Quando Laura ha avuto gli strumenti per poter trovare le risposte non ha esitato ad affrontare il mondo dell’invisibile. In particolare l’idea di girare un documentario sulla storia di una Medium le giunse alla coscienza nel 2016, quando, grazie ad amici fiorentini, conobbe Tarika, una sensitiva reale. Frequentandola molte delle paure che l’accompagnavano si frantumarono di fronte alla serenità con la quale la donna affrontava l’esperienza.
Questo é anche il percorso che la regista intende far percorrere agli spettatori: dal timore e dalla paura alla comprensione.
Inizia infatti con una scena che assomiglia a quelle dei film horror con la Medium letto che ascolta voci di defunti, ma lentamente le vicende assumono sembianze più umane e rasserenanti seppure intrise di sofferenza e solitudine.
Laura Cini tiene a precisare che il suo intende essere un racconto obiettivo dove viene narrata la storia di due persone che attraverso il passato fanno pace con il presente e non intende essere assolutamente un messaggio che incita le persone a seguire quella strada.
Il film é una doppia elaborazione di lutto che i due personaggi principali iniziano con dolore (Sirio) e scetticismo (Nadia), per poi scoprire che il dialogo con le persone a loro care scomparse é un balsamo che permette loro di affrontare più serenamente la quotidianità.
Gli interpreti, superato l’imbarazzo delle prime scene, acquistano naturalezza, tanto che, dice ancora la regista, c’é stata la necessitá di tagliare alcune scene dove Nadia e Sirio toccano le parti ancora vive delle loro ferite.