Dopo Le iene e Pulp Fiction, nel giro di 2 anni, Quentin Tarantino (qui un approfondimento sulla sua filmografia) si ritrovò ad essere uno dei registi più considerati ed acclamati. Reduce dalla vittoria al Festival di Cannes, dal successo di critica e pubblico e dall’affermazione agli Oscar con soli due film Tarantino è riuscito a creare una propria cifra stilistica ben distinta e riconoscibile. Il terzo film, Jackie Brown (1997), ora su Netflix, sorprende tutti perché va a distaccarsi notevolmente dalla linea tracciata con i film precedenti. In particolare differisce per l’approccio narrativo e per il ruolo minore dato alla violenza. Questa evoluzione di Tarantino non è stata subito capita ed apprezzata dal pubblico, tanto che il film rimane il terzo peggior incasso del regista.
Jackie Brown Trama
Jackie Brown è una hostess di volo che, per guadagnare maggiormente, contrabbanda denaro per il mercante d’armi Ordell Robbie. Di ritorno dal Messico Jackie viene arrestata da due agenti di polizia e a quel punto si trova costretta a scegliere se aiutarli ad incastrare Ordell, tentare di fare il doppio gioco o pensare a sé stessa. Per far uscire di prigione Jackie, Ordell si affida a Max Cherry, un garante di cauzioni, che finirà con il trovarsi coinvolto nella situazione.
Jackie Brown – La recensione
Jackie Brown è l’unico progetto non originale della filmografia di Tarantino . È basato su Rum Punch di Elmore Leonard, uno degli scrittori noir più conosciuti di fine secolo scorso. Tarantino ha sempre amato Leonard, sin da quando molto giovane rubò un suo libro in un supermarket. Lo stile dello scrittore ha finito per influenzare lo stesso regista, in particolare per i dialoghi, il linguaggio di strada e la costruzione dei personaggi. Con Jackie Brown Tarantino rimane fedele alle atmosfere del libro, pur rimodellando la narrazione mettendoci del suo.
Altro elemento portante di questo film è l’omaggio alla blaxploitation, il genere diffuso negli anni ’70 negli Stati Uniti, con film rivolti al pubblico di afroamericani. Tarantino, onnivoro cinematograficamente e grandissimo appassionato di b-movie, è cresciuto legandosi anche a quel genere. Per il ruolo della protagonista è stata scelta Pam Grier, un’attrice che il regista ha sempre amato e che è emersa proprio con la blaxploitation. In particolare i riferimenti sono a due film interpretati dalla stessa Grier, Foxy Brown e Coffy. Il personaggio della Grier in Jackie Brown appare come un’evoluzione più matura di quelli da lei interpretati in quei due film. Significativo, inoltre, il cameo di Sid Haig, celebre per i ruolo del Capitano Spaulding negli horror di Rob Zombie ed emerso anche lui nel periodo della blaxploitation.
L’evoluzione narrativa
Come detto in precedenza, Jackie Brown, pur mantenendo alcuni degli elementi, va a distanziarsi da Le iene e Pulp Fiction. È un film dai tempi maggiormente dilatati e dallo sguardo più intimo sui personaggi. Tarantino mostrò una notevole maturità e capacità di cambiamento, andando a realizzare un’opera più sfumata, meno spinta verso l’eccesso e avvolta in un’atmosfera più realistica. Dà minor centralità all’azione e quasi nessuna alla violenza. Le morti, che pur sono presenti, sono mostrate fuori campo e avvengono in sottrazione, quasi a sorpresa. Mentre invece dedica maggior attenzione all’approfondimento dei personaggi.
Jackie compare nella scena dei titoli di testa, poi non la vediamo per circa 25 minuti. Inizialmente quindi il protagonista è Ordell, che appare insieme alla compagna Melanie e al socio Louis. Solo dopo una buona parte del film, la narrazione si concentra su Jackie. Gli schemi narrativi tradizionali vengono rivisitati, quindi, con una rotazione del punto di vista e con Ordell che via via passa da protagonista ad antagonista. Con il prosieguo della trama emerge sempre più la storia d’amore tra Jackie e Max, il garante delle cauzioni. Un amore mostrato in maniera sottile e delicata, nonché uno maggiori lampi romantici del cinema di Quentin Tarantino. Proprio il rapporto tra i due diventa uno dei punti nevralgici del film, donando sfumature malinconiche e crepuscolari. Due personaggi in età presenile che temono il futuro, guardano al passato e tantano di sistemarsi definitivamente.
