti al Sundance Film Festival del 2019 ed è stato rilasciato da Apple.
È coproduttrice di The Magic Order (Netflix), precedentemente redattrice di storie su Bojack Horseman (Netflix) e copywriter per il progetto Ramy (Hulu). Nel 2017 ha partecipato alla Half Foundation Directing Mentorship di Ryan Murphy.
Hala, la storia
Il film racconta un breve momento della vita di Hala, nel pieno della fase adolescenziale. La ragazza, di origine musulmana ma nata negli Stati Uniti, si trova a dover decidere se mantenere intatta la tradizione, o seguire il suo istinto in un percorso verso l’indipendenza.
Hala, la recensione
Hala. Nel linguaggio arabo vuol dire “alone lunare”. Un nome che si porta con sé una grossa responsabilità. Eppure alla ragazza, interpretata da Geraldine Viswanathan, non interessa particolarmente il significato. Ha altri pensieri per la testa. L’adolescenza è la prima fase in cui si sperimenta la libertà. Ovvio, la dipendenza dai genitori non è scomparsa, ed è giusto così. La madre Eram (Purbi Joshi) la pressa di continuo con le regole da rispettare, dalla preghiera del mattino (è il primo suono che emerge nel film) al coprifuoco della sera. È il suo ruolo, cercare di tutelare la figlia impedendole di mettersi nei guai. Il padre Zahid (Azad Khan), però, sembra essere più permissivo di lei. “Un po’ di respiro, è un adolescente, almeno fino a che non la si trova in giro con un ragazzo”. Una cornice da famiglia perfetta, che ha raggiunto il suo equilibrio. Bisogna però soffermarsi sui dettagli per capire che qualcosa sta mutando negli occhi, nel viso, e nelle espressioni di Hala. Da questo punto di vista la regista Minhal Baig ha compiuto un ottimo lavoro di scrittura nel descrivere la protagonista. La ragazza ha una caratterizzazione ben definita, anche nei momenti di maggiore intimità. La sua identità è il pilastro (purtroppo l’unico) dell’intero racconto. È colta, curiosa; non conosce confini alla propria immaginazione. È quando raggiunge le barriere imposte dalla propria cultura di origine, che gli eventi cominceranno a cambiare.
L’alone della luna si spegne
La luce di Hala, un misto di passione e inventiva, diminuisce con l’amore. Un paradosso. Ma da quando conoscerà Jesse (Jack Kilmer), ed è da questo legame che cominceranno le prime, vere, frizioni della famiglia. Si ha la sensazione, da parte dei genitori, che le tradizioni vengano messe in discussione dai comportamenti della ragazza. Quando la verità è un’altra. Hala per la prima volta si sta mostrando per ciò che è realmente, e non come un’estranea o un archetipo deciso dalla famiglia o dalla società. C’è un passaggio del film che spiega per altro l’unica vera paura di Hala. Non sono le parole a crearle preoccupazione,ma gli spazi attorno alle parole stesse. In pratica, è “il silenzio” a trasmettere incertezza e inquietudine dentro di lei. Per questo non si è mai espressa, neppure con la madre. In gioco non ci stava solamente il giudizio della gente, ma il rischio che quel silenzio raccontato da Hala diventasse ancora più assordante.
Punti di vista
Uno degli esercizi lasciati dal professore di letteratura agli studenti è di lavorare sul punto di vista. Prendendo a prestito questo modello, si può dire che Hala ha seguito il compito alla lettera. Il personaggio di Geraldine Viswanathan riesce a trasmettere la spontaneità nei comportamenti di un’adolescente. Si vede dai dettagli, ad esempio i dialoghi nelle scene di svolta del film, che la concentrazione voluta dall’autrice fosse tutta sulla sua evoluzione. A farne le spese, purtroppo, è tutto il resto. A cominciare dai personaggi secondari, che servivano solo da contorno attorno a Hala. Sarebbe stato interessante approfondire di più le figure dei genitori, con un occhio di riguardo alla madre Eram, che emerge solo nella seconda parte del film. Non si tratta di cambiare prospettiva (scelta condivisibile e che nel caso di Hala funziona) ma di arricchire solamente il contenuto della storia, che ne avrebbe sicuramente giovato.
Hala, la trama
Hala è una ragazza di 17 anni che sta frequentando l’ultimo anno delle scuole superiori. La giovane è alla ricerca di un’identità. Ma per raggiungerla, deve fare i conti con la propria cultura, essendo di tradizione musulmana. A complicare il tutto, un segreto che può mettere a rischio l’equilibrio familiare.