La costruzione della suspense
In Jackie Brown Tarantino costruisce la suspense con grande finezza. Gioca con le aspettative del pubblico non rivelando mai informazioni precise sulle intenzioni dei personaggi e lasciando sempre più di una strada percorribile. Lo spettatore, tutt’altro che onnisciente, non sa mai cosa aspettarsi e non ha gli elementi per capirlo. Ne è esempio la scena in cui Ordell incontra Beaumont, orchestrata perfettamente per lasciare il pubblico nel dubbio fino alla fine. Così come il primo incontro tra Ordell e Jackie, scena impreziosita dall’uso dello split screen e in cui ci viene celato un dettaglio rilevante.
Soprattutto, rimangono nascoste allo spettatore le intenzioni di Jackie, che Tarantino evita di rivelare. Giunti al finale siamo consapevoli che ciascun personaggio può arrivare al tradimento. La narrazione ha uno svolgimento lineare, con l’eccezione della sequenza dello scambio dei soldi nel centro commerciale. Quel momento viene mostrato da tre punti di vista differenti, andando ogni volta ad aggiungere dettagli fondamentali.
I personaggi di Jackie Brown
Il film rappresenta anche un grande omaggio a Pam Grier, tramite il suo personaggio e il modo in cui Tarantino lo guarda e lo rappresenta. Appare evidente sin dalla scena dei titoli di testa, in cui Jackie arriva in aeroporto e viene seguita con una lunga carrellata laterale. Sequenza che è anche un rimando all’inizio de Il laureato, film del 1967 con Dustin Hoffman. Un’introduzione quasi trionfale per Jackie, con un approccio già intimo. È una donna forte, sensuale, sicura di sè, nonostante il futuro gli appaia tutt’altro che roseo. Si trova costretta da un lato dalla polizia e dall’altro da un criminale, eppure non perde mai il controllo della situazione ed è abile nell’imporsi.
Ordell è interpretato da Samuel L. Jackson, che dopo Pulp Fiction torna ad impersonar un personaggio simile ma con un lato maggiormente spaventoso, complice una grande cura per il look. Nei panni di Louis, socio di Ordell, troviamo Robert De Niro. È curioso osservare come sia stato chiamato ad interpretare un personaggio simile a quelli di molti altri suoi film, ma in chiave totalmente ironica. Una versione dissacrante del mito di De Niro. In Jackie Brown Tarantino rende esplicita la sua, ormai nota, passione per i piedi femminili, con le inquadrature iniziali a Bridget Fonda.
La colonna sonora
La musica ha sempre avuto un ruolo importantissimo nei film di Tarantino e Jackie Brown non fa eccezione. Le canzoni scelte vanno a legarsi all’anima soul e funk della blaxploitation. Il film, come detto in precedenza, si apre con l’arrivo di Jackie all’aeroporto, con la macchina da presa che la segue. A sottolineare questo momento c’è Across 110th Street di Bobby Womack, scritta come tema del film omonimo del 1972, appartenente proprio alla blaxploitation. La canzone torna anche nel finale e viene canticchiata da Jackie, pur essendo extradiegetica.
Il primo incontro tra Max e Jackie avviene al di fuori della prigione, dal quale lui l’ha appena liberata. Max la osserva incantato mentre viene verso di lui, sentimento sottolineato da un leggero zoom verso il suo volto. Questo momento romantico avviene sulle note dolci e seducenti di Natural High dei Commodores. Romanticismo che torna con Didn’t I (Blow Your Mind This Time) dei The Delfonics, che Jackie mette al giradischi in casa sua, ancora in compagnia Max. Canzone ascoltata in seguito anche da lui, proprio pensando a lei. Impossibile scordare infine le note ritmate di Street Life di Randy Crawford, che risuonano dalla radio dell’auto di Jackie al suo arrivo al centro commerciale, per il fatidico momento dello scambio dei soldi.